Coronavirus spaventa le aziende lombarde: “Lavoratori a casa, grave danno economico”
La minaccia del Coronavirus sta costringendo molte aziende lombarde a chiedere ai propri dipendenti di rimanere a casa. Non accade solo nell'area del Lodigiano dove un'ordinanza ha imposto lo stop alle attività commerciali, la chiusura degli uffici e l'interruzione dei mezzi pubblici. Anche le aziende di Milano e dell'hinterland si preparano ora per fronteggiare l'epidemia del Coronavirus che finora in Lombardia ha coinvolto almeno 39 persone, tutte collegate al focolaio di infezione partito da Codogno.
Aziende spaventate: a casa i lavoratori lodigiani
Gli uffici del personale dei grandi gruppi come Eni, Snam e Saipem e molte altre aziende stanno contattando i dipendenti che risiedono nei comuni in provincia di Lodi indicati tra quelli a rischio. A questi viene indicato di rimanere a casa ed evitare il più possibile i contatti sociali. Lo stesso ha fatto il Comune di Milano che ha "sospeso dalle attività lavorative i dipendenti degli uffici comunali e delle controllate che provengono dai comuni ove sussiste un cluster di infezione". Identica misura anche per la Camera di Commercio.
Rischi per l'economia, il governo promette sostegno economico
Sindacati e imprese lanciano l'allarme sulle possibili ripercussioni economiche sull'epidemia. "Ne abbiamo assolutamente parlato e abbiamo ricevuto garanzie da parte del presidente del Consiglio" sul sostegno economico per le aziende delle aree colpite, ha spiegato il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa.
Inps pronta a concedere la cassa integrazione alle aziende coivolte
Il governo e l'Inps stanno "studiando le contromisure da adottare per i lavoratori delle aziende situate nell'area interessata dall'ordinanza del ministero della Salute d'intesa con la Regione Lombardia", ha spiegato la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, "una l'abbiamo già individuata ed è quella di concedere loro la cassa integrazione ordinaria (Cigo): trattandosi di un evento imprevedibile, qual è questo, non c'è bisogno di una norma ad hoc". Catalfo ha aggiunto che questo è "un primo ma tempestivo intervento che possiamo mettere in campo e come ministero del Lavoro e delle Politiche sociali", ma "siamo pronti a predisporne altri qualora ve ne fosse la necessità".
Ilaria Capua: Non è più tempo per negazionismo e
La virologa Ilaria Capua ha avvertito, in un intervento su Fanpage.it che di fronte ai focolai italiani "non c’è tempo di dire ‘Io non credo a quel che mi dicono le istituzioni'. Non c’è tempo per fake news, teorie del complotto, negozionismo". È necessario invece rispettare con attenzione le regole e "le linee guida proposte dalle organizzazioni internazionali che saranno recepite dallo Stato, dalle Regioni, dai Comuni. Noi dobbiamo semplicemente – si fa per dire – fare lo sforzo di rispettare quelle regole. In questo momento non c’è tempo per l’improvvisazione".