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Covid 19

Covid in Italia, il fisico Sestili spiega perché possiamo essere ottimisti per l’autunno e l’inverno

Il fisico Giorgio Sestili ha spiegato a Fanpage.it quale sarà il futuro della pandemia di Covid-19 in Italia: “Fare previsioni è sempre difficile ma diciamo che grazie ai numeri della campagna di vaccinazione, possiamo essere cautamente ottimisti per i prossimi mesi. Non c’è stato effetto della riapertura delle scuole e procede la campagna di vaccinazione. Ma attenzione a parlare di immunità di gregge: difficile se non impossibile in queste condizioni. Green pass? Meglio rendere il vaccino Coronavirus obbligatorio come tanti altri che hanno salvato milioni di vite umane”.
A cura di Ida Artiaco
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"Fare previsioni è sempre difficile ma diciamo che grazie ai numeri della campagna di vaccinazione, con il raggiungimento dell'80% di popolazione over 12 immunizzata e la somministrazione delle terze dosi ai soggetti fragili, possiamo essere cautamente ottimisti per i prossimi mesi". A parlare è Giorgio Sestili, fisico, coordinatore scientifico del Festival dell’innovazione e della scienza e ideatore della pagina Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche, che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione epidemiologica in Italia e spiegato quale potrebbe essere l'evoluzione della pandemia alla luce dei dati su contagi, ospedalizzazioni e vaccini.

I numeri della pandemia li vediamo tutti i giorni dai bollettini. Alla luce di questi dati, come evolverà secondo lei l'emergenza in Italia?

"Fare previsioni è sempre difficile. Quello che stiamo vedendo da un mese a questa parte chiaramente ci fa ben sperare sulla tenuta della situazione epidemiologica nei prossimi mesi perché ormai sono trascorsi più di 30 giorni dall'apertura delle scuole, che era considerato un po' un crocevia. Tutti stavamo aspettando quel momento per capire se i contagi sarebbero risaliti come l'anno scorso o meno. A questo punto, possiamo dire che questo non è avvenuto, che in tutta Italia non si registra, in nessuna regione al momento, il benché minimo segnale di ripresa delle infezioni. Ciò significa non che in il virus non sta circolando ma che i vaccini stanno funzionando, sia riducendo la circolazione del virus stesso, ma anche laddove il virus infetta delle persone queste non finiscono in ospedale".

Dunque, non ci sarà nessuna nuova ondata della pandemia?

"Senza fare previsioni spericolate, possiamo affermare che questi segnali ci fanno essere cautamente ottimisti per i prossimi mesi. Arrivati all'80% della popolazione immunizzata, cominciando a somministrare le terze dosi ai fragili e cercando di convincere quelle persone, soprattutto gli over 50 tra cui ci sono ancora un milione e mezzo/ due non ancora vaccinati, a vaccinarsi, io credo che possiamo sperare di passare un autunno e inverno abbastanza tranquilli".

A luglio aveva detto: "Il governo imponga il vaccino o rischiamo 300 morti al giorno in autunno". È ancora d'accordo? Cosa cambierà dopo il 15 ottobre?

"Io sono favorevole all'obbligo vaccinale, perché mi sembra che il Green pass, che è una misura che serve e su questo non c'è dubbio, lasci il campo aperto a tutta una serie di interpretazioni che sono poi quelle per cui si rischia che la gente protesti. Ci sono oggettivamente delle situazioni delicate. Una su tutte riguarda il fatto che la certificazione la si può avere anche solo col tampone negativo e si discute se quest'ultimo debba durare 48 o 72 ore. C'è addirittura chi propone i tampone gratuiti, che sarebbero uno schiaffo in faccia a chi invece si è vaccinato. Queste mi sembrano tutte delle contraddizioni interne al Green pass, unite al fatto che in questo modo viene scaricata tutta la responsabilità sul cittadino. Obbligo vaccinale per me significa che nel momento in cui abbiamo i dati sufficienti per dire che i vaccini sono sicuri ed efficaci dovrebbe essere lo Stato ad assumersi questa responsabilità, come per gli altri vaccini. Perché è così problematico rendere obbligatorio il vaccino Covid laddove noi siamo già circondati da vaccini obbligatori? La mia idea di obbligo vaccinale è questa: superiamo le contraddizioni del Green pass, facciamo un ulteriore passo in avanti che le elimini. Paragoniamo il vaccino anti Covid agli altri che sono già obbligatori e che ci hanno salvati da malattie che hanno fatto milioni e milioni di morti ogni anno".

