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Coronavirus, ricerca italiana: “Virus in Italia molte settimane prima del ricovero del paziente 1”

Stando ad una ricerca effettuata dal gruppo dell’università Statale di Milano e dell’ospedale Sacco, il Coronavirus circolava in Italia e in altri paesi al di fuori della Cina già svariate settimane prima il ricovero del 38enne di Codogno, ribattezzato “paziente 1”. “L’analisi in corso di ulteriori genomi ci consentirà di ottenere stime più precise sull’ingresso del virus e sulle possibili vie di diffusione”.
A cura di Ida Artiaco
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Il Coronavirus circolava in Italia già molte settimane prima del ricovero del 38enne di Codogno, ribattezzato "paziente 1". E non solo nel nostro Paese, ma anche in altri al di fuori della Cina, epicentro dell'epidemia. È questa la scoperta effettuata dal gruppo dell'università Statale di Milano e dell'ospedale Sacco, coordinato da Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo Galli. L'equipe ha portato a termine "l'isolamento di 3 ceppi di Coronavirus" responsabile di Covid-19, fra quelli "attualmente circolanti nell'area di Codogno". Nello studio si mette in evidenza come l'analisi filogenetica dei primi 3 genomi completi dell'agente patogeno, "ottenuti dagli isolati italiani di Sars-CoV-2 sequenziati al Sacco il 27 febbraio e circolanti in Lombardia, ha dimostrato che risultano essere inclusi in un unico cluster di genomi isolati in altri Paesi europei (in particolare in Germania e Finlandia) e in Paesi dell'America centrale e meridionale, oltre che all'isolato italiano recentemente pubblicato dall'Istituto superiore di sanità e ottenuto nell'area del Lodigiano".

In altre parole, per gli esperti, "la stima preliminare del tempo di origine di questo cluster corrisponde a un periodo che precede di diverse settimane il primo caso evidenziato in Italia il 21 febbraio scorso. L'analisi in corso di ulteriori genomi – hanno concluso – ci consentirà di ottenere stime più precise sull'ingresso del virus nel nostro Paese e sulle possibili vie di diffusione". Sempre Galli, intervenendo questa mattina ai microfoni di Radio24, aveva definito fantascienza la possibilità di tornare ad aprire servizi ed attività già dalla prossima settimana. "Il punto fondamentale è capire se le misure messe in atto ci consentiranno di bloccare ulteriori infezioni di questi giorni. Ribadisco che perdere la possibilità di contenere l’infezione, garantendo la quarantena delle persone colpite, anche quelle che stanno complessivamente bene, ci mette, ahimè, nelle condizioni di rischiare che si ricominci. E questo è un elemento che deve essere tenuto molto ben presente: il rischio, cioè, che il problema diventi ciclico. Sul fatto che il virus sparirà col caldo ho dubbi. Mi piacerebbe dirlo, ma francamente non ci sono elementi per pensare che il coronavirus possa essere eliminato col caldo".

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