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Cosa ci dice l’autopsia sull’ex vigilessa Sofia Stefani e perché è importante la perizia balistica

Cosa è emerso dall’autopsia su Sofia Stefani, l’ex vigilessa uccisa il 16 maggio scorso in un ufficio della polizia locale di Anzola dell’Emilia da Giampiero Gualandi: l’esperta di balistica forense Benedetta De Luca spiega a Fanpage.it perché saranno necessari altri elementi, di natura balistica e ricostruttiva, per capire ciò che si è verificato realmente.
Intervista a Benedetta De Luca
medico legale in formazione ed esperta di balistica forense
A cura di Susanna Picone
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Sofia Stefani e Giampiero Gualandi
Sofia Stefani e Giampiero Gualandi

Sofia Stefani, l’ex vigilessa 33enne uccisa il 16 maggio scorso in un ufficio della polizia locale di Anzola, sarebbe morta per il colpo di pistola esploso da distanza ravvicinata che l’ha colpita sotto lo zigomo sinistro. Queste le prime indiscrezioni trapelate dopo l’autopsia effettuata sul corpo della giovane donna, per il cui omicidio è attualmente in carcere l’ex comandante Giampiero Gualandi, 63enne con il quale la vittima aveva avuto una relazione.

Secondo le prime indiscrezioni, i rilievi confermerebbero la dinamica di un colpo partito dal basso verso l’alto, a distanza piuttosto ravvicinata dal volto della vittima. Per tentare di chiarire con esattezza quanto accaduto in quell’ufficio la Procura ha chiesto risposte ad esperti medico-legali e balistici: autopsia e perizia balistica saranno decisivi per capire cosa è accaduto il 16 maggio nell’ufficio nel Bolognese e se è credibile la difesa di Gualandi, che sin dall’inizio ha parlato di un colpo partito per sbaglio dopo una colluttazione con l’ex vigilessa.

Ne abbiamo parlato con Benedetta De Luca, medico legale in formazione ed esperta di balistica forense.

Benedetta De Luca
Benedetta De Luca

Sofia Stefani è stata uccisa da un colpo di pistola sparato dall'arma di ordinanza di Giampiero Gualandi. Secondo il racconto dell’uomo c'è stata una colluttazione ed è partito un colpo per errore dalla pistola che aveva con sé perché – è la sua versione – doveva pulirla. Una versione a cui però la Procura e il Gip che ha disposto la custodia cautelare non hanno creduto. Ma quanto è credibile l’ipotesi di uno sparo accidentale? Cosa possiamo dire dell’arma dell’indagato?

L’arma utilizzata è una pistola semiautomatica di marca Glock. Le pistole prodotte dalla Glock presentano un sistema chiamato “Safe Action”, basato sul funzionamento di 3 sicure: sicura integrata nel grilletto, sicura al percussore e sicura anticaduta. Tutte e tre le sicure si disinseriscono in sequenza quando viene premuto il grilletto e si riattivano automaticamente quando quest’ultimo viene rilasciato. Affinché la pistola possa sparare, il tiratore deve premere contemporaneamente sia la sicura del grilletto che il grilletto stesso. Questo meccanismo fa sì che il colpo possa partire solo quando qualcuno prema contemporaneamente la sicura del grilletto e il grilletto stesso. In questo caso particolare, l’ipotesi che il colpo sia partito accidentalmente durante una colluttazione richiede due fasi:

1. l’arma scarrellata (cioè con carrello aperto) e con caricatore carico poggiata sulla scrivania, deve essere andata in chiusura durante la colluttazione: questo implicherebbe che il carrello, chiudendosi, abbia camerato una cartuccia nella camera di cartuccia (rendendo l’arma pronta allo sparo),
2. successivamente, durante la colluttazione qualcuno deve aver premuto, volontariamente o involontariamente, la sicura del grilletto e il grilletto stesso.

Con i soli elementi a nostra disposizione, è difficile esprimersi in merito all’eventuale ipotesi accidentale. Elemento che però a parer mio è molto strano, sta nel fatto che l’arma fosse poggiata sulla scrivania con carrello aperto e caricatore carico inserito. L’indagato ha dichiarato che stava pulendo l’arma: le norme di sicurezza, però, prevedono che prima di pulire l’arma, venga rimosso il caricatore.

