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Covid 19

Tutti a casa per emergenza Coronavirus: tranne gli operai nelle fabbriche e nei cantieri

Chiusi i negozi di abbigliamento, i ristoranti, pub, pizzerie. Aperte le fabbriche e i cantieri. Il decreto del Presidente del Consiglio per contrastare l’epidemia coronavirus non ferma il lavoro di milioni di operai che domani mattina, come ogni giorno, saranno in fabbrica o saliranno sulle impalcature. Ma chi garantirà la loro sicurezza?
A cura di Davide Falcioni
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Tutti a casa, tranne gli operai. Il nuovo decreto del Presidente del Consiglio per contrastare l'epidemia di coronavirus in Italia impone la chiusura di gran parte degli esercizi commerciali, salvo quelli che vendono beni di prima necessità come negozi di generi alimentari, distributori di carburante, farmacie, tabaccai ed edicole. Milioni di operai invece continueranno ad andare al lavoro: nel suo discorso alla nazione Giuseppe Conte ha chiesto che le fabbriche continuino la produzione ordinaria, a patto che i titolari siano in grado di garantire rigorose ed efficaci misure di sicurezza.

Ma chi controllerà? Verranno disposte visite da parte dell'Ispettorato del Lavoro o si lascerà che gli operai lavorino gomito a gomito, magari senza dispositivi per la sicurezza personale? Gli incidenti e i morti sul lavoro dimostrano che nel nostro paese c'è ancora molto da fare sul tema della sicurezza. Gli imprenditori sapranno affrontare con responsabilità l'emergenza sanitaria? Qualche dubbio in merito è stato espresso dai sindacati. "Pensiamo – scrivono in una nota congiunta CGIL, Cisl e Uil – sia il momento di concordare, ove ritenuto necessario, una riduzione modulata (dal rallentamento fino alla sospensione momentanea) della attività lavorativa manifatturiera e dei servizi, utilizzando al tal fine gli ammortizzatori sociali legislativamente disponibili o che saranno resi disponibili dai provvedimenti che sono in discussione e, ove se ne conviene, gli strumenti previsti dai CCNL. Lavorare in sicurezza e tutelare la salute nei luoghi di lavoro per sconfiggere il Virus sono la condizione necessaria per rilanciare, il più presto possibile, la nostra economia e difendere l’occupazione".

Per il segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli "ad oggi ancora troppe aziende non prendono seriamente la diffusione del coronavirus. Se non sono in grado di garantire la salute dei lavoratori, si fermino subito. Mettere al minimo il motore del paese, ci sono ancora troppi episodi di cinismo padronale. Anche oggi denunciamo il comportamento di numerose aziende che non prendono seriamente  il nuovo contesto in cui più che mai bisognerebbe accogliere i lavoratori e impedire che si  ammalino. E’ di assoluto buonsenso, dopo le nostre segnalazioni, il provvedimento di Fca di chiudere temporaneamente gli impianti di assemblaggio per 3 giorni e riprendere appena saranno messi  a norma, secondo l’ultimo Dpcm 9 marzo. Allo stesso tempo ci sono aziende come Magneti Marelli che viaggiano a 21 turni, altre che  lavorano chiedendo il sabato straordinario, Whirlpool che non rispetta le distanze minime a Cassinetta e ArcelorMittal che costruisce Comitati di emergenza ma non è in grado neanche di rispettare le regole minime per garantire la salute degli operai in nessuno dei siti e si dimostra totalmente contraria a far lavorare in smart-working i lavoratori addetti a mansioni da subito  remotizzabili".

L'USB ha chiesto la sospensione delle attività produttive per il rischi che gli operai si ammalino di Covid 19 e proclamato lo Stato d'Agitazione: "I datori di lavoro,  pur oggetto di disposizioni dettagliate per l’adozione di misure di protezione e prevenzione, si limitano ad adottarle in minima parte, aggiornando i DUVRI (documento unico per la valutazione dei rischi da interferenze) su livelli di rischio molto bassi. Il governo dia ai datori di lavoro indicazioni e prescrizioni precise, univoche, adeguate e urgenti, superando la discrezionalità delle aziende, per salvaguardare la salute dei dipendenti. Le vite dei lavoratori e delle lavoratrici valgono più dei profitti".

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