Costretti a cambiare la camera d’albergo: i turisti hanno diritto al risarcimento
Quando si è costretti a cambiare camera d’albergo per la presenza di un insetto trovato all’interno della stanza si ha diritto a un risarcimento. A stabilirlo è una sentenza del tribunale di Roma che ha ritenuto legittima la richiesta di rimborso presentata da una coppia in viaggio di nozze e costretta a cambiare camera d’albergo. La coppia si vedrà rimborsata dall’agenzia di viaggi una cifra pari a un decimo del costo totale del viaggio. Non si tratta, però, secondo i giudici, del caso di una ‘vacanza rovinata', ma di una questione diversa: in questo caso si ha quindi diritto a un ristoro patrimoniale sulla base degli inconvenienti avuti dagli sposi durante il viaggio di nozze.
La sentenza, come riporta Studio Cataldi, nasce dalla domanda di una coppia che ha chiesto un risarcimento dei danno per carenze organizzative all’agenzia di viaggi che ha organizzato il loro soggiorno in Cina e Tibet. I giudici non hanno avuto dubbi sul fatto che il viaggio acquistato rientrasse nelle definizione di ‘pacchetto turistico' di cui la coppia ha usufruito dopo aver saldato il prezzo di poco superiore a 7mila euro.
La coppia ha denunciato una serie di problematiche durante il viaggio, ma che secondo i giudici non sono dipese dalla società. I due non sono stati accompagnati subito all’albergo al loro arrivo in Cina, non hanno trovato in Tibet la guida dell’agenzia (sostituita comunque da un’altra), hanno accusato dolori dopo aver visitato una struttura a circa 3.700 metri d’altezza e hanno anche lamentato il ritardo dei voli e i soldi spesi per prendere un taxi e raggiungere hotel non centrali. Secondo il giudice, comunque, si trattava di proteste non ascrivibili alla società.
Diverso è stato il discorso relativo alla qualità delle stanze degli alberghi. I due sposini hanno anche allegato un video in cui emerge che hanno trovato un insetto nella stanza e per questo hanno fatto un cambio di camera. Nella nuova hanno trovato il lavandino che non funzionava bene, la vasca da bagno corrosa e una fuoriuscita di acqua dal water. Secondo il tribunale c’è stata quindi una inadempienza dell’agenzia, che avrebbe dovuto garantire che negli alloggi non ci fossero problemi. Secondo i giudici, comunque, questo danno non può portare al rimborso dell’intero prezzo del viaggio che comunque i due hanno proseguito, usufruendo di tutte le tappe previste. Il danno è perciò stato limitato a un decimo del prezzo del viaggio, per un totale di 712 euro di rimborso.
I giudici hanno sottolineato che non si tratta di una vacanza rovinata in quanto la tipologia di danno – in quei casi – non è patrimoniale. Inoltre il danno da vacanza rovinata richiede la verifica immediata, sul momento, della gravità della lesione e della serietà del pregiudizio patito per poter capire qual è il rapporto con la tolleranza delle lesioni minime. Secondo il tribunale, in questo caso il disagio era limitato e quindi non grave e intollerabile. “Non ogni disagio patito dal turista legittima la domanda di risarcimento di tale pregiudizio non patrimoniale, ma solo quelli che superino una soglia minima di tolleranza, da valutarsi caso per caso”, si legge nella sentenza spiegando proprio questo punto.