Covid, Gimbe: “Aumentano contagi e decessi, meglio continuare a usare le mascherine al chiuso”
Un netto rialzo dei contagi e un aumento dei decessi, da cui la raccomandazione di continuare ad utilizzare la mascherina in tutti i luoghi al chiuso, nonostante nella maggior parte non vi sia più l'obbligo. Emerge questo, in sintesi, dall'ultimo report settimanale della Fondazione Gimbe, che oramai da due anni monitora in maniera indipendente l'andamento della pandemia nel nostro Paese.
Il monitoraggio rileva infatti nella settimana 8-14 giugno 2022, rispetto alla precedente, un aumento dei nuovi casi (160.751 contro 121.726) e dei decessi (416 contro 392). In calo i casi attualmente positivi (603.882 contro 628.977), le persone in isolamento domiciliare (599.500 contro 624.416), i ricoveri con sintomi (4.199 contro 4.342) e le terapie intensive (183 contro 219).
"L’inversione di tendenza dei nuovi casi settimanali – secondo il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – conferma la netta ripresa della circolazione virale in tutto il Paese, verosimilmente dovuta alla diffusione della sotto-variante Omicron BA.5. Se da un lato questo aumento dei casi non sembra, al momento, configurare l’inizio di una nuova ondata, dall’altro il contesto epidemiologico invita alla cautela. In particolare, indipendentemente da obblighi e raccomandazioni, è prudente continuare ad indossare la mascherina nei locali al chiuso, specialmente se affollati e/o poco ventilati. Dal canto loro le Istituzioni devono potenziare la campagna vaccinale, ormai in stallo, in tutte le persone a rischio di malattia grave. In particolare, aumentando l’adesione alla terza dose negli over 50 e alla quarta dose in tutte le persone vulnerabili incluse nella platea".
Salgono i casi in tutte le regioni, tranne la Calabria
Più nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano queste variazioni:
- Decessi: 416 (+6,1%), di cui 61 riferiti a periodi precedenti;
- Terapia intensiva: -36 (-16,4%);
- Ricoverati con sintomi: -143 (-3,3%);
- Isolamento domiciliare: -24.916 (-4%);
- Nuovi casi: 160.751 (+32,1%);
- Casi attualmente positivi: -25.095 (-4%).
"Inverte la tendenza la curva dei nuovi casi settimanali (+32,1% rispetto alla settimana precedente) – dichiara Cartabellotta – che si attestano intorno a 160 mila con una media mobile a 7 giorni che sfiora quota 23 mila casi giornalieri".
Nella settimana 8-14 giugno l’incremento percentuale dei nuovi casi si registra in tutte le Regioni ad eccezione della Calabria: dal +17,4% della Basilicata al +91,5% della Provincia Autonoma di Bolzano. Rispetto alla settimana precedente, in 8 Province si registra una riduzione percentuale dei nuovi casi (dal -1,3% di Asti al -36,3% di Reggio di Calabria); salgono da 22 a 99 le Province in cui si rileva un aumento (dal +1,3% di Trapani al +104,1% di Pordenone). Solo la Provincia di Cagliari registra un’incidenza superiore ai 500 casi per 100.000 abitanti (532).
Le nuove varianti più contagiose delle precedenti
L’ultimo report dell’European Centre for Disease Prevention Control (ECDC), pubblicato lo scorso 13 giugno, conferma che BA.4 e BA.5 hanno una maggiore trasmissibilità rispetto a BA.2 e una maggior capacità di evadere la protezione immunitaria da vaccino e da pregressa infezione, aumentando la probabilità di reinfezione. "L’ECDC – spiega Cartabellotta – ha ribadito che le nuove sub-varianti non sembrano determinare una maggior severità di malattia rispetto a BA.1 e BA.2. Di conseguenza, l’eventuale impatto sui ricoveri ospedalieri dipende sia dall’entità nell’aumento dei casi, sia dai tassi di copertura vaccinale con tre dosi, o con quattro nelle persone vulnerabili".
Ad oggi, i dati ufficiali sulla prevalenza della variante BA.5 in Italia risalgono alla flash survey pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sui campioni notificati il 3 maggio 2022, mentre non sono ancora disponibili i risultati di quella condotta sui campioni notificati il 7 giugno 2022. "In questo contesto di incertezza e in continua evoluzione – dice Cartabellotta – è indispensabile potenziare il sequenziamento aumentando la frequenza delle flash survey, almeno ogni due settimane, e disporre dei risultati in tempi più rapidi".
