Cosa sappiamo su Filippo Mosca, il 29enne detenuto in carcere in Romania da 9 mesi in condizioni disumane
Filippo Mosca è rinchiuso in una cella del carcere di Porta Alba di Costanza in Romania da ormai 9 mesi per una condanna in primo grado a 8 anni e 6 mesi di carcere con l'accusa di spaccio internazionale di stupefacenti. Il giovane, originario di Caltanissetta, era andato in Romania per partecipare a un festival musicale con alcuni amici.
La vacanza è diventata presto un incubo per il 29enne italiano al centro di un'interrogazione parlamentare presentata dal deputato di Italia Viva Roberto Giachetti. Mosca è attualmente detenuto in una cella con altre 24 personein condizioni disumane.
La partenza per la Romania e l'arresto di Filippo Mosca
Filippo Mosca, 29 anni, nel maggio 2023 era partito con alcuni amici alla volta di Costanza per partecipare al famoso festival musicale Mamia. Poco dopo il suo arrivo nel Paese, però, il giovane è stato arrestato con l'accusa di traffico internazionale di droga. Nonostante il suo essere incensurato, il ragazzo è stato sottoposto a un processo sommario in primo grado dove ha ricevuto una condanna a 8 anni e sei mesi di detenzione.
Alla base della condanna, alcune prove ricavate da una conversazione intercettata tra il ragazzo e alcuni amici. I messaggi forniti dall'accusa, però, sarebbero stati tradotti erroneamente dall'Italiano. Della difesa si occupa ora l'avvocata Armida Decina, affiancata a un legale che invece segue il caso sul territorio romeno.
La condanna a 8 anni e 6 mesi per traffico internazionale di stupefacenti
Filippo Mosca ha ricevuto una condanna a 8 anni e sei mesi di detenzione da scontare in uno dei peggiori penitenziari d'Europa. Il 29enne è stato sottoposto a un isolamento Covid di 21 giorni in una cella "piena zeppa di topi ed escrementi anche sui materassi". Dopo 21 giorni, il ragazzo è stato spostato in una cella di 35 metri quadri con altre 24 persone. La mamma del 29enne, Ornella Matraxia, ha denunciato le condizioni di detenzione disumane patite dal figlio con il quale ha contatti quotidiani.
Secondo quanto raccontato dalla donna alla legale che si sta occupando del suo caso e alla Presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini, Mosca sarebbe costretto a condividere una cella con altre 24 persone in condizioni igienico-sanitarie critiche. "Non hanno neppure il bagno – ha spiegato -. Solo un buco nel pavimento che usano tutti e non viene mai pulito".
Il giovane può fare una doccia alla settimana, solo quando c'è l'acqua. "Che è fredda la maggior parte del tempo", specifica la madre. Dall'inizio della sua detenzione, inoltre, il 29enne non ha potuto consumare un pasto caldo. "I pasti in quel carcere consistono in un brodo sciacquato servito con un mestolo. Chi può permetterselo acquista scatolame di contrabbando".
L'aggressione subita da un detenuto nel carcere in Romania
Filippo Mosca sarebbe inoltre stato vittima di un tentato accoltellamento da parte di uno dei compagni di cella. Stando a quanto reso noto, il detenuto avrebbe aggredito il ragazzo per futili motivi, cercando di accoltellarlo e versandogli addosso l'acqua bollente di una pentola. "Il personale del carcere – ha spiegato a Fanpage.it la legale Armida Decina – non vuole fargli denunciare l'aggressione".
Il giovane è stato momentaneamente spostato in un'altra cella per allontanarlo dal detenuto che lo ha aggredito pochi giorni fa. Anche in questo caso, stando a quanto reso noto, il 29enne è costretto a condividere gli spazi con altre 20 persone.
L'attesa dell'autorizzazione per il colloquio in carcere
La legale italiana Armida Decina è in attesa di ottenere il via libera da parte del penitenziario di Porta Alba di Costanza per il colloquio con il suo assistito. Nel frattempo si affida alla madre, che invece lo sente telefonicamente tutti i giorni.
La legale che si occupa di assisterlo ha fatto sapere di essere in attesa del processo in appello, che però sarà seguito dall'avvocato rumeno sul posto. "Io – ha dichiarato Decina – mi occuperò di farlo tornare in Italia con l'estradizione. Non chiediamo che non sia sottoposto a processo, ma che abbia la possibilità di vedere i suoi diritti rispettati".