video suggerito
video suggerito
Covid 19

Primario Codogno: “L’anestesista ha capito che Paziente1 aveva il Coronavirus e ci ha salvato tutti”

Stefano Paglia, primario del pronto soccorso dell’ospedale di Codogno, città focolaio dell’emergenza Coronavirus in Lombardia, racconta il ricovero del paziente 1 e fa una previsione: “Dobbiamo tenere duro ancora un paio di giorni. Tra domani e venerdì nella zona rossa scadono le due settimane di quarantena. Si tratta di un termine cruciale per capire il comportamento del Coronavirus. Faremo i conti e analizzeremo la tendenza. Lavorando con la testa dimostreremo che la scienza guarisce”.
A cura di Ida Artiaco
2.390 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Tireremo il fiato per altri due giorni, poi capiremo se qui la grande ondata dell'epidemia è passata oppure è solo all'inizio". Stefano Paglia, 49 anni, è il primario del pronto soccorso dell'ospedale di Codogno, nel Lodigiano, epicentro del focolaio lombardo di Coronavirus. Qui, infatti, è scoppiata lo scorso venerdì 22 febbraio l'emergenza Covid-19 in Italia, dopo il ricovero del 38enne, ribattezzato "paziente 1". Da allora, Paglia insieme ai suoi colleghi non ha lasciato un minuto il nosocomio, ma la situazione sta cominciando a diventare pesante. Lo ha raccontato lui stesso in una intervista rilasciata a Repubblica, anche se fino ad oggi ha preferito tacere perché "come ogni altro medico travolto dall'emergenza, penso solo a chi si ammala".

Proprio sul "paziente 1" Paglia si sofferma. "All'inizio aveva i sintomi classici di un'influenza – ha ricordato – e per due volte ha negato relazioni sospette con la Cina. Non rispondeva alle terapie ed essendo giovane era stato invitato invano a rimanere in ospedale sotto osservazione. Si è ripresentato il 19 notte, la polmonite si era aggravata, nessun farmaco funzionava. Nel primo pomeriggio di giovedì 20, dopo il trasferimento dalla medicina alle terapie intensive, si è accesa la lampadina all'anestesista che ha salvato tutti dalla catastrofe". Poi una collega "forzando il protocollo, ha fatto fare il tampone. Prima ancora di avere conferme, personale e reparti sono stati messi in sicurezza". Secondo il primario, tuttavia, il virus circolava a Codogno molto prima che scoppiasse l'emergenza, almeno da fine gennaio: "I medici di base registravano un boom di polmoniti: ci siamo preparati senza aspettare i finanziamenti".

Su quale sia la priorità al momento, Paglia non ha dubbi: "Quella del primo giorno. Rallentare il contagio per salvare Milano, le grandi città della Lombardia e il resto del Nord Italia", perché "se a Milano, Bergamo e Brescia la percentuale di positivi nei prossimi giorni raggiungerà quella del Basso Lodigiano e ora della Bergamasca, l'organizzazione sanitaria finirebbe sotto forte stress. Per fortuna chi deve sapere, lo sa". Poi, conclude: "Dobbiamo tenere duro ancora un paio di giorni. Tra domani e venerdì nella zona rossa scadono le due settimane di quarantena. Si tratta di un termine cruciale per capire il comportamento del Coronavirus. Faremo i conti e analizzeremo la tendenza. Anche Milano e l'Italia sapranno qualcosa di più su quanto ci aspetta. Si deve assolutamente rallentare il contagio e continuare a riorganizzarci per aumentare gli spazi riservati, a vari livelli, al Covid-19. La fase più assurda forse è passata, ma davanti potremmo misurarci con quella più drammatica. Lavorando con la testa però dimostreremo che la scienza guarisce".

2.390 CONDIVISIONI
32831 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views