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Covid 19

Covid in Italia, dopo il picco calano i contagi: come stanno andando le cose con Omicron

Il picco dei casi Covid è stato raggiunto tra il 12 e il 19 gennaio. Adesso la curva ha cominciato a scendere. Vedremo aumentare ancora il numero dei decessi tra il 2 e il 9 febbraio. È ormai chiaro perché l’accoppiata tra un’altissima percentuale di popolazione vaccinata e una variante contagiosissima e meno letale come Omicron, sta determinando un’immunità diffusa nella popolazione e ci sta portando fuori dall’emergenza.
A cura di Giorgio Sestili
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Finalmente comincia la discesa. Negli ultimi sette giorni i nuovi casi positivi in Italia sono stati un milione, il 16% in meno della settimana precedente. Come si vede dal Grafico 1, il picco dei casi è stato raggiunto tra il 12 e il 19 gennaio, quando la media settimanale era pressoché costante e stavamo sul cosiddetto plateau. Adesso la curva ha cominciato a scendere e la conferma arriva anche dall’indice Rt, di nuovo al di sotto di 1, segno che l’epidemia è in fase regressiva. Non accadeva da ottobre 2021.

Grafico 1: nuovi casi Covid giornalieri (puntini) e media mobile settimanale a 7 giorni (linea blu)
Grafico 1: nuovi casi Covid giornalieri (puntini) e media mobile settimanale a 7 giorni (linea blu)

Dal punto di vista regionale, l’unico incremento dei casi settimanali si registra in Veneto (+12%). Stabile la situazione nel Lazio, che sembra aver raggiunto il picco, mentre sono in discesa tutte le altre Regioni e Province Autonome.

Cominciano a diminuire anche gli ingressi e i posti letto occupati in terapia intensiva (TI): -5% questa settimana, dopo che il picco è stato raggiunto tra il 12 e il 14 gennaio (Grafico 2), e ci si aspetta che la discesa si faccia via via più ripida nelle prossime settimane

Grafico 2: ingressi giornalieri in TI (puntini) e media mobile settimanale a 7 giorni (linea viola)
Grafico 2: ingressi giornalieri in TI (puntini) e media mobile settimanale a 7 giorni (linea viola)

Purtroppo, non diminuiscono ancora i decessi: 2600 negli ultimi sette giorni, il 7% in più della settimana precedente (Grafico 3). Ormai abbiamo imparato che quello dei morti è l’ultimo parametro a scendere, a causa dei tempi che intercorrono dal momento dell’infezione fino alla notifica del decesso. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) stima infatti in 14 giorni il tempo mediano che trascorre tra l’insorgenza dei sintomi di un malato Covid-19 e il suo decesso. A questi bisogna aggiungere poi quelli che in media passano tra l’infezione e l’insorgenza dei sintomi, e quelli necessari all’effettuazione del tampone e alla comunicazione del suo risultato. Sommando tutto si arriva a un tempo di 15-20 giorni, il che significa che i morti che contiamo in questi giorni si riferiscono a persone che hanno contratto il virus, in media, circa due settimane fa, in alcuni casi anche tre. Considerato che, come appena detto, il picco dei casi positivi in Italia è stato raggiunto tra il 12 e il 19 gennaio, ci aspettiamo che i decessi lo raggiungano tra il 2 e il 9 febbraio, per poi cominciare la discesa dopo un periodo di breve plateau.

Grafico 3: decessi Covid giornalieri (puntini) e media mobile settimanale a 7 giorni (linea rossa)
Grafico 3: decessi Covid giornalieri (puntini) e media mobile settimanale a 7 giorni (linea rossa)

Ma a cosa è dovuta la discesa dei contagi? Domanda più che lecita, visto che nelle precedenti ondate, di fronte a salite repentine del numero di casi, venivano innalzate barriere altrettanto imponenti, come il lockdown del 2020 o le zone rosse, arancioni e gialle iniziate con l’autunno dello stesso anno. In quest’ultima ondata di Omicron, invece, in Italia si è deciso di non procedere con nuove misure di contenimento, affidandosi a una doppia strategia: da un lato, al sistema regionale a colori, che al momento vede solo cinque regioni in arancione e nessuna in rosso; dall’altro, al Super Green Pass obbligatorio e all’obbligo vaccinale per gli over 50. Proviamo a studiare nel dettaglio gli effetti di entrambe queste misure.

La mobilità degli italiani

Tutte le misure di contenimento non farmacologiche contro il virus puntano a un obiettivo: limitare la mobilità dei cittadini e la loro possibilità di interazione, e così diminuire la probabilità che il virus possa propagarsi da un soggetto infetto a uno sano. In questa direzione vanno tutte le misure contenute nei vari dpcm del governo che dal 2020 si susseguono, come lo smart working, il distanziamento, l’obbligo di mascherina, la riduzione della capienza dei luoghi al chiuso, le limitazioni alla mobilità tra diversi comuni o regioni, il coprifuoco e via dicendo. Grazie ai dati sulla mobilità raccolti da Google o Apple tramite i nostri smartphone è possibile misurare in modo quantitativo gli effetti di queste misure, e capire quanto effettivamente incidano sugli spostamenti di noi cittadini.

L’analisi è contenuta nel Grafico 4 che mostra l’indice di mobilità raccolto da Google in Italia nel 2020 (linea rossa), nel 2021 (linea blu) e nel 2022 (linea verde). L’indice è calcolato come incremento o decremento percentuale rispetto al valore zero (linea grigia orizzontale) calcolato come baseline, ovvero come livello di mobilità media nel gennaio 2020.

