Cosa prevede l’accordo per redistribuire i migranti in Ue e perché rischia di essere poco efficace
Un passo avanti importante, ma non decisivo. Rischia di essere questo l'accordo sulla redistribuzione dei migranti raggiunto tra i ministri dell'Interno dei 27 Paesi Ue. L'intesa arriva dopo 21 mesi di negoziato tra le nazioni europee, a partire dal Patto europeo su migrazione e asilo stilato dalla Commissione europea e allarga a tutto il Continente l'accordo di Malta, che coinvolgeva l'Italia e alcuni Paesi del Mediterraneo (e che non ha avuto risultati rilevanti).
Quello che verrà instaurato è un meccanismo di solidarietà obbligatorio: o si aiutano le nazioni con più alto afflusso di migranti, tra cui il nostro Paese, accogliendone una parte, oppure si sostengono economicamente gli sforzi per gestire i flussi. Il documento lo mette nero su bianco, fissando un principio mai esistito prima e quasi in contrapposizione rispetto al Regolamento Dublino III, che lascia la gestione dell'immigrazione in mano ai Paesi di primo approdo. Sicuramente 12 nazioni, tra cui Francia e Germania, si sono impegnate a ricevere i migranti, principalmente da Italia, Grecia e Spagna. I Paesi coinvolti potrebbero salire fino a 15. Tuttavia, secondo l'accordo politico trovato, non esisteranno quote. Non è quindi chiaro quanti migranti verranno redistribuiti, con l'opzione che rimane volontaria. Non solo: non è ancora stato previsto alcun meccanismo per quantificare il risarcimento economico da parte delle nazioni che non accoglieranno i profughi. Chi non vuole i migranti, poi, potrebbe non essere costretto a pagare i Paesi di primo approdo, ma potrebbe "bastare" il finanziamento alle nazioni di provenienza. Evidentemente, dunque, l'efficacia dell'intervento dipenderà dall'entità dei risarcimenti richiesti se non si è solidali.
Come annunciato dalla commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, nei prossimi giorni la presidenza francese e la Commissione europea organizzeranno un incontro della piattaforma di solidarietà per dare espressione concreta all'accordo. In quell'occasione si inizieranno a conoscere i dettagli. Per rassicurare i Paesi più restii a una maggiore condivisione dell'onere migratorio, come l'Ungheria e la Polonia, i ministri dell'Interno hanno poi dato il loro via libera ai regolamenti europei per rafforzare lo screening dei migranti e il database delle impronte digitali, così da "rafforzare la protezione delle frontiere dell’Ue”.