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Costa Concordia, altri nove mesi per la rimozione

A un anno esatto dal naufragio costato la vita a 32 persone, la nave da crociera è ancora adagiata all’ombra dell’isola del Giglio. E ci resterà quasi certamente fino a settembre. I costi della rimozione, intanto, lievitano. E non mancano le polemiche sulle attribuzioni di colpa.
A cura di Biagio Chiariello
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costa concordia in mare

E' passato esattamente un anno dalla tragedia della Costa Concordia. Era il 13 gennaio quando la nave da crociera si schiantava contro uno scoglio all'ombra dell'Isola del Giglio. 365 giorni sono trascorsi da quella tragica notte che ha visto perire 32 persone e da allora il gigante del mare è ancora fermo lì. Bisognerà aspettare come minimo fino a settembre per la rimozione del relitto. Lo hanno detto nei giorni scorsi il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Altri nove mesi, dunque. «E' stato detto che la nave verrà messa in galleggiamento a settembre per poi essere trainata via. Noi speriamo che il galleggiamento avvenga entro luglio» ha dichiarato il dirigente di Costa Crociere Gianni Onorato in un'intervista a La Stampa.
Il problema, però, sembrano essere i costi della rimozione della nave: rispetto al progetto originale che prevedeva una spesa di circa 300 milioni di dollari il budget è stato innalzato di altri 100 milioni. Lo ha reso noto la Costa in occasione dell'incontro al Giglio con i giornalisti, confermando anche che il cronoprogramma aggiornato prevede la rimozione del relitto entro la fine dell'estate 2013. Sarebbe comunque, sostiene la Costa, «fuorviante e poco attendibile determinare una data esatta».

"La colpa è dei passeggeri della Concordia e del loro comportamento negligente" -Non si placano, intanto, le polemiche sulle attribuzioni delle colpe per quanto avvenuto un anno fa sulla Concordia. Carnival Corporation& PLC, la società di Miami che controlla Costa Crociere spa, ha parlato di «comportamenti negligenti o disattenti dei passeggeri che furono concausa, se non l’unica causa, per le presunte lesioni e i danni». A riferirlo è lo studio legale americano John Artur Eaves che assiste i passeggeri e le vittime del naufragio. Eaves sostiene che «la Carnival nega di avere il dovere nei confronti delle persone ricorrenti di proteggerle da danni durante la permanenza a bordo della nave e durante l’uso previsto; perciò la causa deve essere respinta visto che i ricorrenti hanno già ottenuto pieno compenso per le lesioni e i danni presunti»
Ma i legali dello studio fanno sapere che: «Andremo a fondo per fare in modo che una simile tragedia non si ripeta mai più».

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