È passato poco più di un mese dalla morte di Alice Neri, la giovane mamma di trentadue anni trovata senza vita nella sua auto nel modenese. Per il suo omicidio, sono finiti nel registro degli indagati tre persone: il marito, il collega di lavoro con il quale si era intrattenuta allo Smart Caffè per un aperitivo, e un terzo uomo di origini tunisine. Con il quale la donna si sarebbe intrattenuta per un’ora in auto.
Partiamo dal fondo. E per farlo propongo un cambiamento di visuale. Non più Alice è stata uccisa da un uomo. Ma un uomo ha ucciso Alice. Probabilmente Mohamed Gaaloul, il principale indiziato. Vi garantisco che la prospettiva cambia.
Perché Mohamed avrebbe ucciso Alice? Si chiedono gli inquirenti. Fondamentale, certamente, il movente ai fini di un’indagine per omicidio. Ma non affatto determinante. Perché il terreno su cui si giocano queste partite di sangue è quello delle emozioni criminali.
In chiave psichiatrica, difatti, l’incapacità di trattenere un istinto violento è un comportamento primitivo, che può avere un fattore scatenante, ma che non può e non trova mai giustificazione alcuna.
Potremmo descriverlo come un cerotto per curare l’orgoglio ferito. Ma a prescindere da questo, il movente non deve e non può spostare il baricentro di un’indagine.
Cosa sappiamo del presunto assassino di Alice Neri
Mohamed, in attesa di essere trasferito in Italia, è indagato anche per tentata estorsione ai danni di un’altra donna: l’avrebbe minacciata di diffondere video hard se lei non avesse rinunciato a un credito di 2.000 € nei suoi confronti.
Se le suddette accuse troveranno conferma, il profilo del tunisino sarà sicuramente riconducibile a quello di un predatore incline all’oggettivizzazione e allo sfruttamento delle donne. Un uomo che è abituato a mentire per il raggiungimento dei propri scopi e a utilizzare un approccio sessuale per trarre vantaggio anche economico dalle donne che incontra.
In questo scenario, è parimenti verosimile che la moglie tollerasse che lo stesso Mohamed avesse altre frequentazioni. Dal momento che, almeno per quanto è emerso, i soldi estorti sarebbero serviti proprio per finanziare il matrimonio.
Un matrimonio che, nella valutazione complessiva, non sembrerebbe neppure fondato su di un sentimento autentico. Sua moglie, difatti, sarebbe cittadina europea, mentre lui neppure titolare di un valido permesso di soggiorno. Ma, al contrario, bersagliato da un provvedimento di espulsione.
Un quadro, quello delimitato dalle nuove presunte accuse di estorsione, che si aggrava ulteriormente. Mohamed, inoltre, vanterebbe anche una serie di precedenti per spaccio.
Il mandato di arresto europeo
Il mandato di arresto europeo è una procedura di estradizione semplificata, uno strumento di cooperazione giudiziaria fra gli Stati membri dell'Unione Europea. Nel dettaglio, si tratta di un provvedimento giudiziario emesso da uno Stato membro, l'Italia nel nostro caso, diretto a favorire l’arresto e a garantire una rapida consegna del ricercato da parte dell’altro Stato membro dell’unione dove si trova la persona bersagliata da mandato di arresto. Mohamed, appunto. Allo scopo, ovviamente, di consentire l’esercizio di azioni giudiziarie, l’esecuzione di pene o di misure di sicurezza nei suoi confronti.
Proprio in ragione della celerità dell’istituto, l’uomo potrà arrivare in Italia nella settimana a cavallo tra Natale e l’ultimo dell’anno. Questo perché, a differenza dell’estradizione, la richiesta dello Stato membro è diretta alla Corte d'appello competente. Chiaramente, come da disposizioni comunitarie, l’uomo è stato interrogato in Francia dal presidente della Corte d’Appello. Ma lui non ha risposto.
L’arrivo in Italia, dunque, avviene in una tempistica davvero breve. E ciò perché, ribadisco, a differenza dell’estradizione, il MAE non prevede il filtro politico del ministro della Giustizia. Disposta, come nel caso di specie, la consegna di Mohamed, quest'ultimo si occuperà solo di garantire l'esecuzione del provvedimento e il mandato di arresto. Senza, come invece si verifica nell’estradizione tradizionale, avere il potere di decidere se negare o meno il mandato. In questo senso, la decisione è quindi solo esclusivamente giuridica.
Mohamed Gaaloul ammetterà mai le proprie responsabilità?
Una volta tradotto in Italia è chiaramente auspicabile che Mohamed Gaaloul collabori con le autorità per ricostruire le ultime ore di vita di Alice. Tuttavia, le sue caratteristiche personologiche escludono a mio avviso una sua ammissione di responsabilità a fronte di quanto accaduto la notte della scomparsa di Alice.
Un dato che, effettivamente, potrebbe complicare la ricostruzione del movente. In teoria, ma non in pratica. Mohamed, difatti, a conoscenza del fatto di esser stato ripreso dalle telecamere, ha cercato sin dall’inizio dell’indagine di affermare di essere salito sull’auto di “una ragazza bionda” per avere un passaggio.
Con il chiaro intento di motivare quanto ripreso. Per poi negare che i due si conoscessero, pur i fatti dicendo il contrario.
C’è un elemento investigativo, però, che non può passare inosservato. Alice Neri, salutato il collega, voleva tornare a casa. Poi qualcosa, o meglio qualcuno, l’ha costretta a cambiare idea. E ad andare incontro al suo tragico destino.
Cosa è accaduto ad Alice
La vittimologia è una disciplina che si occupa dei fattori che possono esporre una persona a diventare vittima di reati. Il rischio di vittimizzazione distingue tre livelli: basso rischio, medio rischio, alto rischio. Dunque, si tratta di livelli distinti in funzione della probabilità di un individuo di essere oggetto di aggressione, in relazione alle caratteristiche della propria vita personale, professionale e sociale.
In questo senso, tipica vittima ad alto rischio è quella dedita alla prostituzione per una serie di considerazioni: è costantemente esposta all'incontro con persone sconosciute, è impegnata in luoghi isolati fino a ore tarde e la sua scomparsa può non essere tempestivamente rilevata. Ciò detto, emerge evidente come Alice Neri possa catalogarsi come vittima a basso rischio. Rientrano infatti in questa categoria le persone con una stabile occupazione, amicizie solide e con percorsi e orari non prestabiliti.
Come già evidenziato, Alice quella sera, terminato l’aperitivo con il collega, aveva intenzione di tornare a casa. Per le modalità, però, di svolgimento dei fatti, quel che è possibile supporre con prossimità vicina alla certezza, è che quasi sicuramente vittima e carnefice si conoscevano. Probabilmente, Mohamed quella sera ha ricevuto un rifiuto dalla donna. E ha deciso di eliminarla. L’uomo, descritto dal suo storico bibliografico come un soggetto in grado di ottenere ciò che vuole dalle donne che incontra, ha voluto cancellare con l’incendio non solo le tracce. Ma Alice stessa.