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Cosa succederà in Italia dopo l’attentato di Nizza

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha presieduto oggi al Viminale il Comitato nazionale per l’ordine e la Sicurezza Pubblica. L’indicazione è quella di mantenere alto il livello di vigilanza e di allerta nel paese e di irrobustire controlli e sicurezza. Una decisione che prende le mosse da “un’approfondita analisi della situazione interna”, ha fatto sapere il ministro.
A cura di Claudia Torrisi
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il camion che ha mietuto 84 vittime

Ieri sera a Nizza un camion si è lanciato a velocità sulla folla che si trovava sul lungomare per le celebrazioni del 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia. Il bilancio è di 84 morti, e un centinaio di feriti 18 dei quali in condizioni molto gravi. Nonostante non ci sia stata ancora una rivendicazione, il presidente francese Francoise Hollande ha ribadito l'impegno del governo "nella lotta contro il terrorismo": "Rafforzeremo le nostre azioni in Siria e Iraq e continueremo a colpire dove si nascondono coloro che ci attaccano sul nostro suolo". Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha condannato l'attentato e ha espresso solidarietà alla Francia, aggiungendo, anche lui, che l'Ue continuerà "la nostra battaglia contro la violenza estrema e l'odio". Tutti i paesi europei, oltre a manifestare vicinaza al popolo francese, stanno valutando i propri sistemi di sicurezza e valutando come muoversi. Compresa, ovviamente, l'Italia.

Già ieri notte il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha fatto sapere di aver disposto un rafforzamento dei controlli Ventimiglia, ai tre valichi terrestri e a quello ferroviario al confine con la Francia, e ha assicurato che "i nostri apparati di sicurezza sono al lavoro".

Il ministro ha presieduto oggi al Viminale il Comitato nazionale per l'ordine e la Sicurezza Pubblica, con i vertici di forze dell'ordine, Stato Maggiore della Difesa e i responsabili dei Servizi di Intelligence. "Abbiamo deciso di rafforzare ulteriormente i nostri sistemi di vigilanza e di presidio degli obiettivi sensibili e costituito una forma di riunione permanente del Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo", ha dichiarato al termine di una conferenza stampa Alfano. L'indicazione è dunque quella di mantenere alto il livello di vigilanza e di allerta nel paese e di irrobustire controlli e sicurezza. Una decisione che prende le mosse da "un'approfondita analisi della situazione interna", ha fatto sapere il ministro.

Su parere conforme del Comitato, dunque, il Viminale ha disposto "l'intensificazione delle attività informative", in collaborazione con il Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) "che in seno al Dipartimento della Pubblica Sicurezza rafforza lo scambio di informazioni tra i vari organismi di Intelligence e le Forze di Polizia nazionali e straniere". Alfano ha assicurato che le nostre strutture di intelligence e delle forze di polizia "lavorano 24 ore al giorno per fare il massimo della prevenzione, ma nessun paese può dirsi a rischio zero".

Quanto a quello che è già stato fatto per contrastare quella che il ministro ha definito una "recrudescenza della minaccia jihadista", il Viminale ha fatto sapere di aver portato avanti "innumerevoli iniziative di prevenzione sul territorio nazionale, mirate verso luoghi di aggregazione e altri ambiti ritenuti sensibili in relazione al fenomeno dei foreign terrorists fighters/returnees, (terminal ferroviari e di trasporto pubblico frontiere aeroportuali e marittime), nonché mirati controlli straordinari di sicurezza anche in ambito carcerario e presso gli scali aeroportuali minori, marittimi, ferroviari e di autobus". Allo stesso tempo sono stati firmati dal primo gennaio del 2015 99 provvedimenti di espulsione "nei confronti di cittadini stranieri che hanno evidenziato indicatori di pericolosità". In sette casi si trattava di imam. Nello stesso lasso di tempo sono state controllate 154.136 persone; eseguite 2.717 perquisizioni su soggetti ritenuti "contigui ad ambienti dell'estremismo religioso"; controllati 32.776 veicoli e i passeggeri di 344 navi individuate sulle "rotte utilizzabili dai foreign fighters europei per recarsi in Siria o per ritornare in Europa". Gli arresti sono stati 531, sono state indagate in stato di libertà 837 persone e 83 sono finite in manette nel corso di indagini connesse al terrorismo internazionale.

Dal Comitato è anche arrivato parere favorevole su un piano di impiego di 7.050 militari nei servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili. Si tratta della prosecuzione dell'operazione "Strade Sicure", il cui contingente verrà utilizzato anche per il contrasto al terrorismo.

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