Roby Facchinetti: “A Bergamo è peggio di come la raccontano: c’è uno sconforto enorme”
"Mi raccomando, tu, i tuoi cari, la tua famiglia, non vi fidate, state al sicuro" mi dice Roby Facchinetti alla fine di una telefonata emotivamente forte. L'ex Pooh è di Bergamo, vive a Bergamo e sulla sua pelle sta vivendo queste settimane che definisce di terrore. Ovunque si gira vede persone a lui care che o non ci sono più o hanno perso qualcuno a causa del coronavirus. Bergamo è in una situazione tragica, le immagini delle salme trasportate dall'esercito hanno fatto il giro del mondo. E proprio quelle immagini hanno colpito Facchinetti così tanto da farlo correre in studio a tentare di mettere in musica quelle emozioni, quello sconforto, ma anche quella rabbia. Quello che ne è uscito è "Rinascerò, rinascerai", un brano le cui parole di speranza ha voluto affidare a Stefano D'Orazio. In pochi giorni, quindi, hanno unito le forze, assieme a Danilo Ballo che lo ha arrangiato e il mixaggio di Marco Barusso, a cui si sono aggiunti i cori cantati da un gruppo di voci bergamasche riunite grazie alla collaborazione di Daniele “Vava” Vavassori, e le chitarre del finale suonate da Diego Arrigoni, chitarrista dei Modà. Il brano è stato accompagnato anche da un video che vede protagonisti, oltre alla città orobica anche medici, bambini, imprenditori e giocatori e allenatore dell'Atalanta.
Salve signor Facchinetti…
Ti prego, diamoci subito del tu, ti devo confessare che questo maledetto virus ci sta rendendo tutti uguali, per questo eliminiamo le distanze, il voi, diamoci tutti del tu che sicuramente è meglio, facilita, meno formalità.
Allora, Roby, parliamo del momento in cui è scattata la voglia di scrivere questa canzone?
La settimana scorsa, quando abbiamo viso tutti l'immagine ormai simbolica dei camion che trasportavano le salme, io e la mia famiglia eravamo già da due settimane chiusi in casa, impauriti, terrorizzati. Nel frattempo avevo perso anche degli amici, dei parenti, conoscenti, perché quello che sta continuando ad avvenire qui a Bergamo – dove i numeri sembrano molto più di quelli che stanno dando, perché non c'è una famiglia bergamasca che non sia stata colpita, direttamente o indirettamente dal virus – è tremendo: si vive già dalla settimana scorsa nel terrore, io qui ho figli nipoti, c'è mia moglie, ovviamente, parenti o fratelli, per cui ogni volta che squilla il telefono mi va il cuore in gola. In questa situazione, chiusi in casa, barricati, ho visto quest'immagine e come tutti ci siamo commossi, abbiamo pianto tutti, sono immagini che non pensavo di poter vedere, ma neanche immaginare.
È stato un dolore nazionale, quell'immagine è diventata simbolica. Come si è trasformata in musica?
Eravamo già provati dal dolore, dalla paura che potesse accadere qualcosa, ho visto queste immagini ed è stato un dolore indescrivibile, però nello stesso tempo provavo anche una tale rabbia, perché questa cosa è oltre ogni immaginazione, così dopo 10 minuti di pianti sono andato nel mio studio, al pianoforte, e in cinque minuti è nato questo brano. Subito dopo ho scritto queste due parole, "Rinascerò, rinascerai", nate dalla volontà di non starci e di dire no, è inaccettabile. Appena finita la composizione ho chiamato Stefano D'Orazio e, travolto dalla commozione, gli ho chiesto se avesse visto quell'immagine. Era stravolto anche lui, che non è di Bergamo ma ci ha vissuto 40 anni, quindi è un bergamasco acquisito. Gli ho detto che avevo scritto questo brano, con la voglia di fare qualcosa, che avevo già un titolo e gli ho chiesto di scriverci un testo e così è nato, in poche ore.
Era il momento di dare una parola di speranza.
