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Covid 19

Cosa dicono gli esperti sulla nuova variante scoperta in Sudafrica

Da Burioni alla Salmaso, da Galli a Bassetti, cosa pensano gli esperti italiani della nuova variante B.1.1.529 del Covid scoperta in alcuni paesi africani nelle scorse settimane.
A cura di Ida Artiaco
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La nuova variante B.1.1.529 del virus (Sars-CoV-2), scoperta per la prima volta in alcuni paesi africani nelle scorse settimane, ha messo in agitazione politici ed esperti. La maggior parte dei governi europei, Italia inclusa, è corsa subito ai ripari, vietando i viaggi da Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatin e Malawi per evitare che la variante possa trasmettersi in maniera incontrollata e dare la possibilità agli scienziati di studiarla per capirne la contagiosità e la capacità di eludere gli anticorpi vaccinali. La B.1.1.529 è infatti caratterizzata da un numero molto alto di mutazioni, ben 32, sulla proteina spike, quella su cui agiscono i vaccini, ma al momento non si hanno altre informazioni aggiuntive. Ma quale è il parere di virologi ed epidemiologi italiani?

Secondo Stefania Salmaso, membro dell’Associazione Italiana di Epidemiologia che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell'Istituto superiore di sanità (Iss), "sappiamo ancora poco di questa variante e di conseguenza non sappiano neanche quanto dobbiamo preoccuparci". In una intervista a Fanpage.it ha sottolineato che "siccome presenta numerose mutazioni, c'è la seria possibilità che possa sfuggire agli anticorpi indotti dalla vaccinazione". Bene, tuttavia, la decisione del Ministero della Salute di bloccare sin da ora i collegamenti con i Paesi in cui la variante stessa è stata individuata. È d'accordo anche Roberto Burioni, virologo dell'Università di Milano: "Ovviamente la prudenza è d'obbligo. Per cui fa benissimo il nostro paese a bloccare gli ingressi dalle zone dove è presente", ha scritto su Twitter.

Per Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, "si tratta di un virus isolato in Africa, in particolare in Botswana e Sud-Africa che ha subito molte mutazioni sia della struttura principale sia della proteina spike. Sembra una evoluzione peggiorativa della Delta per la diffusibilità, ma non sembra più aggressiva. Il fatto positivo è che sembra molto semplice da trovarsi: basta la semplice PCR e non il sequenziamento. Tradotto: tutti i laboratori la possono trovare. Buca i vaccini? Il fatto di avere così tante mutazioni (fino a 50) la renderebbe più sfuggevole all’azione degli anticorpi. Ma non abbiamo dati certi. I laboratori stanno verificando rapidamente se, come e quali vaccini possono funzionare. Nel frattempo dobbiamo essere terrorizzati? Io credo di no. Bisogna essere preoccupati il giusto, continuare a vigilare, controllare tutti i viaggiatori che arrivano da paesi dove la pandemia non è limitata dalle vaccinazioni, isolare e mettere in quarantena controllata i soggetti affetti da questa e altre varianti, ma sopratutto dobbiamo continuare a vaccinare con prime dosi chi non lo ha ancora fatto e con terze tutti gli altri", ha scritto su Facebook. Anche per Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani di Roma, "il messaggio che dobbiamo lanciare è: facciamo attenzione, osserviamo, studiamo e poi verifichiamo quali sono le azioni per combattere questa altra ulteriore variante".

Sulla nuova variante sudafricana "non fasciamoci la testa ma la preoccupazione è legittima", è stato infine il commento dell'infettivologo Massimo Galli, già responsabile del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ospite di Che giorno è su Rai Radio 1. "Dalle varie cose che stanno emergendo è necessario capire se, questa variante, diventerà un competitor della Delta, e tutti capiamo che la faccenda diventerebbe seria. Non sappiamo se è possibile che questa variante sia in grado di bucare il vaccino, io non sono convinto di questo ma non abbiamo i dati per poterlo dire. Il vaccino probabilmente continuerà a fare il suo mestiere".

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