C'è Marvin Menini, medico specialista della mano e del polso, che ha deciso di aprire un filo diretto con i suoi pazienti attraverso videochiamate e chat. Ovviamente non è un consulto medico, precisa, però spiega che è un modo per rassicurare i pazienti e per evitare inutili paure e provare a consigliare per il meglio. Mauro Parisi, ginecologo dell'ospedale Galliera di Genova ha deciso di fare lo stesso perché, lo spiega a Il Secolo XIX, “è inutile che una donna in attesa finisca al pronto soccorso impaurita dal Coronavirus: sono in grado di spiegarle a distanza tutto quel che deve fare”.
A Torino c'è uno chef rinomato, Antonio Chiodi Latini, allievo di Gualtiero Marchesi e oggi considerato uno dei più importanti esponenti della cucina vegana italiana, che ha preso carta e penna e ha scritto al direttore dell'ASL 3 piemontese Flavio Borsai mettendosi a disposizione per cucinare a medici e infermieri come ringraziamento per tutto l'impegno profuso nell'emergenza Covid-19. Sempre a proposito di cibo sono molteplici e in tutta Italia le occasioni in cui qualcuno, anche anonimamente, decide di mandare delle pizze calde per ristorare il personale ospedaliero durante i turni massacranti di questi giorni. Ieri all'ospedale di Rivoli sono arrivate 50 pizze.
In tutta Italia si regalano tablet agli ospedali per permettere ai pazienti di comunicare con i propri famigliari senza creare situazioni di pericolo: i Lions in tutta Italia stanno provando ad accorciare le distanze con la tecnologia, ma non solo loro.
Poi ci sono gli striscioni: all'ospedale San Luca di Lucca è comparso uno striscione che dice “In questo periodo di difficoltà i veri campioni da tifare siete voi” firmato Qbr – Youth Lucca; a Lecco gli ultrà della curva Nord, con il calcio fermo, hanno deciso di rivolgere il loro tifo a medici e infermieri, “In questi giorni neri, medici e infermieri eroi veri. Non mollate” dice lo striscione appeso all'ingresso dell'Ospedale Manzoni di Lecco. A Varese le mamme hanno deciso di fare passare la giornata ai propri figli con un cartellone e pennarelli per colorare la scritta "Tutto andrà bene", in città ce ne sono decine.
A Genova gli organizzatori del Mercatino di San Nicola si organizzano per trovare una casa a chi lotta contro il virus e non può restare nella propria abitazione da usare come presidio perché ha famigliari immunodepressi. “Siamo a disposizione, siamo quindici volontari, basta lasciare una segnalazione sulla pagina Fb del Mercatino di San Nicola spiegandoci quali sono le esigenze da soddisfare, cercheremo di farlo intervenendo ovviamente nella massima sicurezza”, spiega Marta Cereseto.
Poi ci sono i social, dove si moltiplicano le lezioni gratuite offerte per "restare a casa". Anche i personaggi dello spettacolo stanno moltiplicando le dirette Facebook e Instagram per stare con i propri fan. Insomma, in tutto questo buio, ci sono migliaia di luci che illuminano un senso di comunità che sembrava perso e che sarà un tesoro quando tutto questo sarà finito. Se ci si abitua a fare del bene abbiamo solo da guadagnarci, anche quando se ne andrà questo maledetto Coronavirus.