video suggerito
video suggerito

Cosa dice sentenza della Corte d’Appello su “comportamento incauto” degli studenti morti nel sisma dell’Aquila

Secondo la Corte d’Appello dell’Aquila, i 7 studenti morti nel sisma di 15 anni fa decisero autonomamente di restare nelle loro case studentesche mettendo in atto un “comportamento incauto” non giustificato o legato alle comunicazioni rassicuranti della Commissione Grandi Rischi che si era riunita appena 5 giorni prima del terremoto.
A cura di Gabriella Mazzeo
88 CONDIVISIONI
Immagine

Nella giornata di ieri, lunedì 15 luglio, la Corte d'Appello dell'Aquila ha confermato la sentenza già emessa in primo grado secondo la quale i 7 studenti deceduti nel sisma di 15 anni fa si sarebbero comportati in modo incauto restando a dormire nelle loro abitazioni nonostante le diverse scosse di terremoto che si erano verificate dal 31 marzo 2009 fino al giorno della tragedia. A rivolgersi alla Corte d'Appello erano stati i legali dei familiari di 7 studenti morti nel sisma che ora dovranno pagare anche le spese legali.

Alla Corte d'Appello si sono rivolti i genitori di Nicola Bianchi (Sergio Bianchi, sua moglie Marinella Fiore e la sorella Alessandra Bianchi), la mamma e la sorella di Ivana Lannutti, Maria Rita Prosperi e Ilaria Lannutti; il padre, la madre e il fratello di Carmelina Iovine, i genitori di Sara Persichitti e le famiglie di Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bortoletti e Tonino Colonna.

Nicola Bianchi
Nicola Bianchi

I genitori delle vittime avevano chiesto che la Presidenza del Consiglio dei Ministri pagasse i danni, patrimoniali e non, quantificabili per ciascuno dei familiari tra i 500mila e i 600mila euro. La Corte d'Appello però ha ritenuto che la Commissione Grandi Rischi non avesse influenzato la condotta degli studenti che invece avrebbero scelto di restare nelle loro case fino al tragico sisma del 6 aprile 2009.

Durante un riunione del 31 marzo 2009, la Commissione Grandi Rischi aveva rassicurato la popolazione circa la pericolosità dello sciame sismico, anche se 5 giorni dopo si è verificato il terremoto che ha fatto crollare decine di edifici tra i quali anche quelli per gli studenti.

Prefettura de L'Aquila dopo il terremoto del 2008
Prefettura de L'Aquila dopo il terremoto del 2008

Secondo la Corte d'Appello, i ragazzi non avrebbero potuto sapere di quanto sostenevano i membri della Commissione poiché l'unica dichiarazione in merito fu rilasciata da De Bernardinis (vice capo del Dipartimento della Protezione Civile di allora) a una televisione locale.

Secondo la Corte, nell'intervista Bernardinis avrebbe fatto intendere che le scosse di quei giorni stavano precedendo un sisma di maggiore durata, ma che il rilascio di energia quotidiano avrebbe prevenuto eventi più gravi e di magnitudo maggiore. Questa comunicazione non avrebbe indotto nessuno a cambiare abitudini fino al giorno del sisma. Secondo i giudici, non si può provare il nesso tra l'affermazione della Commissione nella persona di Bernardinis e il "comportamento incauto" dei ragazzi morti nel terremoto.

Per i giudici, la comunicazione della Protezione Civile non fu "così invasiva da rassicurare la popolazione convincendola a restare a casa" e Nicola Bianchi (al contrario della fidanzata che tornò a Teramo), avrebbe deciso "deliberatamente" di restare all'Aquila dopo aver appreso dal Tg le comunicazioni rassicuranti della Commissione Grandi Rischi. Lo stesso, secondo i giudici, varrebbe per Ivana Lannutti, che avrebbe deciso di restare all'Aquila dopo aver effettuato alcune ricerche sul web, Enza Terzini, e gli altri giovani coinvolti nella tragedia, colpevoli secondo i magistrati di essere rimasti nelle loro case.

La Corte d'Appello ha quindi condannato gli appellanti a pagare le spese legali in favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri per oltre 13mila euro.

88 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views