Cosa ha detto Matteo Messina Denaro subito dopo l’arresto: “Cosa Nostra? La conosco dai giornali”
Oggi pomeriggio il leader di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro è stato trasferito all'ospedale dell'Aquila. Il ricovero del boss, detenuto al 41bis nel carcere abruzzese e affetto da un tumore al quarto stadio, sarebbe stato motivato dall'intervento chirurgico al quale è stato sottoposto recentemente. A sollecitare l'immediato ricovero del mafioso era stato il suo legale, Alessandro Cerella: "Si è aggravato, le sue condizioni sono disperate, non mangia, beve soltanto, non sta bene, necessita di un immediato ricovero in ospedale", ha detto l'avvocato.
Fin dal giorno del suo arresto, all'interno del penitenziario abruzzese in cui è detenuto è stata allestita per l'ex super latitante una stanza dove effettuare i cicli di chemioterapia. Nelle scorse settimane Messina Denaro aveva subito un piccolo intervento per problemi urologici, rientrando però in giornata nell'istituto di pena.
"Cosa Nostra? La conosco dai giornali"
Nel frattempo, proprio nel giorno del ricovero del boss, sono emersi alcuni dettagli dall’interrogatorio di Messina Denaro a cui è stato sottoposto subito dopo l'arresto, il 16 gennaio 2023. Al procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e all'aggiunto Paolo Guido, il boss ha negato di aver commesso stragi e omicidi: "Non c'entro nella maniera più assoluta. Poi mi possono accusare di qualsiasi cosa, io che ci posso fare". L'ex latitante ha negato anche le accuse di traffico di droga. "Io mi sento uomo d'onore ma non come mafioso. Cosa Nostra la conosco dai giornali. Magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa Nostra", ha detto ai magistrati, ammettendo tuttavia di aver avuto una corrispondenza con il capomafia Bernardo Provenzano.
"Non c'entro con l'omicidio di Giuseppe Di Matteo"
"Una cosa fatemela dire. Forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo… ma con l'omicidio del bambino non c'entro", ha poi detto in riferimento all'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Mario Santo Di Matteo, rapito nel 1993 e sciolto nell'acido dopo essere stato tenuto in ostaggio per quasi 800 giorni. "Lei mi insegna – ha aggiunto al riguardo Matteo Messina Denaro – che un sequestro di persona ha una sua finalità, che esclude sempre l'uccisione dell'ostaggio, perché un sequestro a cosa serve? Ad uno scambio: tu mi dai questo ed io do l'ostaggio; il sequestro non è mai finalizzato all'uccisione", ha detto parlando al procuratore De Lucia. A uccidere il bambino, ha aggiunto, è stato il capomafia corleonese Giovanni Brusca, fuori da sé per essere stato condannato all'ergastolo per l'uccisione dell'esattore Ignazio Salvo. "Ma… allora, a tutta coscienza – ha detto Messina Denaro – se io devo andare in quel processo, che è ormai di Cassazione, devo andare per sequestro di persona. Quindi a me perché mi mettete – non voi, il sistema – come mandante per l'omicidio, quando lui dice che poi non ci siamo visti più?".
"Mi avete preso solo per la mia malattia"
L’interrogatorio di cui sono stati rilasciati degli stralci è stato depositato oggi, 8 agosto. Oltre a negare il suo coinvolgimento con Cosa Nostra, Messina Denaro ha detto agli inquirenti che l’unico motivo per cui è stato catturato sono le sue condizioni di salute: "Non voglio fare il superuomo e nemmeno l'arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia". Il boss ha raccontato che, fin quando ha potuto, ha vissuto stando lontano dalla tecnologia, sapendo che sarebbe stato un punto debole. Il giorno del suo arresto, Messina Denaro si trovava alla clinica di cura La Maddalena di Palermo, dove si stava curando per un tumore che – ha ricordato oggi il suo legale Alessandro Cerella – è ormai arrivato al quarto stadio. La latitanza del boss è durata quasi 30 anni.