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Naufragio Costa Concordia

Naufragio Concordia, Francesco Schettino chiede la semilibertà: il 4 marzo si attende la decisione

Martedì 4 marzo è attesa la decisione sull’istanza per la semilibertà presentata dalla legale di Francesco Schettino. L’ex comandante della Costa Concordia, condannato a 16 anni di reclusione per la tragedia del Giglio del 13 gennaio 2013, si presenterà davanti al tribunale di Sorveglianza di Roma. Nella tragedia persero la vita 32 persone.
A cura di Eleonora Panseri
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Francesco Schettino
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Naufragio Costa Concordia

Francesco Schettino, l'ex comandante della Costa Concordia condannato a 16 anni di reclusione per la tragedia in cui persero la vita 32 persone, potrebbe ottenere la semilibertà già il prossimo martedì. La richiesta è stata avanzata dalla legale di Schettino, Paola Astarita, dopo che l'uomo ha maturato il termine che gli consente di accedere a misure alternative al carcere.

Il 4 marzo si presenterà davanti al tribunale di Sorveglianza di Roma che dovrebbe prendere una decisione. Nel caso in cui venisse concessa la semilibertà, potrebbe lasciare il carcere durante il giorno per un lavoro esterno.

La legale di Schettino sulla richiesta di semilibertà: "Mi auguro vinca il diritto"

Schettino durante la reclusione ha mantenuto una condotta tale che gli ha consentito di usufruire di permessi premio e di un lavoro all'interno del carcere. Dal 2020, inoltre, ha lavorato alla digitalizzazione di alcuni processi.

La legale ha presentato l'istanza per la semilibertà e sono state celebrate quattro udienze, tutte rinviate per approfondimenti da parte dei giudici. Martedì si attende la decisione. "Mi auguro vinca il diritto. – ha detto all'Ansa l'avvocata di Schettino – Quello che possiamo fare è aspettare con fiducia".

La condanna di Francesco Schettino dopo il naufragio della Costa Concordia

La sentenza di condanna per l'ex comandante divenne definitiva il 12 maggio 2017, quando fu ritenuto colpevole dei reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell'imbarcazione.

La vicenda giudiziaria ebbe grandissima risonanza, anche all'estero. Schettino venne arrestato tre giorni dopo il naufragio, il 16 gennaio. Il giorno successivo fu diffusa la telefonata con il capitano della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco, che disse a Schettino: "Vada a bordo, c….". La frase fece il giro del mondo.

Il 20 dicembre si chiusero le indagini con 8 indagati, tra cui Schettino. Il 22 maggio 2013 il giudice dell'udienza preliminare rinviò a giudizio l'ex comandante e il 15 febbraio 2015 arrivò la condanna a 16 anni, confermata poi anche dalla Corte d'appello di Firenze e dalla Cassazione.

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