Terzo magistrato positivo al Coronavirus a Milano: sanificazione in tutto il Palazzo di Giustizia
Terzo caso di contagio da coronavirus tra i magistrati del Palazzo di giustizia di Milano. Nella notte un sostituto procuratore generale ha accusato una crisi respiratoria ed è stato soccorso e sottoposto al tampone, risultato positivo. Avviata una sanificazione straordinaria degli ambienti della cittadella di giustizia milanese.
Milano, sostituto procuratore positivo al coronavirus
Il sostituto procuratore positivo al test si trova ricoverato in isolamento al Policlinico di Milano. L’intera Procura Generale è stata interdetta per alcune ore e sono in corso le operazioni di sanificazione in tutta l’area. Attivate anche le verifiche sulle persone che hanno avuto contatti con il pubblico ministero. Verifiche anche su un altro caso in corte d'appello, non confermato al momento.
Palazzo di giustizia chiuso nel weekend per sanificazione
Il Prefetto di Milano ha disposto, in accordo con il ministero della Giustizia, una santificazione straordinaria di tutto il Palazzo di Giustizia. Sarà effettuata tra sabato e domenica, quando gli uffici resteranno chiusi. L'accesso sarà consentito solo ai magistrati e al personale amministrativo per garantire la continuità dei "servizi minimi ed essenziali".
Stanno meglio i primi due magistrati contagiati
Nei giorni scorsi altri due magistrati milanesi, marito e moglie, sono risultati positivi al tampone e sono stati ricoverati all'ospedale Sacco. Le loro condizioni sarebbero buone. Una trentina di persona era finita in isolamento per precauzione.
Aveva fatto discutere la decisione dei vertici del Tribunale di tenere aperte le porte, con alcuni accorgimenti precauzionali, per non fermare i processi. Le udienze sono quindi proseguite, ma con l'accesso consentito solo "alle persone strettamente necessarie". Le misure non sono bastate però a evitare che il contagio arrivasse anche al Palazzo di giustizia, dove transitano in media settemila persone al giorno tra addetti ai lavori e pubblico. Dopo i primi casi sono stati presi provvedimenti più stringenti, senza mai arrivare alla chiusura della cittadella giudiziaria e allo stop definitivo alle attività.