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Covid e l’ombra della “mafia trasparente”: intervista a Luigi Gaetti e Vincenzo Musacchio

La mafia che conosciamo appartiene al passato. Oggi è invisibile, ecco perché non ci accorgiamo della sua presenza. “C’è ma non si vede e se ne parla poco”.
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Sembra essere sempre più difficile parlare di infiltrazioni mafiose perché oggi, la mafia, non è più quella della strage di Capaci. Si è evoluta e adattata alla realtà contemporanea. Ha cambiato volto e non è più riconoscibile a occhio nudo. Per questo motivo ci siamo rivolti a due esperti competenti per capire dove e come può infiltrarsi. Oltre il virus, infatti, c'è un cancro da sconfiggere.

Lo abbiamo chiesto a Luigi Gaetti, medico, ex Sottosegretario agli Interni, ex Vice-Presidente della Commissione Antimafia, ex Presidente della Commissione Centrale (ex Art.10) di protezione e Vincenzo Musacchio, giurista, criminologo, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA) e ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.

Intervista a Luigi Gaetti

Che cosa intende per “mafia trasparente”?

Gli acquisti della Sanità vengono fatti secondo le regole stabilite dal codice di appalti, ma in realtà sono manipolate a monte. Ad esempio, se mi serve un dispositivo con determinate caratteristiche e sono il titolare di tre società, presento tre preventivi. Nell’ospedale A faccio vincere il primo, nell’ospedale B faccio vincere il secondo e il terzo lo faccio vincere nell’ospedale C. Approfittando del disordine amministrativo presente nelle Asl del Sud e dell’urgenza che la pandemia ha creato, posso fare trattative private. Questa per certi versi è mafia e per altri non lo è. Mi piace molto citare la definizione della giudice Luparello che ha dato 14 anni a Montante (ex presidente della Confindustria) per reati di associazione e accesso abusivo a sistema informatico. Può essere mafia o no, corruzione o no, relazione amicale o no, ma tutto questo è borderline. Di fatto lo è, però non si vede. È appunto trasparente, proprio sul paradigma che ha creato Montante. Un paladino dell’antimafia che poi in realtà aveva rapporti con i mafiosi e gestiva un enorme potere con intimidazioni e un sistema relazionale di questo tipo.  Quella mafia così moderna e così evoluta di cui nessuno parla. Anche l’antimafia stessa continua a fare un’antimafia di ricordi, parlando nei convegni di chi è stato ucciso dalla mafia in passato, ma a parte qualche cooperativa che cerca di recuperare i beni confiscati e dargli nuova vita, tutti continuano a ragionare sulla vecchia trattativa Stato-mafia di 30 anni fa. Non prendono in considerazione la mafia di oggi, trasparente che non si vede e regola l’economia.

Questa mafia trasparente esiste anche nelle autorità sanitarie come l’OMS e il Ministero della Salute?

Dipende dalla definizione che noi diamo alla parola “mafia”. Che ormai tutto giri intorno a rapporti di potere e rapporti economici è chiaro. Questa gestione di potere ed economica che comprende gli acquisti di materiale, è mafia? Questo, secondo me, è il grande enigma. Le faccio un esempio frutto di una mia interrogazione parlamentare e un lavoro che ha fatto anche Report. La Regione Lombardia anziché garantire a ogni ospedale un ufficio acquisti di device cardiaci, ha dato tutto in appalto a una società che ha un unico magazzino (in Lombardia) e serviva 14 ospedali con un fatturato di milioni di euro. Questa società comprava materiale da una ventina di ditte. Piano piano è stata comprata dalla Medtronic e il suo fatturato è salito al 50%. Questo ha fatto in modo che le altre ditte smettessero di lavorare e tutti gli ospedali comprassero il materiale dalla Medtronic. La mia interrogazione parlamentare è stata ripresa anche in America perché (Medtronic) ha fatto cose analoghe negli Stati Uniti. La Regione Lombardia aveva bloccato la gara d’appalto per poi riaprirla ancora più blindata in modo che non potesse essere attaccata sul piano formale. Tutto questo è mafia? No, non è mafia però è un sistema relazionale e quindi dipende dalla definizione che diamo alla parola "mafia". Secondo me lo è. Questa storia l’ho saputa da un collega radiologo che veniva non dico intimidito, ma esortato a utilizzare i prodotti della Medtronic. Era intimidazione mafiosa questa? No. Stiamo andando verso questa direzione, per questo si chiama mafia trasparente. Questo è un mondo che non viene raccontato e si continua a ragionare sulla trattativa Stato-mafia del ’92, ma non si ragiona su un sistema Montante, ovvero l’evoluzione della trattativa. Montante gestiva i Servizi Segreti italiani, la Guardia di Finanza, i Carabinieri. Quando un suo concorrente lo ostacolava gli mandava la Guardia di Finanza che lo massacrava. Attraverso i giornalisti emergevano dossier falsi per diffamare le persone. Tutto questo è mafia? È mafia trasparente.

