Cosa fare in caso di incidente nucleare: la bozza del nuovo Piano nazionale del Governo italiano
È pronta la bozza del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari in cui vengono definite le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati "oltre frontiera", in Europa e in paesi extraeuropei. La guerra in Ucraina e le ultime notizie degli attacchi russi agli impianti del Paese, da Chernobyl a Zaporizhzhia, hanno infatti spinto il Governo italiano ad accelerare e a stilare il documento, previsto dal decreto legislativo 101/2020, che dovrebbe essere approvato in Conferenza Unificata a breve.
Nel piano c'è di tutto: dalla misura del "riparo al chiuso", con l'indicazione alla popolazione di "restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni", fino alla idioprofilassi e al controllo della filiera produttiva. "A seguito di un incidente severo a una centrale nucleare – si legge – , e sulla base di valutazioni dosimetriche, si può presentare la necessità di intervenire per ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti. L’esposizione può avvenire in modo diretto (inalazione da aria contaminata, irraggiamento diretto da suolo e da nube), a seguito del passaggio della nube radioattiva o in modo indiretto, per inalazione da ri-sospensione o ingestione di alimenti e bevande contaminati". Vediamo, di seguito, nel dettaglio di cosa si tratta.
Le misure a tutela della salute pubblica
Prima di tutto, nel documento vengono indicate le misure di tutela della salute pubblica. Il piano distingue le cosiddette misure protettive dirette, cioè riparo al chiuso e iodoprofilassi, attuate nella prima fase dell’emergenza nelle prime ore dal verificarsi dell’evento, dalle misure protettive indirette, che comprendono restrizioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale, misure a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico, e monitoraggio della radioattività nell’ambientale e delle derrate alimentari. Sono attuate nella seconda fase dell’emergenza.
Le tre fasi dell'emergenza nucleare
La bozza del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, firmata dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, consiste infatti in 3 fasi, considerate in base all'evoluzione dello scenario incidentale considerato (che a sua volta può essere a un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali, oltre 200 km dai confini nazionali e a un impianto extraeuropeo).
In sintesi, la prima fase inizia con il verificarsi dell’evento, e si conclude quando il rilascio di sostanze radioattive è terminato ed è caratterizzata dal passaggio sul territorio interessato di una nube radioattiva: qui sono necessarie azioni tempestive di contrasto all’evoluzione incidentale, e l’attuazione tempestiva delle misure protettive a tutela della salute pubblica. La seconda fase è successiva al passaggio della nube radioattiva, ed è caratterizzata dalla deposizione al suolo delle sostanze radioattive e dal loro trasferimento alle matrici ambientali e alimentari. Infine, la terza fase è quella che mira al passaggio da una situazione di esposizione di emergenza a una situazione di esposizione esistente o programmata, e all’ottimizzazione della strategia di protezione. Inizia quando il territorio è stato caratterizzato dal punto di vista radiometrico e la sorgente è stata messa sotto controllo.
Il testo della bozza del piano
Di seguito, il testo completo della bozza del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari: