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Incidente ferroviario a Brandizzo, ultime news

Strage di Brandizzo, cos’è successo: le ipotesi sulle cause dell’incidente ferroviario

Cosa sappiamo finora sull’incidente ferroviario di Brandizzo, dove un treno ha travolto e ucciso 5 operai della Si.Gi.Fer. di Borgo Vercelli: dalle vittime ai video come prova, dalle indagini ai sopravissuti.
A cura di Ida Artiaco
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Alle 23:49 di mercoledì 30 agosto un treno in trasferimento, che viaggiava a 160 chilometri orari, ha travolto e ucciso cinque operai che stavano lavorando alla manutenzione dei binari. È successo a Brandizzo, piccolo comune del Torinese, che il giorno successivo alla tragedia si è risvegliato con gli occhi dell'Italia puntati addosso.

Nella strage hanno perso la vita Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, di Brandizzo; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, di Vercelli; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso e Kevin Laganà, 22 anni di Vercelli. Lavoravano tutti per la Si.gi.fer di Borgo Vercelli. I loro resti, dopo l'impatto col convoglio, composto dalla locomotrice e da 11 vagoni vuoti, sono stati rinvenuti a 300 metri dal luogo della tragedia.

Due persone sono sopravvissute: si tratta dell'addetto di Rfi Antonio Massa, 47enne residente nel Torinese, e Andrea Girardin Gibin, 52 anni e caposquadra della Si.gi.fer. Entrambi risultano indagati in relazione all'incidente ferroviario.

La Procura di Ivrea contesta a entrambi il reato di omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale. Ciò significa che i due avrebbero agito con la consapevolezza di poter causare la morte dei loro colleghi. Il fascicolo d'inchiesta è stato affidato alle pm eporediesi Giulia Nicodemo e Valentina Bossi, che nelle scorse ore hanno visionato i filmati delle videocamere.

Il video di Kevin Laganà prima della tragedia

Fondamentale per la ricostruzione di quanto successo e per le indagini in corso è un video, girato con uno smartphone e ritrovato sul cellulare della vittima più giovane di Brandizzo, Kevin Laganà.

Si tratta di un filmato che non è mai stato condiviso, trovato per caso da un parente di Kevin sulla pagina Instagram del ragazzo, di cui possiede le credenziali d'accesso, e che mostra gli ultimi momenti vissuti dagli operati prima dell'incidente mortale.

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"Ragazzi se vi dico ‘treno' andate da quella parte", si sente nel breve filmato girato la sera del 30 agosto, in cui si vedono anche i lavoratori al lavoro su un tratto di ferrovia prima della strage. A lanciare l'avvertimento, mentre gli operai sono intenti a rimuovere il pietrisco sotto i binari, è Antonio Massa: "Quando faccio un fischio spostatevi di lato", ha aggiunto.

Parole, queste, che dimostrerebbero che l'uomo, indagato per l'incidente, era perfettamente a conoscenza del potenziale rischio che stavano correndo i sei lavoratori, ai quali sarebbe stato indicato di  aprire il cantiere nella stazione di Brandizzo nonostante mancasse un via libera ufficiale dalla dirigente movimentazione della stazione di Chivasso.

"Quel video è incredibile. Kevin lo ha lasciato come si può lasciare un’eredità: un filmato che non lascia dubbi e fa giustizia. Ha girato quelle immagini che gli mancava mezz’ora a morire, e quella stessa sera aveva mandato a mio padre il messaggio ‘ti amo’. Da una parte un testamento per far conoscere la verità, dall’altra un saluto per la persona che amava di più", è il commento del fratello di Kevin, Antonino, lasciato al Corriere della Sera, mentre il papà ha raccontato dell'ultimo messaggio inviato dal figlio su TikTok prima di morire: "Ti amo".

A lui fanno eco gli avvocati Enrico Calabrese e Marco Bona, difensori, rispettivamente, delle famiglie Laganà e Lombardo. "Si continua a ritenere il video assai utile alla ricostruzione della vicenda, posto che, dalle immagini, sembrerebbe emergere un modus operandi non occasionale con direttive impartite ai lavoratori assai pericolose per la sicurezza degli stessi. Il che fa sorgere dei dubbi anche sull' adeguatezza tecnica dei sistemi di comunicazione e di sicurezza: sul punto, e sulle relative indagini, si ribadisce la totale fiducia nell'operato della Procura della Repubblica di Ivrea", si legge in una nota.

Le 3 telefonate in 26 minuti e lo schianto in diretta

Altri elementi di prova fondamentali sono racchiusi in cinque registrazioni che comprendono tre telefonate effettuate in 26 minuti, l’ordine di "non procedere con i lavori" ribadito in due conversazioni che si susseguono. E poi lo schianto in diretta telefonica.

Dalle telefonate è emerso che sempre Antonio Massa, che aveva il ruolo di ‘scorta', cioè il tecnico di Rfi che accompagna la squadra di operai sui binari, avrebbe autorizzato verbalmente il ‘via' alle operazioni sul binario dello schianto, senza avere ottenuto alcun via libera dalla sala di controllo della stazione di Chivasso, dove la tecnica di Rfi (non indagata e sentita come testimone) per due volte, al telefono, gli aveva specificato di non dare l'ok per iniziare i lavori.