Lei prima ha parlato di 80% della popolazione over 12 immunizzata, obiettivo che molti auspicavano per il raggiungimento dell'immunità di gregge. È così?

"Io penso che possiamo metterci al riparo da una nuova ondata di contagi grazie ai vaccini e a un 85/90% della popolazione immunizzata, ma attenzione perché questo comunque non significa che abbiamo raggiunto l'immunità di gregge, cioè che termina la circolazione virale con la scomparsa del virus stesso. Questo è ormai dimostrato da virologi ed epidemiologi ma anche da modelli matematici: è difficilissimo se non impossibile raggiungere l'immunità di gregge con vaccini che non sono efficaci al 100%, ma lo sono tra il 90 e il 95% per quanto riguarda la manifestazione grave della malattia e meno del 90% per quanto riguarda la possibilità di trasmissione. A ciò si aggiunga che c'è ancora un 15% della popolazione non vaccinata, la presenza di una variante così contagiosa e soprattutto con la stragrande maggioranza della popolazione mondiale non ancora immunizzata. Perché poi questo è un altro problema: noi non viviamo in bolle, chiusi nei nostri confini nazionali, ormai viaggiamo e continua a esserci trasmissione del virus da un paese all'altro. I vaccini sono tutti concentrati nei paesi ricchi occidentali, questo dovrà essere il prossimo sforzo della campagna vaccinale a livello internazionale. I paesi occidentali, una volta raggiunti i loro obiettivi, devono fare un enorme sforzo di solidarietà e salute pubblica per portare i sieri nei paesi più poveri. Inoltre, se pure vogliamo proteggerci a casa nostra dall'arrivo di una nuova potenziale variante resistente dobbiamo vaccinare i Paesi dove ancora non ci sono. Il rischio è di ricominciare da capo".

Ieri nel Regno Unito è stato pubblicato un report secondo cui la decisione a scoppio ritardato di imporre il lockdown è costata molte vite umane Addirittura la gestione all'inizio della pandemia è stata definita un fallimento. E in Italia?

"Si poteva fare molto meglio, soprattutto all'inizio quando è vero che noi a gennaio e febbraio 2020 avevamo il virus che già circolava e non lo conoscevamo, ma avevamo informazioni dalla Cina. E quando avevamo ormai già centinaia e centinaia di polmoniti atipiche soprattutto al Nord e in Lombardia abbiamo tardato troppo a fare tamponi. Non dimentichiamo che noi abbiamo scoperto che il virus era arrivato in Italia dopo che una dottoressa di Lodi ha violato un protocollo ministeriale e ha effettuato il test su un paziente che non proveniva dalla Cina. Il che ci ha fatto perdere tantissimo tempo nel corso della prima ondata e nell'ambito di una crescita esponenziale questo ha significato tantissimi malati e morti in più. Il secondo grande errore, imperdonabile per me, è stato fatto invece all'inizio della seconda ondata, quella dell'autunno 2020, perché dovevamo essere prepararti, avevamo avuto tre mesi di tregua estiva in cui il virus ci aveva permesso di rifiatare ma sono stati fatti inciampi clamorosi, come la riapertura delle discoteche, senza per altro aver messo in piedi un sistema di tracciamento efficace. Molti di noi già a fine agosto e a settembre lanciavano l'allarme della ripresa dei contagi, ancora non avevamo numeri grandissimi ma mettevamo in guardia sul fatto che presto sarebbero cresciuti. Eppure il decreto che ha chiuso di nuovo l'Italia con il sistema dei colori è arrivato solo il 4 novembre, con 20mila casi al giorno e centinaia di morti. Ritardo davvero imperdonabile".

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