Covid e gravidanza: “Sfidiamo il coronavirus mettendo al mondo nuove vite. Loro sono la speranza”
“Noi trattiamo la vita. Al momento noi siamo l’unica isola felice dell’ospedale, come di tutti gli ospedali con un punto nascita”. Queste le parole del dott. Vincenzo Siliprandi, Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Maggiore di Crema. Questa struttura sanitaria, sin dal primo giorno di emergenza, sta mettendo in campo tutte le risorse possibile per contrastare la diffusione della pandemia. A Crema, così come in molti altri nosocomi lombardi, medici, infermieri e operatori sanitari stanno sostenendo turni massacranti. E se gran parte del personale sanitario, in questo particolare momento storico, si ritrova impegnato in un faccia a faccia con la morte, c’è anche chi invece ha la fortuna di poter continuare a sorridere e ad accogliere la vita. Si tratta del piccolo esercito di ginecologi e ostetriche che quotidianamente aiutano a far venire al mondo nuove vite. Nell'ospedale di Crema, nelle ultime due settimane, sono avvenuti 30 parti.
Il parto è un momento delicato nella vita delle future mamme. In piena pandemia diventa ancor più difficile vivere questi momenti con serenità e gioia. Proprio per questo, il lavoro svolto, in queste settimane da ginecologi e ostetriche si è complicato e, nonostante le preoccupazioni che la diffusione del Covid genera in ognuno di noi, loro devono essere in grado di mantenere la giusta tranquillità e la giusta luce nel proprio sguardo così da poter rassicurare le madri che sono in balia di preoccupazioni e angosce.
“Dobbiamo garantire in questo momento tutti i servizi necessari al monitoraggio della gravidanza – spiega il dott. Siliprandi -, sia fisiologica che patologica. Lo stiamo facendo al meglio delle nostre possibilità”. Partorire al tempo del Coronavirus non è di certo semplice: “sia per noi operatori sanitari, perché non sempre sappiamo se la paziente è Covid positiva oppure no; ma soprattutto per le future mamme che vivono questi momenti con ansia, anche causata da una incertezza. Infatti, al momento, poche sono le certezze relative alla malattia in gravidanza. Al momento i pochi studi sono confortanti e tutti dimostrano che non vi è alcuna trasmissione del virus dalla mamma al nascituro in utero”.
Neomamma Covid positiva: parto e post partum
Per le future madri che hanno contratto il virus, sono state identificate delle strutture di riferimento, così che possano avere tutte le attenzioni necessarie e così da impedire eventuali nuovi contagi. “Attualmente, Regione Lombardia ha identificato 6 hub di riferimento per le pazienti Covid positive. Tutte le pazienti trasferibili (se Covid positive) andranno riferite in questi centri. In caso di non trasferibilità, invece, ad esempio a causa di un travaglio attivo con un rischio di parto imminente, è stato creato un percorso dedicato”. L’allattamento è consentito solo se la neomamma Covid positiva è asintomatica. “L’indicazione è quella di privilegiare la gestione congiunta della mamma e del neonato, al fine di favorire una interazione e un avvio dell’allattamento. Questo è possibile quando la paziente è asintomatica. Nel caso di sintomatologia conclamata, invece, avviene purtroppo la separazione tra mamma e neonato, ma rimane comunque una indicazione all’uso del latte materno fresco spremuto”.
Papà presente in sala parto
Il futuro neopapà potrà essere presente in sala parto se la paziente non è positiva al Coronavirus. “Per una partoriente non Covid positiva non cambia nulla rispetto al solito – precisa il direttore – Le pazienti seguono percorsi puliti, non contaminati, sicuri. Unica grossa differenza è che, per disposizione regionale, si è stabilito di non consentire l’accesso dei partner nei giorni di degenza successiva al parto. La stessa regola vale anche per parenti e amici”.