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“Così abbiamo convinto delle ragazze a non suicidarsi: il nostro lavoro non è solo quello che vedete nei film”

I Marescialli Elisabetta Lanza e Giuseppe Chimienti, dei Provinciali di Brescia e Milano, hanno raccontato a Fanpage.it il percorso affrontato per diventare Negoziatori dell’Arma dei Carabinieri. Le difficoltà e il duro lavoro, ma anche la soddisfazione di fronte a un intervento con esito positivo: “Nel momento della crisi non puoi fingere, devi essere per forza tu”.
A cura di Eleonora Panseri
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"Nel momento della crisi non puoi continuare a fingere, devi esserci al 100% e devi essere per forza tu". Intervistata da Fanpage.it la Maresciallo Elisabetta Lanza descrive così il lavoro del Negoziatore dell'Arma dei Carabinieri.

Lanza e il collega Giuseppe Chimienti, rispettivamente dei Provinciali di Brescia e Milano, hanno raccontato il loro percorso e le difficoltà affrontate per ricoprire questo ruolo, ma anche la soddisfazione di fronte a un intervento che ha esito positivo.

"Ti metti a disposizione di altri, che possono essere colleghi o Soggetti In Crisi" – ha detto il maresciallo Chimienti – E del mio lavoro amo tutto".

Quando e perché avete deciso di intraprendere questo percorso?

E.L.: Io ho fatto il corso negoziatori nel 2015, avevo bisogno di un cambiamento e ho incocciato per caso la sfida dei negoziatori. Una sfida che durante il corso non è stata semplice, anzi, avrei voluto mollare fino all'ultimo giorno.

E invece poi, quando ho iniziato a indossare quel vestito che i sarti dell'Isti e del Gruppo Intervento Speciale stavano cucendo, me lo sono trovata bene addosso e ho deciso di continuare. È stata una bella sfida, su questo non ci piove.

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G.C.: Io ho fatto il corso nel 2022 però la figura del negoziatore l'avevo già incrociata al Nucleo Investigativo di Milano nel 2015, quando avevo fatto la mia prima esperienza qui da Appuntato, c'era uno dei primi negoziatori di Milano. E mi ha particolarmente colpito la sua figura. Quindi, quando ho avuto la possibilità, dopo essere diventato Sottufficiale, l'ho colta al volo e ho deciso di intraprendere questo percorso.

Non convinto di farcela perché tra le selezioni e il corso, è abbastanza difficile, parliamo di un taglio del 50% tra chi viene ammesso e chi effettivamente riesce a passarlo. Poi, fortunatamente, seguendo anche quello che i nostri formatori ci hanno consigliato, sono riuscito a passarlo e a intraprendere questo percorso nell'Arma.

La preparazione è stata molto dura, perché? Come si prepara un negoziatore?

G.C.: Allora, i formatori, che sono del GIS, sono molto selettivi, sono anche abbastanza "duri", tra virgolette, però hanno necessità di esserlo perché la figura del negoziatore è quella che potrebbe essere impiegata in determinati interventi, anche particolarmente difficili. Quindi, loro hanno necessità di formare una persona con specifiche caratteristiche e soprattutto che possa essere inserito in qualsiasi momento in un team.

Addestramento NEGO di primo livello, condotto da istruttori del GIS - Foto Arma dei Carabinieri
Addestramento NEGO di primo livello, condotto da istruttori del GIS – Foto Arma dei Carabinieri

È normale, quindi, che il negoziatore debba avere le caratteristiche che loro cercano, che possano essere sfruttate in qualsiasi momento e per qualsiasi situazione. Il negoziatore loro lo chiamano un ‘facilitatore', è colui che viene interposto tra un Soggetto In Crisi (SIC) e la catena di comando per facilitare la riuscita di un intervento. La selezione si basa su questo.

E.L.: Per me il corso è stato coinvolgente e travolgente perché per facilitare la comunicazione bisogna capire le emozioni dell'altra persona, ma se prima non hai capito le tue, non togli la maschera, non sei in grado di valutare le tue, di capire in quel momento che sentimento o emozione hai.

Non siamo abituati perché in questa società tante volte tendiamo a mascherare, invece al Corso Negoziatori sei costretto a mettere giù la maschera e dimostrare chi sei. Nel momento della crisi non puoi continuare a fingere, devi esserci al 100% e devi essere per forza tu. Quindi, da un punto di vista personale e umano è veramente complicato perché non si tratta solamente di tecniche, ma di coinvolgimento della persona.

Che tipo di rapporto avete con i vostri formatori dopo aver finito il corso?

E.L.: Sono dei fari, il faro è il loro simbolo e per noi rappresentano questo, ci illuminano al momento dell'intervento. Sembra di sentire la cavalleria che arriva al galoppo durante una battaglia e allora sai che ci sono loro che ti aiutano. Sanno quello che provi in quel momento perché, a loro volta, con noi negoziano perché siamo SIC, nel momento in cui operiamo.

Siamo sotto stress, ci troviamo di fronte a una persona che non sai cosa vuole e non sa quello che vuole. Devi intermediare tra i vari protagonisti della vicenda. E dall'altra parte hai loro che sono il nostro faro nella tempesta.

