Covid, arrivate a San Marino le prime 7.500 dosi di Sputnik V dalla Russia
La Repubblica di San Marino ha scelto il russo Sputnik V per iniziare la campagna vaccinale fra i suoi concittadini, circa 33mila, probabilmente già entro la settimana in corso. Ieri, poco dopo le 13, scortati dalla Gendarmeria della piccola nazione, sono arrivate sul Monte Titano le prime 7.500 dosi, consegnate poi al Centro Farmaceutico dell’Ospedale di Stato che si occuperà della somministrazione. Dopo i ritardi nell'attuazione del protocollo firmato a inizio gennaio col ministro della salute italiano, Roberto Speranza, che prevede la fornitura da Roma di una quantità di sieri sufficienti per la copertura di almeno il 70% della popolazione sanmarinese (nella proporzione massima di uno ogni 1.700 vaccini acquistati dall'Italia), il governo dell'enclave fra i territori dell'Emilia-Romagna e delle Marche aveva annunciato alcuni giorni fa l'accordo col Fondo Russo per gli Investimenti (RDIF), l'unico autorizzato da Mosca per le trattative sull'esportazione e produzione all'estero di questo farmaco, diventando il trentunesimo Paese al mondo a dare l'ok a Sputnik V.
"L'autorizzazione da parte del Governo per l'uso dello Sputnik V all'interno del territorio –si legge una nota congiunta delle Segreterie Esteri e Sanità, equiparabili ai ministeri nostrani– consentirà alla Repubblica di ricevere già nei prossimi giorni le prime dosi, alle quali seguirà una seconda consegna per la somministrazione della dose di richiamo entro un mese”. In conferenza stampa, Luca Beccari e Roberto Ciavatta, titolari dei due incarichi, hanno inoltre spiegato che il piccolo Stato, Paese terzo a Bruxelles pur essendo nel territorio europeo, non ha la possibilità di partecipare al meccanismo di approvvigionamento messo a punto dalla Ue e per questo, oltre al protocollo con l'Italia, ci si è dovuti adoperare per trovare anche delle alternative. Ma l'accordo con Roma rimane. "La scelta dello Sputnik non c’entra con la geopolitica, ma è mera esigenza" hanno ribadito. "La volontà italiana di supportare San Marino in questo percorso è assodata e certa: le complessità sopraggiunte sono di natura tecnica, che hanno solo allungato i tempi". Ad oggi, però, nessun sanmarinese è stato ancora vaccinato ed è questo il vero punto della questione per il governo.
Oltre all'Ungheria, San Marino diventa così il secondo Paese nel Vecchio Continente ad autorizzare lo Sputnik V, diversamente da quanto finora fatto da Ema e Fda per Europa e America. Però c'è un aspetto da tenere bene a mente: San Marino non ha un ente certificatore che autorizza la somministrazione di farmaci e vaccini, come fa l'Aifa per l'Italia, ma c'è solo una Farmacia Internazionale che collabora con queste ed altre agenzie. "A livello consuetudinario San Marino si è sempre affidata alle approvazioni della agenzie estere -ha chiarito Ciavatta-. Ma sono decenni almeno che si utilizzano farmaci, anche a livello ospedaliero, che non hanno necessariamente approvazioni di Aifa o di Ema. Questo non è un vaccino che non è stato autorizzato da Ema -ha poi sottolineato-, ma è un vaccino che non ha chiesto l'autorizzazione a Ema. Gli step di controllo li ha superati ed ha degli standard di garanzia e di sicurezza estremamente elevati". Persino lo Spallanzani, ricordano i segretari, ha espresso pareri positivi.
Grazie ad un protocollo stipulato con un ente certificatore russo, Istituto Nazionale Nikolai Gamaleya di Mosca, e grazie all'approvvigionamento garantito da un’intesa sottoscritta dalla Segreteria di Stato col fondo RDIF, ora a San Marino non resta che partire subito con la campagna vaccinale e recuperare il tempo perduto. Un ruolo importante nella trattativa che ha portato a questo accordo, della quale si è parlato molto sul Titano da settimane, secondo alcuni giornali locali lo ha rivestito anche l'ambasciatore russo a Roma Sergej Razov, da tempo in ottimi rapporti con la Repubblica più antica del mondo.