"Fai schifo, malata! È arrivata l’handicappata! Che ti guardi, mongoloide?”. È quello che ogni giorno, per un intero anno, si è sentita dire Paola, una ragazza con disabilità fisiche e cognitive vittima di bullismo. Alle umiliazioni verbali sono seguite anche botte (degli altri) e pianti (i suoi), fra risate e insulti dei suoi compagni di classe, distruggendole il sogno di lavorare come cuoca.
A niente valeva entrare all’ultimo minuto all’istituto alberghiero di Cinecittà, tentando di non farsi mai notare da chi l’aveva ormai presa di mira. Alla fine, schiacciata dalla situazione, Paola si era ritirata dalla scuola, isolandosi ancor di più. Ma la notizia della denuncia per stalking da parte della sua famiglia ha fatto il giro dei giornali, arrivando fino a Paolo Dalicandro, uno stimato Chef romano.
Così, adesso, quello dei bulli che vedendola in preda alle convulsioni sghignazzavano “Ecco la sceneggiata, chi vuole vedere lo spettacolo paghi il biglietto!”, pare essere ormai solo un brutto ricordo. E pure tutti gli sgambetti e i lanci delle sedie addosso, davanti ad altri ragazzi impassibili. Per la ragazza ora si è aperta una nuova possibilità, una ripartenza fatta di solidarietà e affetto.
"Sono romano, ho 44 anni e vivo con la mia compagna di vita, di viaggio, di avventure e anche un po' di lavoro." – inizia così a raccontarsi Paolo Dalicandro. "Spendo il mio tempo tra le aule della scuola di cucina dove insegno, nelle case private dove realizzo cene a domicilio e nei ristoranti dove faccio consulenze."
Amante della natura, dove oltre a raccogliere erbe spontanee e funghi si lascia andare a lunghe camminate rigeneranti. E poi c'è la passione per l'orto, dove produce verdure e idee, in mezzo a tutti i viaggi che non possono mai mancare.
"Quando ho letto sui giornali la storia di Paola non ho pensato a niente, ho agito. Mi è venuto istintivo prendere il telefono e chiamare Maria Teresa Meloni, la proprietaria della scuola di cucina dove lavoro ("A tavola con lo chef"), per chiederle se potevamo fare qualcosa insieme per lei. La sua risposta è stata immediata: ‘certo'. Così ho incontrato Paola per la prima volta…"
Dietro un gesto simile, mi spiega, c'era la pura e semplice voglia di provare ad assecondare il desiderio di Paola. Ma soprattutto aiutarla a riconquistare fiducia in se stessa, sentendosi protetta facendo ciò che più le piace. Perché tutti hanno diritto a sognare, così dice Chef Paolo che da sempre sta in cucina "per lavoro, piacere, passione, nutrimento, soddisfazione, sfide, continuo miglioramento, tradizione e viaggio".
"La cucina è dove ci sono la mia conoscenza e, soprattutto, l'anti-conoscenza: è qui che rientrano molte cose che voglio imparare, migliorare, implementare. Sapessi quante schifezze alcune volte mi sono uscite fuori! Quando cucini la parte emotiva è in gioco e partecipa: se sei demotivato o non ti senti bene tutto questo si riflette, ma qualche volta quello che ti aiuta è proprio ‘il cucinare', riprendendo di mira il tuo obiettivo."
Ma venendo all'aiuto concreto da parte di Paolo e della scuola "A tavola con lo chef", cosa dovrà aspettarsi adesso la ragazzina, dopo l'estate?
"Ci siamo fatti tutti una lunga chiacchierata: io, la mamma di Paola e la dottoressa che la segue, insieme a Maria Teresa Meloni. Abbiamo capito che il corso professionale non era la scelta migliore, così abbiamo optato per dei corsi amatoriali. Una scelta più ampia di argomenti che permettono anche una maggior flessibilità a livello di tempo e impegno, permettendo a Paola di decidere insieme alla dottoressa (che la accompagnerà alle lezioni) quando partecipare."
Insomma, un percorso personalizzato su misura di Paola che inizierà a Settembre e si evolverà passo dopo passo, capendo nel tempo quali saranno i successivi step adatti a lei. Di sicuro la miglior modalità possibile, ma anche la più impegnativa a livello organizzativo da parte di scuola e docenti: un motivo in più per sottolineare il bel gesto di disponibilità.
"All'età di Paola ero tanto timido, la cucina non era minimamente nella mia testa, ero molto impacciato e anche uno dei tre ‘sfigati' della classe, spesso preso in giro. Ricordo che osservavo molto e riflettevo, mi piaceva smontare e rimontare le cose, costruire, inventare: avevo grande manualità. Oggi sono molto soddisfatto di quello che faccio, ma soprattutto di quello che potrò fare domani."
Non è la prima volta che lo Chef si occupa di sociale. La cucina aggrega, aiuta a capire che la diversità è un arricchimento e non una cosa di cui aver paura. Per questo motivo, se hai un gran cuore, non puoi ignorare come la scoperta di un ingrediente diverso possa aprire un mondo nuovo fatto di combinazioni infinite.
"Un tempo conobbi Cesare, un signore in pensione che spendeva il suo tempo girando per Roma a recuperare le eccedenze di cibo tra bar, ristoranti e supermercati, per portarli alla mensa di una parrocchia. Così ogni tanto, quando avanza il cibo dalle lezioni di scuola, lo faccio anche io. C'è troppo cibo che viene ancora sprecato, lo vedo spesso in tante circostanze. Molti pensano che non si possa fare, invece sì: esistono realtà come l'onlus Equoevento che si occupa di prendere il cibo in avanzo e ridistribuirlo a chi ne ha bisogno."
Così, unendo il buon cibo alle buone azioni, Chef Paolo vuole lanciare un messaggio soprattutto ai ragazzi più giovani che stanno rincorrendo il sogno non certo facile di lavorare in cucina.
"Non permettete a niente e a nessuno di decidere per voi. Il miglior cibo è la conoscenza: se ve ne nutrirete, e soprattutto se la condividerete con gli altri, non esisteranno difficoltà ma solo nuove sfide da affrontare. A prescindere, sempre a testa alta."