Quindi secondo lei non dobbiamo più ragionare sulle famiglie mafiose che gestiscono gli affari illeciti, ma su un concetto di mafia riprodotto all’interno di questi meccanismi?

Esattamente. Sono gli aspetti economici e relazionali.  È su questo che nessuno ragiona. La definizione di mafia a cui siamo legati è quella del 416 bis. Secondo quella definizione tutto è più marcato, mentre qui è sfumato. Qui io ti incentivo perché poi ti posso comprare dal punto di vista economico o ti posso far fare carriera nella Pubblica Amministrazione. Poi posso assumere tuo figlio come nel sistema Montante. Lui gestiva molti assessorati della Regione Sicilia. Dando lavoro ai figli di molti notabili è riuscito a gestire il sistema per anni. Secondo me questa è la nuova frontiera.

Se dico “mela”, tu immagini una mela. A una parola noi associamo un’immagine. Alla parola mafia noi associamo la definizione del 416 bis, ma secondo me ora non è più pertinente. Io credo che adesso la mafia si sia così evoluta da essere distante da quel concetto. O diamo a questo concetto un aggettivo come "trasparente", oppure dovremmo inventarci un nuovo nome. Non c’è più una corrispondenza univoca del nostro pensiero considerando le condizioni del presente.

Questo sia a livello nazionale che transnazionale?

Certo.

Secondo lei, senza fare ragionamenti complottisti e basandoci sui fatti che conosciamo, questa mafia trasparente esiste anche ora che siamo in piena pandemia?

Certo che può esistere. La pandemia ha creato un sistema di urgenza e di appalti, come nel caso della Pivetti. Nei più svelti ha sviluppato la capacità di produrre vaccini che poi sono stati comprati a prezzi esagerati. Sul Fatto Quotidiano hanno mostrato quanti milioni di miliardi di dollari si sono fatti i responsabili delle varie società (Moderna, Pfizer). Dipende dagli interessi che ci sono in gioco. L’urgenza è uno dei meccanismi che mette in moto questi sistemi relazionali che fanno sì che la maggior parte della gente ci rimetta e pochi ci guadagnino.

Secondo lei è necessario indagare su questa mafia trasparente?

Questa urgenza fa sì che ci possano essere delle situazioni di tipo economico che avvantaggiano più una categoria di persone rispetto ad altre. Questo è un dato di fatto. Partendo da un fatto concreto come i decessi, perché i morti ci sono (che poi siano 10 di più o 10 di meno non fa la differenza), si genera un meccanismo in cui chi è svelto, ha capacità e relazioni, riesce a guadagnare di più rispetto agli altri. In tutti i settori.

Dato che non parliamo più della mafia del ‘92 e della criminalità organizzata che conosciamo, dobbiamo accettare la nuova mafia trasparente in un contesto di emergenza come questo o dobbiamo intervenire?

