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Tragedia sulla Marmolada, crolla ghiacciaio

Cosa è successo sulla Marmolada secondo gli esperti: “Ghiaccio si è staccato a velocità altissima”

Le cause che hanno dato origine alla catastrofe della Marmolada secondo gli esperti: il caldo eccessivo. La frana è scesa a una velocità di 300 km/h per 500 metri.
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Il crollo del ghiacciaio della Marmolada, il punto più alto delle Dolomiti, ha causato sette morti accertate, ma si pensa che possano esserci ancora diversi dispersi oltre alle decine di feriti colpiti sulla via normale e più frequentata per le escursioni.

Tra le ragioni che hanno causato il distacco, c'è sicuramente il caldo eccezionale. Gli esperti, come Reinhold Messner, il noto scalatore, o come Renato Colucci, glaciologo del Cnr, hanno espresso diverse ipotesi e teorie. Qui le abbiamo raccolte tutte.

Le parole di Reinhold Messner

Reinhold Messner, l'alpinista, ha dichiarato all'AGi che in merito al distacco della Marmolada la colpa è sicuramente del caldo: "Sono salito più volte sulla Punta di Rocca, ma non vado lì da tanti anni ormai. Il ghiaccio lì è quasi tutto andato, non c’è più ghiaccio. Questi seracchi cadono, certo, per la gravità, ma la causa vera, originaria, è il caldo globale, che fa sciogliere i ghiacciai e rende più probabile che si stacchi un seracco. Ciò che è accaduto lì, accade ogni giorno in tutti i ghiacciai".

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Le parole del glaciologo Colucci

Per il glaciologo Renato Colucci quello della Marmolada è un "evento destinato a ripetersi". Il motivo è sempre legato al caldo. Ecco le parole di Colucci, glaciologo del Cnr: "Da settimane le temperature in quota sulle Alpi sono state molto al di sopra dei valori normali, mentre l'inverno scorso c'e' stata poca neve, che ormai quasi non protegge più i bacini glaciali. Il caldo estremo di questi ultimi giorni, con questa ondata di calore dall'Africa, ha verosimilmente prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale alla base di quel pezzo di ghiacciaio che in realtà è una ‘pancia".

Le parole del presidente della provincia di Trento

Il presidente della provincia di Trento Maurizio Fugatti ha specificato che il distacco si è verificato a una velocità di 300 chilometri orari per circa 500 metri di discesa: l'equivalente di due campi da calcio colmi di ghiaccio: "Il materiale che si è staccato è invece esteso su un fronte di due chilometri sulla via normale ad un'altezza di circa 2.800 metri: e questo significa, appunto, che la massa di materiale staccatosi ha percorso almeno 500 metri con una velocità stimata dai tecnici pari a 300 km l'ora".

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Le parole degli altri esperti

"I cambiamenti climatici hanno reso più instabile l'alta montagna e i ghiacciai non sono più in equilibrio", ha detto invece all'ANSA il glaciologo Massimo Frezzotti, dell'Università Roma Tre.

"I seracchi sono il risultato di un processo naturale, ma quando la temperatura diventa troppo elevata il rischio di crolli può aumentare. Attualmente l'isoterma zero sulla Marmolada si trova circa mille metri più in alto rispetto alla vetta più elevata. Cioè, il punto di congelamento è molto più in alto del ghiacciaio. Il crollo di un seracco, dice ancora il glaciologo, "è un pericolo oggettivo che in montagna può sempre accadere, ma ci sono momenti in cui il pericolo aumenta e, con esso, la probabilità di un crollo".

Per il glaciologo Aldino Bondesan dell’università di Padova: "In 100 anni perso il 90% del volume, quest’anno è il peggiore. Peggiore del 2003, quando si verificò il massimo arretramento stagionale dei ghiacciai. La fusione media dei 200 ghiacciai sulle Alpi ha raggiunto 1,5-2 metri all’anno. Per alcuni lo spessore si è ridotto a 60/70 metri. È preoccupante. Le condizioni della Marmolada, poi, sono particolari: il versante è abbastanza regolare, su un piano inclinato, ma si tratta di un ghiacciaio di pendio, non incastonato in una valle bensì a fronte aperto. E quindi è meno stabile, si trova su uno scivolo e manca il ghiaccio davanti che sostenga quello a monte. Con il processo di fusione si libera una grande quantità d’acqua, che si infiltra nei crepacci e favorisce il distacco del ghiaccio dalla roccia. L’acqua insomma funge da lubrificante, creando le condizioni ideali per i crolli: è quello che si definisce rischio glaciologico". 

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