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Covid 19

Secondo fondazione Gimbe in Italia abbiamo 208mila contagiati da Coronavirus: 65% sono casi sommersi

Secondo la fondazione Gimbe i casi di coronavirus accertati in Italia sono solo la punta dell’iceberg. Basandosi si alcune percentuali registrate in Cina i ricercatori sono arrivati ad affermare che nel nostro Paese ci siano circa 128mila casi in più di quelli confermati. Ma se un quadro di questo tipo potrebbe a prima vista spaventare, in realtà nasconde anche delle buone notizie. Infatti, se l’universo di contagiati è molto più ampio, questo significa che il tasso di letalità è più basso di quello che ci aspettiamo dai dati a disposizione al momento.
A cura di Annalisa Girardi
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In Italia i casi confermati di coronavirus sono 80.539: questo il bilancio dell'ultimo bollettino della Protezione civile. Ma ormai è opinione comune che si tratti di cifre sottostimate, in quanto ci sarebbero ancora molti positivi asintomatici che non sono stati sottoposti a tampone. Sarebbero i cosiddetti casi sommersi, persone che hanno contratto il Covid-19 ma che non presentano sintomi e non sanno quindi di essere infette. Secondo la fondazione Gimbe, questi sarebbero circa il 65% del totale: i casi di coronavirus in Italia sarebbero quindi ben più numerosi, arrivando a quota 208.360.

La fondazione si occupa di promuovere attività di formazione e ricerca in ambito sanitario: per affermare che il numeri di contagiati nel nostro Paese sia ben più del doppio rispetto a quelli ufficialmente confermati, i ricercatori di Gimbe sono partiti dai dati epidemiologici cinesi. Le autorità sanitarie di Pechino hanno suddiviso la popolazione contagiata contando un 81% di casi lievi, un 15% di ricoverati e un 5% di pazienti in terapia intensiva. Attenendosi a queste percentuali, il numeri di casi conteggiati dalla Protezione Civile appare come la punta dell'iceberg: ci sarebbero circa altri 128mila casi sommersi, persone che non hanno sintomi (oppure presentano solo qualche linea di febbre o un po' di tosse), che sono nelle loro case e che non vengono conteggiate dalle autorità. Le quali compilano le statistiche secondo i dati provenienti dagli ospedali e dai medici.

Ma se un quadro di questo tipo potrebbe a prima vista spaventare, in realtà nasconde anche delle buone notizie. Infatti, se l'universo di contagiati è molto più ampio, questo significa che il tasso di letalità è più basso di quello che ci aspettiamo dai dati a disposizione al momento. Questo infatti indica il numero di deceduti sul totale degli ammalati: alzando un parametro la percentuale cala notevolmente: se le statistiche adesso attribuiscono al coronavirus un tasso di letalità al 10,1%, aggiungendo circa 128mila casi di contagiati questo scenderebbe al 3,9%.

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