Si deve intervenire, il problema è come. Abbiamo capito che le gare d’appalto con controlli e certificazioni, non possono funzionare. Fatta la legge, scoperto l’inganno. Le regole sono indispensabili e devono essere chiare, ma oggi il sistema sta morendo di regole. Quello che conta, secondo me è la reputazione. Chi non rispetta le regole dovrebbe perdere la credibilità.

In un sistema dove chi è condannato o accusato di fatti illeciti continua a fare quello che fa, la reputazione può essere un deterrente reale?

In questo momento no. Ovviamente anche gli aspetti giudiziari e i controlli devono fare la loro parte. Io sono un grande sostenitore della società civile. Dovrebbe essere la società civile a espellere chi non merita credibilità. In questo modo, uno ci pensa due volte prima di fare qualcosa.

 È la stessa cosa del consenso e non consenso alle mafie?

Esattamente.

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Intervista a Vincenzo Musacchio

 Come e dove la nuova mafia trasparente può infiltrarsi?

La sanità è stata sempre oggetto di particolare interesse per la criminalità organizzata. Il motivo è semplice: le ingenti risorse economiche da gestire. L’accreditamento delle strutture, in particolare quelle private, sono uno dei settori più interessati dai condizionamenti del crimine organizzato. Prova inconfutabile è la gran parte della documentazione raccolta a carico delle aziende sanitarie commissariate per infiltrazioni mafiose (da ultimo: Commissariamento Asp di Reggio Calabria, Ministero dell’Interno, Roma 2019).

Chi ha la responsabilità di controllare e intercettare questa mafia trasparente?

Ritengo che tutte le istituzioni antimafia debbano mettere in campo una strategia di prevenzione e repressione ad hoc proprio nel settore della sanità che sia “ancora più efficace”, specie ora che si possono verificare gli effetti sul piano economico dell’inserimento delle mafie dopo il Covid. Sono convinto che i più esposti agli interessi delle organizzazioni criminali saranno proprio i settori della sanità privata, a partire proprio dalle Regioni che potrebbero beneficiare d’ingenti somme di denaro. Inevitabilmente nella gestione dell’emergenza e del post emergenza in ambito sanitario, molti servizi, di cura e non, dovranno essere esternalizzati. Proprio in questa fase ci saranno le infiltrazioni della criminalità organizzata e le attività corruttive dei colletti bianchi.

La mafia trasparente che effetti può avere sulla raccolta dati e la gestione della pandemia?

Sulla raccolta dati non ho elementi che mi dicano di infiltrazioni mafiose. Sulla gestione invece i mafiosi hanno già sfruttato la pandemia per accedere in modo fraudolento alle misure di sostegno economico e stanno monitorando i miliardi che l’Italia si è assicurata dal Recovery Fund dell’Unione europea. Nell’attuale fase pandemica, le organizzazioni criminali orientano i loro interessi verso qualsiasi settore dove sia possibile lucrare, partendo proprio dalle diverse misure di sostegno economico ordinate dal Governo, sino ad arrivare alle risorse future che saranno garantite dal Recovery Fund. Le mafie sono già organizzate alla perfezione e si adegueranno all’espansione degli effetti del virus spostandosi opportunamente in tutte quelle attività lucrative legate direttamente o indirettamente alla pandemia.

Abbiamo gli strumenti per rendere visibile quello che non è visibile, al fine di punire i responsabili?

Le legislazioni nazionali non sono più sufficienti a combattere il fenomeno. Occorrerà un’efficace legislazione “ad hoc” a livello europeo ed internazionale. Questo passo in avanti, si farà soltanto nel momento in cui avremo una legislazione antimafia omogenea nei singoli Stati e nei vari paradisi fiscali dove spesso i mafiosi mettono al sicuro i loro capitali. Al momento, le organizzazioni criminali hanno un grande vantaggio: i governi sono impegnati ad affrontare i rischi immediati per la salute cagionati dell’epidemia in corso. La lotta alla criminalità organizzata quindi non sembra essere una priorità degli Stati né a livello europeo tantomeno internazionale. In questo immobilismo, la mafia ha già cominciato a mettere le mani su tutto ciò che riguarda la possibilità di lucrare sul Covid.

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