La telefonata più drammatica è la terza: si sente il rumore di un’esplosione. Massa e l’addetta di Chivasso sono in silenzio e a quel punto la conversazione si interrompe. Dopo la strage ci sono ancora due telefonate: "Sono morti tutti! Sono morti tutti sui binari!", urla Massa, in lacrime.

I cinque operai morti e i due sopravvissuti

I 5 operai morti a Brandizzo: da sinistra Giuseppe Aversa, Michael Zanera, Kevin Laganà, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Lombardo
I 5 operai morti a Brandizzo: da sinistra Giuseppe Aversa, Michael Zanera, Kevin Laganà, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Lombardo

A perdere la vita nella strage di Brandizzo sono stati cinque operai: Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, di Brandizzo; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, di Vercelli; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso e Kevin Laganà, 22 anni di Vercelli. Lavoravano tutti per la Si.gi.fer di Borgo Vercelli.

Devastati dal dolore i familiari, che hanno chiesto giustizia: "Non si può morire così", hanno ripetuto. Un testimone, un ragazzo di 18 anni di nome Samuele ha definito quella scena "infernale", con "quel che rimaneva dei corpi, sia in stazione, sia nel parcheggio vicino. C’erano sassi, pietre, detriti e sangue dappertutto".

In due sono sopravvissuti. Uno di loro, in particolare, ha raccontato di aver perso l'equilibrio a causa dello spostamento dell'aria per il passaggio del treno. Il secondo operaio sopravvissuto, invece, era al lavoro con delle attrezzature, poco distante.

Debora, cognata di Andrea Girardin Gibin, il caposquadra sopravvissuto all’incidente di Brandizzo, ha raccontato a Fanpage.it cosa ha visto il 50enne. “Ha visto i fari e si è buttato. Diceva di avere la squadra migliore, se n’è andato via con loro”, ha detto la donna.

Le indagini sulla dinamica e i presunti responsabili

Secondo la Procura di Ivrea, titolare delle indagini, non è stato un caso isolato quanto avvenuto la sera del 30 agosto a Brandizzo, dove gli operai si sono trovati a lavorare alla manutenzione dei binari della linea ferroviaria nonostante il passaggio dei treni. Un altro fronte di accertamenti potrebbe riguardare le modalità di formazione dei lavoratori.

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Sarebbe emersa in particolare una grave violazione delle procedure relative alle comunicazioni (o mancate comunicazioni) che hanno portato il team di operai a lavorare sui binari nonostante non fosse arrivato l'ok all’avvio del cantiere e ci fosse ancora il semaforo verde per i convogli in transito, visto che la circolazione non era stata bloccata.

Gli indagati sono due al momento, Antonio Massa, addetto della Rfi, e di Andrea Girardin Gibin, capocantiere della ditta Si.gi.fer.,  ma non si esclude che altri nomi possano essere iscritti nel registro degli indagati.

Durante l'interrogatorio Massa avrebbe sostenuto che non si aspettava il passaggio di quel treno. Anzi. "Pensavo fosse già passato, ne ero praticamente certo" avrebbe precisato. Alla domanda dei pm: "Lo ha visto o lo pensava?", lui ha replicato: "No, non l’ho visto direttamente".

Cosa non ha funzionato quella notte e quali sono le procedure di sicurezza

Ma quali sono queste procedure di sicurezza? Gli operai erano impegnati nella manutenzione straordinaria dei binari sulla linea regionale Milano-Torino vicino alla stazione di Brandizzo.

Ora, la procedura prevede che il cantiere venga aperto solo dopo il nullaosta della responsabile dell’ufficio di Chivasso all’agente di scorta (Massa), il quale deve compilare e firmare un modulo per l’apertura del cantiere. Con questo documento il capocantiere può dare inizio ai lavori. Inoltre, sui binari è previsto un dispositivo elettrico di sicurezza, il Cdb, Circuiti di binario, finalizzato a segnalare la presenza di treni o altro materiale sulla linea, in modo che l’ufficio preposto ne sia informato.

Allo stato in cui sono arrivate le indagini, pare che l'ufficio di Chivasso non abbia dato il nullaosta, ma, è emerso anche dal racconto di altri dipendenti, la procedura formale non viene quasi mai osservata e pochi firmano il nullaosta.

"È già capitato molte volte di iniziare i lavori in anticipo. In molte occasioni in cui ho lavorato lì, quando sapevamo che un treno era in ritardo ci portavamo avanti con il lavoro. C’era una regolazione, cioè il restringimento del binario, da fare con un convoglio atteso fuori dall’orario corretto di passaggio. Iniziavamo a lavorare, svitavamo i chiavardini. Dopodiché, prima del passaggio dei convogli ci buttavano fuori dai binari. Eravamo in sei-sette per ogni gruppo ma in quei casi c’era chi guardava le spalle. L’altra notte non è andata così, erano tutti sulla massicciata", avrebbe detto un ex operaio della Si.gi.fer. come riporta il quotidiano La Stampa.

Parallelamante in audizione alla Camera, l’ad della Rete ferroviaria italiana Strisciuglio ha detto che la società ha aperto una commissione d’indagine sull’incidente di Brandizzo.

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