Diminuiscono i posti occupati in terapia intensiva
Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-5 giugno 2022 sono state registrate in Italia oltre 519 mila reinfezioni, pari al 4% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 2-8 giugno si è attestata al 6,3% (n. 10.193 reinfezioni). Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+8,5%): da 1.065.110 della settimana 1-7 giugno a 1.155.381 della settimana 8-14 giugno. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 9,6% (+75.774), mentre quelli molecolari del 5,3% (+14.497). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività aumenta dal 5,5% al 6,9% per i tamponi molecolari e dal 14% al 16,3% per gli antigenici rapidi.
"Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo di Gimbe – prosegue il calo del numero dei posti letto occupati da pazienti Covid sia in terapia intensiva (- 16,4%) che in area medica (-3,3%)". In dettaglio, i posti letto occupati al 7 giugno sono 183 in area critica e 4.199 in area medica.
Al 14 giugno il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 6,5% in area medica (dal 3% del Veneto al 16,1% della Calabria) e del 2% in area critica (dallo 0% dell’Umbria al 7,7% della Valle D’Aosta). «In lieve aumento gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 20 ingressi/die rispetto ai 15 della settimana precedente».
Quasi 7 milioni di italiani senza nemmeno una dose di vaccino
Invertono la tendenza i decessi: 416 negli ultimi 7 giorni (di cui 61 riferiti a periodi precedenti), con una media di 59 al giorno in lieve aumento rispetto ai 56 della settimana precedente. Al 15 giugno l’88,1% della platea (n. 50.793.615) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+4.388 rispetto alla settimana precedente) e l’86,6% (n. 49.914.497) ha completato il ciclo vaccinale (+6.789 rispetto alla settimana precedente).
Premesso che in termini assoluti i numeri sono esigui, nella settimana 8-14 giugno risalgono i nuovi vaccinati: 3.211 rispetto ai 2.510 della settimana precedente (+27,9%). Di questi il 37,8% è rappresentato dalla fascia 5-11: 1.213, con un incremento del 29,7% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 861 (+34,3% rispetto alla settimana precedente).
Al 15 giugno sono 6,86 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui:
- 4,01 milioni attualmente vaccinabili, pari al 7% della platea con nette differenze regionali: dal 4,1% della Provincia Autonoma di Trento al 10,1% della Calabria;
- 2,84 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 4,9% della platea con nette differenze regionali: dal 3% del Molise al 10% della Provincia Autonoma di Bolzano.
Al 15 giugno nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.582.410 dosi: 1.394.473 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.271.132 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,1% con nette differenze regionali: dal 20,8% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,7% della Puglia.
Più di 5 milioni di italiani rifiutano la terza dose
Al 15 giugno sono state somministrate 39.677.017 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 6.402 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’83,2% con nette differenze regionali: dal 77,5% della Sicilia all’87,2% della Valle D’Aosta. Sono 8,03 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster, di cui:
- 5,39 milioni possono riceverla subito, pari all’11,3% della platea con nette differenze regionali: dal 7,7% dell’Abruzzo al 16,4% della Provincia Autonoma di Bolzano;
- 2,63 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 5,5% della platea con nette differenze regionali: dal 2,6% della Valle D’Aosta all’8,6% dell’Abruzzo.
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano che:
- l’efficacia sulla diagnosi rimane sostanzialmente stabile dal 41,7% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 45,9% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire al 55,9% dopo il richiamo;
- l’efficacia sulla malattia severa rimane sostanzialmente stabile dal 69,7% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 70,8% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire all’86,8% dopo il richiamo.
Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 15,3-56,5%): fanno eccezione la fascia 5-11 anni per la quale le diagnosi tra i vaccinati segnano un +28,8% rispetto ai non vaccinati e la fascia 40-59 con un +10,1%. In tutte le fasce di età si riduce soprattutto l’incidenza di malattia grave (del 23,3-79% per ricoveri ordinari; del 33,3-83,4% per le terapie intensive) e decesso (del 39,7- 92,2%).
Cresce la somministrazione delle quarte dosi
Al 15 giugno sono state somministrate 302.685 quarte dosi, con una media mobile di 2.205 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 1.909 della scorsa settimana (+15,5%).
In base alla platea ufficiale (n. 791.376), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 38,2% con nette differenze regionali: dall’8,2% della Calabria al 100% del Piemonte.
Al 15 giugno sono state somministrate 802.311 quarte dosi, con una media mobile di 6.571 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 5.664 della scorsa settimana (+16%).
In base alla platea ufficiale (n. 4.422.597 di cui 2.795.910 di over 80, 1.538.588 pazienti fragili della fascia di età 60-79 anni e 88.099 ospiti delle Rsa che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 18,1% con nette differenze regionali: dal 5,1% della Calabria al 38,6% del Piemonte.