È stata effettuata l’autopsia sulla vittima. I rilievi, secondo le prime indiscrezioni, confermerebbero la dinamica di un colpo partito dal basso verso l’alto, a distanza piuttosto ravvicinata dal volto della vittima. Come si possono leggere questi elementi? È una dinamica compatibile con entrambe le ricostruzioni di procura e difesa?

La descrizione del tramite (il tramite, cioè il tragitto percorso dal proiettile nel corpo, viene osservato e ne viene descritta la direzione nelle tre coordinate dello spazio) viene fatta considerando la posizione anatomica del corpo umano, cioè perfettamente dritto in posizione eretta. Bisogna però considerare che nello spazio il corpo si muove e può assumere diverse posizioni che non sempre coincidono con quella anatomica. Ciò vuol dire che un tramite diretto dal basso verso l’alto potrebbe non essere partito da un punto più basso della stanza (ed essere attivato a un punto più alto della stanza) ma, banalmente, aver prodotto un tramite così orientato per la particolare posizione che il corpo ha assunto nello spazio.

Immaginiamo l’arto superiore di uomo nello spazio che presenta un foro d’ingresso nella mano e un foro d’uscita nel gomito. Questo tramite intracorporeo avrebbe una direzione diretta dal basso (foro d’ingresso nella mano) verso l’alto (foro d’uscita nel gomito). Non necessariamente però è stato prodotto da un colpo diretto dal basso verso l’alto. Infatti, se l’arto superiore fosse piegato con la mano rivolta in avanti e il gomito in linea con la spalla, un colpo esploso frontalmente ed in linea retta (o quasi) potrebbe determinare lo stesso tramite (cioè un foro d’ingresso nella mano e uno d’uscita sul gomito).

Passando invece a considerare la distanza ravvicinata, per definizione, si intende un colpo esploso a distanza di circa 10-20 cm. In tali casi, sul foro d’ingresso potranno essere visibili, in varia misura, gli effetti della fiamma, dei fumi e delle particelle di polvere da sparo. Queste caratteristiche rendono plausibile sia l’ipotesi di un colpo partito accidentalmente durante la colluttazione, che un colpo esploso volontariamente dall’aggressore. Ciò vuol dire che saranno necessari altri elementi, di natura balistica e ricostruttiva, per capire ciò che si è verificato realmente.

Se durante l’autopsia fosse stato ritrovato un colpo esploso a distanza, si sarebbe potuta escludere l’ipotesi di un colpo partito durante una colluttazione: questa ipotesi infatti prevede che le due persone che stanno litigando, siano vicine tra loro.

Appare importante ai fini delle indagini anche la disposizione delle gocce di sangue sparse nell’ufficio di Gualandi nella sede del comando di polizia locale di Anzola. Perché?

La disposizione delle tracce di sangue, ma anche la loro morfologia, potranno fornire informazioni utili per la ricostruzione dell’evento.

Perché invece è importante la consulenza balistica già disposta dalla Procura? Come si svolgerà e che elementi può fornire?

L’indagine balistica si basa sullo studio delle traiettorie, sull’analisi del corretto funzionamento dell’arma sequestrata, sull’esame comparativo dei reperti (bossoli e proiettili o frammenti di questi), sulla ricerca dei residui dello sparo. I consulenti nominati, come prima cosa, analizzeranno la documentazione che viene consegnata dal pubblico ministero in sede d’incarico e cioè, ad esempio, il verbale di sopralluogo fatto dalla Polizia Giudiziaria al momento dell’evento oppure anche i verbali di repertazione. Se necessario, chiederanno al Pubblico Ministero la possibilità di fare loro stessi un sopralluogo sul luogo dell’evento per studiare gli spazi ed eventuali impatti.

Poi analizzeranno i reperti (bossoli, proiettili e arma repertati) per comprendere se i bossoli e proiettili sono stati esplosi dall’arma in giudiziale se questo. Lo faranno mediante l’esame comparativo eseguito con il microscopio ottico comparatore. Osserveranno inoltre se i proiettili presentano deformazioni, dovuto all’impatto con una certa superficie. Studieranno anche la meccanica dell’arma sequestrata per capire se questa funzionava correttamente. Ovviamente queste sono solo alcune delle indagini possibili ma tutte fondamentali per ricostruire l’evento.

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