Cosa sappiamo sulla variante inglese tra i bambini e nelle scuole
Al momento non c'è alcuna prova scientifica o conferma, ma è un dato il fatto che laddove stanno circolando le varianti del Coronavirus, facendo scoppiare mini focolai locali, come quelli nelle regioni dell'Italia centrale, ad essere colpiti siano soprattutto i bambini e di conseguenza le scuole. "Non possiamo dire che ci sia un collegamento tra variante inglese e abbassamento dell'età dei contagiati, ma si tratta di una osservazione particolare perché molti degli ultimi casi sono stati individuati sono tra i bimbi delle scuole materne ed elementari, quindi più o meno fino ai 10 anni d'età, meno colpiti finora nel corso della pandemia", aveva già spiegato a Fanpage.it l'epidemiologa Stefania Salmaso, commentando i dati dell'ultimo monitoraggio effettuato dall'Associazione Italiana Epidemiologia (AIE) sull’andamento dell’incidenza di Covid-19 per classi di età in alcune regioni italiane. Anche perché la posizione ufficiale dell'Istituto superiore di Sanità è che "le varianti più preoccupanti non sembra causino sintomi più gravi in nessuna fascia di età", in particolare.
I dati attuali e le regioni coinvolte
Fatto sta che molti comuni, distribuiti tra Umbria, Abruzzo, Marche e Toscana, dopo il boom di casi delle ultime settimane collegati alle varianti e verificatisi soprattutto in ambito scolastico, hanno deciso di interrompere la didattica in presenza, chiudendo le scuole per almeno 15 giorni e dando il via ad un massiccio screening tra studenti e personale per fermare la trasmissione del contagio. È quanto è successo ad esempio nei comuni della Provincia di Perugia, già zona rossa da lunedì scorso. Secondo il monitoraggio dell'AIE, l'Umbria presenta "il tasso di incidenza totale più elevato, attribuibile alle classi più giovani della popolazione, in particolar modo nelle classi 6 – 10 e 11 – 13 anni". Situazione delicata anche in Abruzzo, dove tutte le scuole superiori sono tornate alla didattica a distanza, come stabilito da una ordinanza del governatore Marsilio, e in particolare a Pescara, dove il sindaco Carlo Masci ha esteso il provvedimento di chiusura a tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado della città: "Sono stato costretto a decidere per la Dad al 100% fino al 16 febbraio per un aumento repentino dei contagi, dal 4 al 14% nella fascia di età tra i 3 e 12 anni. Contagi della variante inglese", ha sottolineato.
Casi di variante inglese sono stati registrati anche nelle Marche e sempre in ambito scolastico. Contagi soprattutto tra gli alunni delle scuole di Tolentino, Pollenza e Castelfidardo, dove le scuole sono tornate ad essere chiuse mentre è in corso un maxi screening tra gli studenti e il personale docente e non docente. In particolare, da lunedì è stato predisposto un punto presso il piazzale esistente davanti alla piscina comunale di Tolentino per sottoporre a tampone molecolare gli studenti dell’Istituto Lucatelli, dell’Istituto ML King e 3 classi della prima media di Pollenza, oltre ai bambini della materna Rodari e i ragazzi del Liceo scientifico Filelfo. Senza dimenticare il caso del comune di Chiusi, in Toscana, diventato zona rossa dopo lo scoppio di un focolaio collegato alla variante inglese del virus partito sempre da una scuola materna.
Nuovo studio tra Italia e Israele
Ma situazioni del genere stanno sorgendo anche nel resto d'Italia. Dalla Puglia è ad esempio arrivato il monito dell'epidemiologo Pierluigi Lopalco: "Noi abbiamo realizzato un sistema di sorveglianza speciale per queste varianti che ci preoccupano molto: soprattutto quella inglese che è purtroppo legata al mondo della scuola, visto che gira tra i ragazzi. Motivo per cui in Inghilterra hanno chiuso le scuole". Su Twitter Roberto Burioni, virologo del San Raffaele di Milano, ha scritto: "Attenzione alle scuole con questa nuova variante molto più contagiosa". Nel testo che l'esperto ha allegato a supporto della sua dichiarazione si evidenzia un aumento dei contagi Covid-19 tra i bambini in Italia e in Israele, forse – ma è ancora da dimostrare – legato alla diffusione della variante inglese di Sars-CoV-2, più trasmissibile.