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News sull'uccisione dell'orsa Amarena in Abruzzo

Cosa rischia l’uomo che ha ucciso a fucilate l’orsa Amarena in Abruzzo spiegato dal WWF

Dante Caserta, responsabile legale e vice presidente del WWF Italia, ha spiegato a Fanpage.it cosa rischia il 56enne che ha ucciso a fucilate l’orsa Amarena: “Bisognerà capire effettivamente che tipo di reato verrà contestato al soggetto in questione e quale sarà poi la pena da applicare, ma non sono eccessive. Non hanno alcun effetto deterrente rispetto ad una attività così grave come l’uccisione di una specie rara come quella degli orsi”.
A cura di Ida Artiaco
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È stato identificato e risulta al momento indagato il 56enne che ieri ha ucciso a fucilate l'orsa Amarena a San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e dall’Area contigua.

Secondo quanto si apprende, il 56enne si sarebbe giustificato dicendo: "Ho sparato per paura ma non volevo uccidere, l'ho trovata dentro la mia proprietà è stato un atto impulsivo, istintivo". L’uomo è stato denunciato a piede libero per uccisione di animale e con l'aggravante della morte di un orso, specie contemplata di recente dall'ordinamento giuridico. Ma cosa rischia adesso?

Fanpage.it lo ha chiesto a Dante Caserta, responsabile legale e vice presidente del WWF Italia. "C'è da dire prima di tutto che c'è un po' di confusione per quanto riguarda tutta questa disciplina. Bisognerà capire effettivamente che tipo di reato verrà contestato al soggetto in questione e quale sarà poi la pena da applicare".

Caserta ha spiegato che "se si applica la legge 157 di tutela della fauna, che regolamenta la caccia, l'articolo 30 per l'uccisione di specie particolarmente protette prevede la reclusione da 2 a 8 mesi e una ammenda da 774 euro a poco più di duemila euro. Trattandosi per altro di un reato contravvenzionale, ciò vuol dire che sostanzialmente il soggetto condannato può applicare l'oblazione, che consiste nel pagare la metà del massimo della pena per estinguere il reato. Se invece si dovesse applicare il reato 544bis del codice penale avremo una pena che vai da 4 mesi ai 2 anni di reclusione, ma teniamo conto che questi sarebbero il massimo della pena che normalmente non viene mai applicata".

L'aggressore dell'orsa Amarena rischia dunque pene non eccessive. Per altro, non è neppure la prima volta che si assiste ad un procedimento penale del genere. La stessa sorte di Amarena toccò il 12 settembre 2014 ad un altro orso bruno marsicano nel territorio comunale di Pettorano sul Gizio. In quel caso, l'autore dell’episodio è stato condannato nel 2021 dalla Corte di Cassazione al pagamento delle statuizioni civili.

Da qui la denuncia del WWF: "Le pene che sono previste non hanno alcun effetto deterrente rispetto ad una attività così grave come l'uccisione di una specie rara, come quella dell'orso marsicano, di cui restano solo 60 esemplari al mondo. Sono la specie più a rischio di tutto il continente europeo. Noi come WWF da tempo chiediamo che vengano aumentate le pene per coloro che si macchiano di reati così gravi perché attentare alla fauna protetta rappresenta un crimine di natura vera e propria. Si fa un danno enorme a tutto un ecosistema che deve essere tutelato. Aggiungo un altro aspetto: si è uccisa una orsa femmina tra le più prolifiche che ci sono, si è fatto danno forte alla specie".

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