Cos’è Eid al-Adha, la festa musulmana del sacrificio degli animali in onore di Dio
Milioni di musulmani in giro per il mondo da oggi celebrano la ‘Festa del Sacrificio' che andrà avanti fino alla sera del 4 settembre: in questa occasione, i religiosi prenderanno parte a rituali che rimettono in scena la prova dell'obbedienza di Abramo a Dio, il quale aveva chiesto all'uomo di sacrificare la vita del figlio Ismaele. Ma perché questa ricorrenza fa così tanto discutere?
Eid al-Adha e non solo. In arabo si scrive ‘عيد الأضحىا ‘ e si traduce con ‘Festa del Sacrificio' ed è la festa che i musulmani celebrano ogni anno nel mese lunare di Dhu l-Hijja, in pratica il dodicesimo e ultimo mese lunare del calendario islamico. In questo mese qui i musulmani compiono il loro celebre pellegrinaggio, chiamato ḥajj e che rappresenta il quinto pilastro dell'Islam (i cinque obblighi previsti dalla religione che includono la testimonianza di fede, la preghiera 5 volte al giorno, l'elemosina e il digiuno durante il ramadan), al ‘Masjid al-Ḥarām' cioè la Grande Moschea della Mecca che è la più grande del mondo.
Sgozzamenti. A far molto discutere quando si parla di ‘Festa del Sacrificio' è il rituale di sgozzamento degli animali previsto: ma in cosa consiste? Chiarito che protagonisti dei sacrifici non sono gli esseri umani, come alcuni possono erroneamente pensare, vediamo in cosa consiste il rito svolto in onore di Dio.
Da Abramo agli animali, decine di animali sgozzati vivi in piazza. Secondo quanto tramandato dalla religione, Dio chiese ad Abramo di sacrificare il figlio Ismaele in suo onore. L'uomo accettò e mentre si accingeva a uccidere il figlio, un angelo lo fermò: questa fu la prova della totale fede di Abramo nei confronti di Dio e da quel giorno si festeggia appunto la ‘Festa del Sacrificio'. Il rituale implica la recita del Takbīr (l'espressione che si traduce in ‘Dio è il più grande') da parte di un uomo e il successivo sgozzamento di animali vivi, adulti e sani (che possono essere montoni, capre, pecore), secondo le linee guida previste dalla macellazione rituale ‘halāl' (valida anche per gli ebrei) che, a differenza di quelle comunemente impiegate, non permettono lo stordimento (che non uccide l'animale, ma gli permette di non sentire dolore e non essere cosciente). Una volta morto dissanguato (come avviene anche per la macellazione non rituale) l'animale viene macellato e la carne viene divisa in tre parti: per la famiglia, per gli amici e per i poveri.
Preghiere e regali. La Festa del Sacrificio non è solo pellegrinaggio e sgozzamenti, ma anche un periodo di preghiera intenso per i fedeli e un'occasione per scambiarsi doni e riunirsi in famiglia: un po' come accade per i cristiani con la Pasqua quando, tra l'altro, per celebrare la resurrezione di Cristo, vengono uccisi gli agnelli. L'agnello pasquale, o sacrificale, rappresenta infatti Gesù che si è sacrificato per la salvezza degli esseri umani.
Pregiudizi e timori. In queste ore nel nostro Paese i musulmani si preparano per questi cinque giorni di preghiera e per celebrare la festività tanto importante per la loro religione: le pratiche di sgozzamento senza stordimento in luoghi pubblici non coinvolgeranno il nostro Paese, in cui sono vietate per legge, se non in specifiche strutture, i macelli appunto, debitamente certificati e gestiti da personale qualificato e formato.
Critiche e moralisti. Non si sprecano le condanne delle persone che si schierano contro il rituale del sacrificio che, pur non avendo fatto una scelta di vita ‘vegetariana' o ‘vegana', si sentono comunque in dovere di dimostrare il loro dissenso, magari mentre stanno infornando un arrosto, preparando il ragù o mangiando una bistecca al sangue: insomma, tutti animalisti con la religione degli altri.