Sedici anziani positivi al Coronavirus in una Residenza sanitaria assistita: si teme un nuovo focolaio
Campanello d'allarme in Sicilia. Sedici anziani ospiti di una Residenza sanitaria assistita di Villafrati, comune in provincia di Palermo, sono risultati positivi al Coronavirus. Potrebbe aprirsi dunque un nuovo focolaio di COVID-19, con l'intera struttura che può contare su cento persone tra dipendenti e ospiti, che è stata posta in isolamento. Si aspettano gli esiti dei tamponi, con la speranza che il numero di eventuali nuovi contagiati non sia alto.
Coronavirus, sedici anziani positivi in una Residenza sanitaria assistita
Sono ben sedici gli anziani ospiti della Rsa di Villafrati risultati positivi al Coronavirus. Tutta la struttura è stata messa in isolamento, anche se il rischio dell'apertura di un focolaio di COVID-19 che è molto alto. Undici anziani sono stati trasportati all'ospedale di Partinico, che già ospitava quattro altri positivi provenienti da Palermo. Le cento persone che hanno avuto contatti, con gli ospiti, sono in isolamento e aspettano l'esito dei tamponi.
Come si è diffuso il COVID-19 nella Residenza per anziani
Secondo la prima ricostruzione a portare il virus nella struttura potrebbe essere stata una giovane rientrata in Lombardia ai primi di marzo. La ragazza ha fatto visita al nonno, accusando dopo 4-5 giorni i primi sintomi del Coronavirus. Dopo che il tampone ha dato esito positivo sono scattati i controlli a tappeto e le restrizioni nella struttura, dove già c'erano i primi casi di anziani con febbre. Nel frattempo tutto il personale in servizio nel giorno della visita della ragazza ha deciso di restare all'interno della struttura. Queste le parole del sindaco di Villafrati Francesco Agnello riportate da Repubblica: "Stiamo facendo il massimo per contenere il contagio – ha commentato il sindaco di Villafrati Francesco Agnello – Nella struttura lavorano molti nostri concittadini, ma anche persone dei comuni vicini. Ho fornito agli altri sindaci l’elenco delle persone che hanno lavorato nella struttura dal momento del probabile primo contagio. In modo che possano avviare anche loro le indagini per mappare contatti e spostamenti dei soggetti che lavorano nella nostra Rsa e che potenzialmente potrebbero essere positivi”.