Cosa sappiamo di Cristina Golinucci e Chiara Bolognesi e perché i casi potrebbero essere collegati
Trent'anni di dubbi e misteri aleggiano intorno alla scomparsa di Chiara Bolognesi e Cristina Galinucci. Poche centinaia di metri, che circondano il convento dei frati cappuccini di Cesena, sembrano oggi più che mai aver assunto i contorni di una vera e propria scena del crimine.
Proprio in quel punto, il 1° settembre 1992, si persero le tracce di Cristina. Cristina aveva 21 anni quando parcheggiò la propria automobile per raggiungere l'adiacente luogo di culto. Ma nel convento non entrò mai. Speculare, per certi versi, la storia di Chiara Bolognesi, la diciottenne che il 7 ottobre scomparve da Ponte di Abbadesse, una località che si estende proprio al di sotto del parcheggio dal quale Cristina aveva fatto perdere le sue tracce.
Il corpo di Chiara, però, venne ritrovato un mese dopo nelle acque del fiume Savio in piena. Gli investigatori, all'epoca, inquadrarono il caso come suicidio.
Le storie che vedono protagoniste, loro malgrado, Chiara e Cristina sono per certi versi speculari. Due giovani proiettate verso il futuro, attive nel volontariato e che avevano frequentato la stessa scuola, l’istituto tecnico commerciale di Cesena.
Chiara e Cristina non si conoscevano e molto probabilmente, se il destino non si fosse accanito contro di loro, non si sarebbero mai incontrate. Ma oggi, secondo chi indaga, entrambe conoscevano l’uomo che le ha uccise.
I due cold case romagnoli, dove per cold case si intendono i casi di cronaca nera archiviati senza una soluzione, sono così tornati qualche giorno fa sul tavolo degli inquirenti. Quando dal cimitero urbano che domina il parcheggio limitrofo al convento dei frati Cappuccini sono state riesumate le spoglie di Chiara Bolognesi. La Procura di Forlì indaga per omicidio.
La scomparsa di Cristina Golinucci
Cristina aveva 21 anni e una profonda fede. Viveva Cesena quando, il 1° settembre 1992, dopo essere uscita di casa per andare al convento dei frati cappuccini per incontrare Padre Lino, suo confessore, fece perdere le sue tracce per sempre. La ragazza non varcò mai la porta del convento. Almeno, questo è ciò dichiarò proprio padre Lino Ruscelli, figura che per anni è rimasta centrale nell'inchiesta.
Raggiunto al telefono dai genitori, quest'ultimo aveva dichiarato di essersi accordato con Cristina per incontrarsi alle ore 14.30. I due dovevano organizzare il campo scuola. Ma, non vedendola arrivare, alle 15.00 si era ritenuto libero dall'impegno. Aggiunse anche che di lei non aveva avuto alcuna notizia.
Ma il giorno successivo gli amici e i parenti che la cercavano dappertutto trovarono la sua 500 azzurra non appena salirono al convento. Era parcheggiata proprio lì davanti. Eppure, padre Lino non ne aveva fatto parola.
Nel 1995, tre anni dopo, il programma Chi l'ha visto? mandò in onda la testimonianza di una ragazza che raccontò di essere stata abusata sessualmente. Era il 1994 e la zona coincideva proprio con quella in cui era scomparsa Cristina. Per lo stupro venne arrestato Emanuel Boke che nel 1992 era ospite proprio del convento dei frati cappuccini.
La testimonianza resa dalla giovane diede un nuovo input alle indagini. Sarà però solo nel 1999 che da fonti investigative trapelò un'informazione sconcertante: Padre Lino sapeva che fine aveva fatto Cristina, ma non lo aveva rivelato nell’immediatezza agli inquirenti.
Il frate, infatti, recatosi a trovare Boke in carcere, aveva ricevuto da quest'ultimo una confessione. Nello specifico, Emanuel Boke aveva confessato a Padre Lino di aver ucciso Cristina e di averne occultato in corpo. Ma la testimonianza del frate era arrivata solo nel 1993. Un anno dopo la scomparsa.
Il colloquio fra il religioso e Boke era stato registrato in carcere quando quest’ultimo stava scontando una condanna a cinque anni di reclusione per stupro. Ma successivamente, dopo la morte di Padre Lino, Boke ha negato quanto affermato dal medesimo e le indagini svolte non produssero alcun risultato utile.
La scomparsa di Chiara Bolognesi
Chiara Bolognesi fu ritrovata cadavere, e con indosso solo il reggiseno, nel fiume Savio a Cesena il 31 ottobre 1992. Era scomparsa il 7 ottobre dello stesso anno.
Come detto, il caso della giovane era stato archiviato come suicidio. Ma oggi, dopo trent'anni, si indaga per omicidio. A dare nuova linfa alle indagini, infatti, sarebbero le novità relative ad altre due ragazze, che agli inizi gli anni 90 frequentavano ambienti religiosi vicini a quelli di Chiara e Cristina. E che in quell'epoca sarebbero state vittime a loro volta di violenze sessuali da parte di un uomo.
Un uomo inserito proprio nel mondo cattolico di Cesena. Quegli abusi, tuttavia, sarebbero stati denunciati solamente nel 2010.
Così, la procura di Forlì, una settimana fa ha annunciato la riapertura delle indagini sia sulla morte di Chiara Bolognesi che su quella di Cristina Golinucci. Gli inquirenti sono infatti convinti che sotto i due omicidi ci sia la mano dello stesso killer.
Nonostante siano passati trent'anni la speranza è che possano emergere nuovi scenari, grazie alle tecnologie oggi disponibili, pur senza mai abbandonare la logica tradizionale. Fondata sulla ricostruzione di tutti i passaggi chiave delle due inchieste. Quelle di oggi e quelle di allora. Sempre per la ricerca di verità e giustizia.