Grafico 4: indice della mobilità dei cittadini italiani per gli anni 2020 (linea rossa), linea blu (2021) e 2022 (linea verde). Dati Google.
Grafico 4: indice della mobilità dei cittadini italiani per gli anni 2020 (linea rossa), linea blu (2021) e 2022 (linea verde). Dati Google.

Dal grafico si vede bene l’effetto del lockdown di marzo-aprile 2020, quando la mobilità in Italia ha toccato un minimo che non è mai più stato raggiunto. Un secondo minimo è stato toccato a Natale 2020, quando tutto il Paese era zona rossa. Da quel momento in poi, la libertà di spostamento ha ricominciato a salire toccando i massimi estivi del 2021 e riportandosi sulla baseline nell’autunno 2021. Come si vede dall’ultimo tratto di linea blu e poi da quella verde, da quando è divampata Omicron a dicembre la mobilità si è abbassata, portandosi in pochissimo tempo dal + 5-10% al – 10-15% attuale. Non si tratta di una riduzione così marcata come quella dell’anno precedente, ma comunque un abbassamento c’è stato, questa volta senza che il governo varasse nuove limitazioni significative. Il Green Pass obbligatorio ha certamente limitato la possibilità per i non vaccinati di poter accedere a determinati luoghi, riducendone anche la mobilità, ma forse in questo abbassamento della mobilità degli italiani c’è anche un effetto di autoregolazione, che dopo due anni di pandemia ha cominciato a svilupparsi in noi cittadini. Rispetto a prima, infatti, conosciamo molto meglio il rischio che abbiamo di fronte, sappiamo coglierne bene i segnali fin dalle fasi iniziali di una nuova ondata e conosciamo i comportamenti da attuare per proteggere noi e le persone che abbiamo intorno. Tutto questo potrebbe avere indotto una autolimitazione degli spostamenti a partire dai primi di dicembre e nei due mesi successivi, nonostante il Natale e il Capodanno, guarda caso proprio quando saliva l’allarme per il diffondersi di Omicron in tutta Europa.

l flop dell’obbligo vaccinale

Ne avevamo parlato nei precedenti articoli: al momento dell’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale, gli over 50 ancora non vaccinati erano “solo” 2 milioni e 300 mila, e con la capacità di somministrare 600 mila dosi giornaliere, sarebbero bastati quattro giorni per vaccinarli tutti con prima dose. E invece come si vede dal Grafico 5, dall’entrata in vigore dell’obbligo le vaccinazioni agli over 50 sono cresciute raggiungendo un picco di circa 20 mila dosi giornaliere, per poi cominciare a diminuire vistosamente. Con l’attuale tasso, ci vorrebbero oltre quattro mesi a vaccinare tutti gli over 50, altro che quattro giorni! Ma l’impressione è che di questo passo le vaccinazioni giornaliere agli over 50 si avvicineranno presto vicino allo zero, e una larga fetta di questa parte di popolazione rimarrà non vaccinata.

Grafico 5: andamento vaccinazioni giornalieri per over 50 (linea rossa) e 12-49 anni (linea blu)
Grafico 5: andamento vaccinazioni giornalieri per over 50 (linea rossa) e 12-49 anni (linea blu)

Osservando poi con più attenzione lo stesso grafico, si vede come lo stesso aumento di dosi somministrate tra gli over 50 si sia registrato, nello stesso identico arco di tempo, anche tra gli under 50, come anche la successiva discesa. Questo andamento molto simile tra le due curve lascia pensare che in realtà l’effetto dell’obbligo vaccinale sia praticamente nullo, che l’aumento delle vaccinazioni di gennaio sia dovuto alla fine delle festività natalizie e che, una volta raggiunto il picco, per tutte le fasce d’età le vaccinazioni stiano di nuovo diminuendo perché ci si scontra con chi il vaccino è convinto di non volerlo fare, indipendentemente dagli obblighi imposti. La conferma di quanto appena detto arriva dal dato delle prime dosi complessive somministrate nell’ultima settimana, che sono il 30% in meno rispetto alla precedente.

I numeri sui vaccini ci dicono quindi che:

  • l'80,60% della popolazione italiana ha completato il ciclo vaccinale primario (di cui il 2,54% col monodose J%J);
  • il 3,99% è in attesa di seconda dose.Il 55,54% ha fatto la terza dose;
  • l'84,59% della popolazione italiana è almeno parzialmente protetta.

All’ultimo, importantissimo dato ne aggiungiamo un altro: negli ultimi due mesi in Italia, secondo i dati ufficiali, 5 milioni e 800 mila persone hanno contratto il virus, pari a quasi il 10% della popolazione. Il dato è sicuramente sottostimato, considerata l’altissima percentuale di asintomatici tra i giovani come anche tra i vaccinati, capaci di contrarre il virus senza ammalarsi. Se i reali contagiati con Omicron siano il doppio, il triplo o più probabilmente il quadruplo o il quintuplo di quelli conteggiati è difficile capirlo. Ma in ogni caso questi numeri messi insieme ci indicano un dato ben preciso: l’accoppiata tra un’altissima percentuale di popolazione vaccinata e una variante contagiosissima e meno letale come Omicron, sta determinando un’immunità diffusa nella popolazione e ci sta portando fuori dall’emergenza.

In collaborazione con Francesco Luchetta.

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Fisico di formazione, comunicatore scientifico di professione. Mi occupo di scienza, tecnologia, innovazione, e aiuto a comunicarle bene. Fondatore del progetto "Coronavirus - Dati e Analisi Scientifiche". Tutto su di me su giorgiosestili.it
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