G.C.: Sono un'ancora di salvezza, sai che sono lì. Anche perché, magari, in quel momento in cui stai negoziando hai dovuto mollare quello che stavi facendo, quello che è il nostro "lavoro primario" come Nucleo Investigativo, spegnere il cervello rispetto a quello che stavi facendo e accenderlo per fare il negoziatore.

Addestramento NEGO di primo livello, condotto da istruttori del GIS - Foto Arma dei Carabinieri
Addestramento NEGO di primo livello, condotto da istruttori del GIS – Foto Arma dei Carabinieri

Quindi, loro sono anche quelli che ti danno la scossa quando è necessario per affrontare al meglio la situazione. Uno pensa al GIS come alle classiche "teste di cuoio". No, loro hanno una professionalità tale che ti lascia a bocca aperta. Il rapporto è fantastico con loro.

Che cos'è che amate del vostro lavoro?

G.C.: Come figura del negoziatore amo tutto. Il pensiero di tenere acceso il telefono di notte è comunque bello perché fai il Carabiniere, sei ancora di più Carabiniere. Ti metti a disposizione di altri, che possono essere colleghi o Soggetti In Crisi. Il Carabiniere si interpone tra tutti, quindi a me piace tutto.

E.L.: Per me l'originalità. Ogni intervento è diverso perché ogni soggetto con cui vai a rapportarti è diverso. Lo stesso intervento che posso fare io o che può fare il collega di Crotone potrebbe sembrare uguale ma, in realtà, è completamente diverso.

Quindi, ogni volta è una sfida, mette alla prova le tue capacità di trovare un aggancio, una via d'uscita da quella crisi. Quando hai la fortuna di aiutare una persona che in quel momento magari ha deciso di suicidarsi, di lasciare questo mondo, e invece lo convinci a rimanere, ti sembra di salvare una vita. E magari è così.

Negoziatori del GIS - Foto Arma dei Carabinieri
Negoziatori del GIS – Foto Arma dei Carabinieri

Volete raccontare un'operazione a cui avete partecipato e che vi ha segnato particolarmente?

E.L.: Allora, io ho avuto un episodio di un'adolescente, particolarmente talentuosa, particolarmente peculiare, era veramente particolare come ragazza, che aveva manifestato intenti suicidi. Aveva 14 anni, poteva essere la mia sorellina o la mia cuginetta, la mia vicina di casa. Aver passato del tempo con lei, averla conosciuta, mi ha lasciato molto dentro di quella che è l'attuale realtà dei ragazzi.

Ma la cosa che io voglio sottolineare in questo caso è il fatto che, ovviamente, non c'è stata nessuna pubblicità di quell'intervento. E ciò rappresenta quel lavoro silente che tutti i giorni gli uomini e le donne dei Carabinieri fanno a favore di qualcuno. In quel caso io mi sono sentita utile verso di lei, abbiamo anche continuato a sentirci nei periodi successivi perché non volevo che si sentisse sola. Sapere di aver fatto qualcosa di buono lascia a te qualcosa, più di quello che l'altra persona ha preso da te.

Simulazione durante un corso formativo: negoziazione “face to face” di due allievi negoziatori, il soggetto sul davanzale finge di voler commettere suicidio. - Foto Arma dei Carabinieri
Simulazione durante un corso formativo: negoziazione “face to face” di due allievi negoziatori, il soggetto sul davanzale finge di voler commettere suicidio. – Foto Arma dei Carabinieri

G.C.: Anche io ricordo l'intervento con una ragazza di 20 anni che era salita su una gru, a circa 40 metri d'altezza, era una paziente psichiatrica. Me lo ricordo, in particolare, perché c'era stato un primo intervento da parte di un'infermiera del pronto soccorso dell'ospedale in cui si è sviluppato tutto. E quest'infermiera ha apprezzato quello che abbiamo fatto.

L'abbiamo "utilizzata" per comunicare con questa ragazza e alla fine l'intervento si è sviluppato e si è concluso bene, anche grazie ai Vigili del Fuoco con cui spesso lavoriamo. E ho visto quest'infermiere, una figura professionale abituata a diverse realtà, che è rimasta stupefatta per come siamo riusciti a gestire l'intervento. Come ha detto la collega, è quel lavoro silente che però da soddisfazione.

Vi siete definiti "una figura silente", forse perché in Italia è meno conosciuta. Probabilmente è più nota grazie a prodotti di intrattenimento stranieri…

E.L.: L'Arma nel suo cesto di professionalità ha tantissime figure, possiamo essere noi, il GIS o altri professionisti. Noi ci siamo, sappiamo che il nostro lavoro è quello. E non importa se poi il cittadino o il giornale sappiano che ci siamo, non è il nostro obiettivo far sapere che ci siamo.

Magari adesso ‘La Casa di Carta' e altri sceneggiati hanno riportato un po' alla ribalta questa figura. Però, in realtà, noi ci siamo nei momenti di crisi. E sappiamo lavorare.

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