Corte europea dei diritti Umani condanna l’Italia: “Riconosca le unioni gay”
L'Italia deve riconoscere legalmente le unioni delle coppie dello stesso sesso altrimenti lede i loro diritti. Lo ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti Umani condannando il nostro Paese sul tema delle unioni gay. In particolare i giudici della corte di Strasburgo, che è un organo giurisdizionale internazionale ma non è un organismo dell'Unione europea, erano stati chiamati a valutare il comportamento del nostro Paese nei confronti di sei uomini nati tra il 1959 e il 1976, componenti di tre coppie omosessuali. Sono stati questi infatti a ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro l'Italia lamentando che la nostra legislazione discrimina e lede i diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali in tema di unioni gay. I giudici gli hanno dato ragione condannando l'Italia per violazione della Convenzione dei diritti dell'uomo e in particolare per la violazione dell'articolo 8 che regolamenta il "diritto al rispetto della vita familiare e privata".
Tra i ricorrenti anche Enrico Oliari, presidente di Gaylib, l'associazione nazionale dei gay liberali e di centrodestra, che da tempo si batte per il riconoscimento in patria delle unioni gay. Il primo caso preso in esame dalla Corte riguarda una coppia che si è rivolta al tribunale dopo aver avuto vari rifiuti in tutte le sedi istituzionali e giudiziarie. In particolare la coppia nel 2008 aveva chiesto al Comune di Trento che fosse istituita anche per loro la possibilità di sposarsi. Dopo il rifiuto vi era stato il ricorso al tribunale che però aveva respinto la richiesta così come aveva fatto la Corte costituzionale giudicando il loro quesito inammissibile. Simile le vicende delle altre due coppie, che dopo i vari no hanno deciso di rivolgersi a Strasburgo.
Nelle motivazioni dei giudici si legge: "La corte ha considerato che la tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile" . Del resto la Corte si era già espressa in merito in altre occasioni come nel 2013 quando aveva condannato la Grecia aver escluso le coppie dello stesso sesso dalle unioni civili.