Certo, è un voler reagire, ‘Rinascerò, rinascerai' è un messaggio chiaro, non lasciamoci prendere dalla paura, dalla tristezza, appunto, perché questa cosa qui finirà, deve essere una carica positiva di energia positiva, perché la musica è anche questo. E questo brano, nel suo piccolo, sta avendo un ruolo importante.
Voi non ne trarrete un euro da questa operazione, giusto?
Sì, tutto ciò che maturerà da questa operazione andrà devoluto all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
E a proposito di ospedali, nel video tra i protagonisti ci sono medici e infermieri, ma anche bambini…
Mia moglie è volontaria dell'Abio e così abbiamo fatto un po' di telefonate a medici che conosco e mi hanno mandato una trentina di queste foto di medici, eroi ed eroine, come li chiamo io, e han fatto nascere questo video commovente, con alcuni giocatori dell'Atalanta e altri personaggi di Bergamo. Volevo che fosse un progetto tutto bergamasco, a parte l'arrangiatore che è Danilo Baldo. L'ho chiamato immediatamente, gli ho detto che dovevamo lavorare tantissimo e che prima possibile dovevamo incidere, con tutte le difficoltà che c'erano. Poi ho coinvolto questo amico e artista bergamasco, Daniele Vavassori, gli ho detto che avevo bisogno di tante voci, perché sul finale il brano ha un coro da stadio e così ha chiamato un po' di ragazzi che hanno cantato. Velocità abbiamo fatto anche con il video, raccogliendo tutte le immagini, comprese quelle dei bambini, appunto, perché saranno loro il nostro futuro e voglio sperare che loro riescano a sistemare il mondo.
Siamo passati da una Bergamo sulla bocca di tutto il mondo per l'Atalanta…
…a essere sulla bocca di tutto il mondo per questo record negativo, sì, purtroppo.
Tu come lo stai vivendo questo momento?
È tremendo, a parte le famiglie distrutte, decimate, ci sono paesi interi decimati come Nembro e Alzano, ma sono decimati anche i grandi personaggi di Bergamo, imprenditori che hanno fatto l'economia della nostra bergamasca e che non ci sono più. In più i numeri sono molto più alti rispetto a quelli che leggiamo, senza parlare della situazione dei medici di base, il mio medico ha preso il coronavirus, poi ci sono i preti, le suore, senza parlare dei ricoveri, che non si contano. Questa è una fotografia di una Bergamo e Provincia che è gravemente ferita, c'è uno sconforto enorme.
Cosa ne pensi di tutte le iniziative prese dai tuoi colleghi in queste settimane?
Per me sono belle, la musica aiuta. L'ho visto stamattina, quando mi hanno scritto da un ospedale, un malato, mi diceva che il nostro brano gli dava conforto, che era la migliore medicina. Fare tutto quello che abbiamo fatto, vale anche solo per un messaggio così, sapere di averlo fatto sentire meglio in una situazione tragica è una cosa bellissima. Tutte le operazioni che hanno questo spirito, tutti i miei colleghi che cercano di esserci, servono a dare conforto, abbiamo bisogno ogni tanto di non pensarci e la musica ti può regalare anche questo.
Roby, anche tu sei in costante videochiamata?
Ma certo, con i figli, nipoti, parenti, amici, ma devo dire che la tecnologia è fantastica, perché se non ci fosse questa possibilità, in questi momenti, sarebbe ancora più dura. Abbiamo bisogno, ogni mattina, di essere confortati, devo sapere che tutti i miei cari stiano bene. Whatsapp, Facetime e tutto il resto sono utilissime, sono gli unici momenti che ci aiutano e ci danno la forza di reagire, di pensarci meno, perché è dura, è pesante, poi siamo in una condizione in cui non ci siamo mai trovati. Sono tre settimane, ormai, che siamo barricati in casa, con la paura e il terrore di uscire, per cui anche psicologicamente stiamo tutti vivendo una condizione al di fuori delle nostre abitudini.
Cosa si può fare, insomma, nel proprio piccolo?
Credo che ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte, innanzitutto stare a casa e non uscire se non indispensabile, poi quello che posso fare io è fare questa canzone cercando di arrivare al cuore di qualcuno, che per qualche minuto può staccarsi dalla triste e tragica realtà. Abbiamo fatto quello che è giusto fare.