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Covid 19

Covid, allarme Ecdc su variante BQ1: “Cerberus diventerà dominante entro novembre”

Secondo l’ECDC, l’ente europeo per le malattie infettive la nuova variante Covid BQ.1 provocherà un aumento dei contagi quest’inverno. Non sembra al momento causare una malattia più grave.
A cura di Chiara Ammendola
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Entro fine novembre la variante Covid BQ1 sarà dominante in gran parte dei paesi d'Europa. A lanciare l'allarme è l'ECD, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, secondo cui il nuovo ceppo, e il suo sotto-lignaggio BQ1.1, sarà il più diffuso nelle prossime settimane contribuendo di fatto a un amento del numero di casi di Covid-19 nei prossimi mesi.

Secondo quanto si legge nell'aggiornamento epidemiologico pubblicato dall'ECDC la circolazione della nuova variante Cerberus è in almeno cinque paesi europei, tra i quali l'Italia. I dati, che coinvolgono anche Francia, Belgio, Irlanda e Paesi Bassi, riguardano il monitoraggio della settimana che va dal 2 all'8 ottobre 2022.

Studi preliminari di laboratorio indicano che BQ1 ha la capacità di eludere considerevolmente la risposta del sistema immunitario, ma non vi sono prove al momento che la stessa variante provochi una maggiore gravità dell'infezione rispetto alle varianti circolanti di Omicron BA.4/BA.5. Al momento è la Francia il paese in cui Cerberus risulta predominante (circa il 19%), alla quale seguono Belgio (9%), Irlanda (7%), Paesi Bassi (6%) e Italia (5%).

“I paesi dovrebbero restare vigili rispetto alla diffusione di BQ.1 e continuare nel monitoraggio e nella sorveglianza”, l'avvertimento di Andrea Ammon, direttore dell'ECDC. “I paesi dovrebbero continuare a monitorare i casi di COVID-19, in particolare nella fascia di età over 65 anni. Contestualmente dovrebbero continuare a monitorare la situazione negli ospedali: ricoveri sia nei reparti ordinari che in quelli di terapia intensiva, oltre ai decessi.

Il miglioramento dell'assorbimento del vaccino COVID-19 del ciclo primario e della prima dose di richiamo nelle popolazioni che devono ancora riceverli rimane una priorità. Si prevede che saranno necessarie dosi di richiamo aggiuntive per quei gruppi più a rischio di malattie gravi, come gli adulti di età superiore ai 60 anni, gli individui immunocompromessi, quelli con condizioni mediche di base e le donne in gravidanza.

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