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Neonata rapita in ospedale e ritrovata a Cosenza

Cosa c’è dietro il rapimento della neonata a Cosenza: da Rosa Vespa follia o lucida consapevolezza?

Quella di Rosa Vespa, accusata di aver rapito una neonata da una clinica a Cosenza, appare come una messa in scena strutturata e costruita nel dettaglio. Ma è possibile che sia realmente così? È verosimile che suo marito nel corso di nove mesi non si sia mai accorto di niente?
A cura di Margherita Carlini
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È una storia che ha sconvolto tutti quella relativa al rapimento della neonata da un clinica Cosenza. Ma cosa può esserci dietro al gesto di questa donna, Rosa Vespa, 51 anni, che dopo aver simulato per nove mesi una finta gravidanza è arrivata a rapire una neonata spacciandola a tutti come il suo Ansel?

Quella di Rosa Vespa appare come una messa in scena strutturata e costruita nel dettaglio a partire dal giorno in cui, sui suoi profili social, annuncia insieme al marito Moses, la gravidanza e che si conclude il 21 gennaio con il rapimento della piccola. Un rapimento di cui Rosa oggi si assumerebbe tutte le responsabilità, e che la donna avrebbe asserito essere stato il risultato di una decisione impulsiva e disperata presa d’impeto all’interno della clinica “Sacro Cuore” di Cosenza, senza alcuna premeditazione.

Ma è possibile che sia realmente così? È verosimile che suo marito nel corso di nove mesi non si sia mai accorto di niente? E cosa può esserci alla base di un comportamento di questo tipo, follia o una lucida preordinazione dei fatti?

Sicuramente per far luce su questa vicenda saranno necessari approfondimenti clinici e psicodiagnostici per comprendere quale sia il reale funzionamento di questa donna ed altrettanto importanti saranno gli accertamenti investigativi sui dispositivi di proprietà dei coniugi e rispetto alle testimonianze acquisite.

In base agli elementi emersi fino ad ora sembra verosimile supporre di essere di fronte ad un soggetto lucido e perfettamente in grado di scegliere quali azioni porre in essere per raggiungere il suo obiettivo. Rosa appare piuttosto che non consapevole, non curante delle possibili conseguenze delle sue azioni. Un soggetto pertanto totalmente ego-riferito per il quale il desiderio di maternità era diventato una vera e propria ossessione. Rosa sembra non aver tenuto in considerazione (non essersi interessata) le conseguenze che le sue azioni avrebbero potuto avere sui genitori del bambino che avrebbe rapito, sul bambino stesso e anche su suo marito, che al momento risulterebbe (vista la decisione del GIP di scarcerarlo senza l’applicazione di alcuna misura) estraneo ai fatti.

Rosa avrebbe pertanto pianificato una falsa gravidanza, correlata con tanto di false visite mediche, immagini ecografiche cercate in rete, falsi certificati di nascita e false foto di un bambino, il suo Ansel, la cui carnagione, di giorno in giorno, diventava sempre più chiara. Dai messaggi intercorsi tra Rosa ed il marito, per quanto difficile da credere, parrebbe verosimile l’estraneità dell’uomo ai fatti.

L’8 gennaio la donna gli comunica tramite messaggio che sarebbe entrata in clinica e che sarebbe stata in procinto di partorire asserendo che lui non poteva assistere a causa delle restrizioni per il Covid. In realtà in quei giorni Rosa avrebbe pernottato in un hotel della città. "Io sono tranquilla", scrive la donna, invitando il marito a monitorare Whatsapp dove qualche minuto dopo la donna invierà a Moses la foto di un neonato di colore appena venuto al mondo. È tramite questo canale che per giorni la donna condividerà fotografie prese da internet di bambini che, con il passare del tempo, hanno un incarnato diverso. Poi Rosa torna a casa dichiarando a parenti e marito che il piccolo Ansel è stato trattenuto in struttura per via del Covid. Sembra che la donna abbia mostrato a sua madre, che vive con loro, il latte che si tirava per il suo bambino. Altrettanto impressionanti sono alcune fotografie prodotte dall’avvocato di Moses a sostegno della sua estraneità, del pancione di Rosa, somigliante a quello di una donna in uno stato di gravidanza avanzata.

È possibile quindi ipotizzare una gravidanza isterica? Cioè una condizione clinica che, seppur in rari casi, porta la donna a credere di essere incinta sviluppando una serie di modificazioni fisiche e di sintomi tipici dello stato di gravidanza? Una condizione questa da escludere nel caso di specie, dal momento che le risultanze emerse deporrebbero per una piena consapevolezza di Rosa in riferimento al suo reale stato. Saremmo pertanto di fronte ad un’abile manipolatrice, che ha fatto della mistificazione una prassi, mostrandosi disposta a tutto pur di realizzare il suo scopo, quello di diventare madre, arrivando a fare delle ronde (questo avrebbero dichiarato alcuni testimoni), fuori dalla clinica, i giorni precedenti al rapimento.

A fronte di ciò appare legittimo chiedersi anche cosa sarebbe successo alla neonata rapita se la polizia non fosse intervenuta così velocemente. Come avrebbe gestito la situazione Rosa? Come avrebbe giustificato a suo marito e ad i suoi familiari che il suo Ansel era in realtà una bambina? Per quanto in ambito meramente ipotetico, non è possibile escludere a priori che questa vicenda avrebbe potuto avere un esito ben più drammatico, che Rosa avrebbe forse potuto scegliere di eliminare la bambina, di inscenarne una morte improvvisa, pur di preservare tutta la sua messa in scena agli occhi degli altri.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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