Covid, in media ogni contagiato resta assente dal lavoro per un mese: i dati dell’Inail
In due anni di pandemia il Covid-19 ha abbattuto le presenze sul posto di lavoro, causando in media un mese di assenza per ogni contagiato. A rivelarlo è un report dell'Inail, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Da gennaio 2020 a dicembre 2021 i contagi segnalati sono stati 191.046, circa una denuncia di infortunio su sei, ma solo il 3,1% dei contagiati in Italia secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità. Se la media è di un mese vuol dire che in molti hanno avuto periodi di stop certificati da tamponi positivi e dal proprio medico di base per più di 30 giorni. La quarantena dopo un contatto, invece, rimane non equiparata alla malattia.
Nello stesso periodo i decessi comunicati all'Inail sono in tutto 811, pari a circa lo 0,6% delle morti totali per il virus dall'inizio della pandemia. Nel 2021, però, il numero dei deceduti sul posto di lavoro è sceso del 57,2%. Ovviamente la maggior parte delle morti è stata registrata tra il personale sanitario, ma anche in quello socio-assistenziale (complessivamente il 25,8% dei casi). A subire le conseguenze più gravi del coronavirus sono stati poi gli uomini tra i 50 e i 64 anni (circa il 71%). Sono però le donne le più contagiate: più del 68%, con il dato che si ribalta in tre Regioni del Sud (Campania, Sicilia e Calabria, dove il numero oscilla tra il 49% e il 44%).
Covid, lunghi infortuni sul lavoro, boom nella fascia 50-63 anni
Quasi tutte le denunce sono state riconosciute dall'Inail: il 96% delle segnalazioni ha prodotto un risarcimento. Solo una su 100, poi, ha a che fare con inabilità permanenti, in linea con i dati medici sugli effetti del coronavirus, anche se questo numero non considera gli effetti del cosiddetto long-Covid. Tante denunce arrivano poi nella fascia 35-49 anni (al 36,6%), meno in quelle under 35 (al 19,2%) e over 64 (all'1,9%).
Lo scorso 13 gennaio, inoltre, il Tribunale di Palmi ha stabilito che il licenziamento del lavoratore che supera per malattia da Covid i limiti del comporto (cioè il periodo massimo di assenze per malattia che si possono fare senza correre alcun rischio), è illegittimo. Anche una assenza di un mese, dunque, non comporta la fine del rapporto di lavoro.