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Picchiato infermiere del pronto soccorso: “Solo perché ho fatto il mio dovere”

Parla in un’intervista telefonica a Fanpage.it Massimo Calì, infermiere professionale e referente del pronto soccorso dell’ospedale di Caltagirone, in provincia di Catania. È stato aggredito, poi picchiato solo perché ha rispettato la normativa del decreto ministeriale che prevede la non presenza di nessuna persona autorizzata all’interno del pronto soccorso se non in casi di emergenza Coronavirus:”Mi hanno detto bastardo, pezzo di merda e poi mi hanno riempito di sberle – dice Massimo Calì – solo perché ho fatto il mio dovere. “Per me – conclude l’infermiere – 20 giorni di prognosi con verticalizzazione della cervicale”
A cura di Francesco Bunetto
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"Bastardo, sei un pezzo di merda, non vali niente". Sono queste gli insulti rivolti a Massimo Calì, infermiere professionale, caposala e referente del pronto soccorso dell'ospedale Gravina di Caltagirone, in provincia di Catania. È stato minacciato e insultato, poi aggredito, solo perché ha rispettato la normativa del decreto ministeriale che prevede la non presenza di nessuna persona autorizzata all'interno del pronto soccorso se non in casi di emergenza Coronavirus. E chi era al pronto soccorso quel giorno era non autorizzato.

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Prima la minaccia. "Ho denunciato tutto"

Venerdì 6 marzo, data in cui già entrato in vigore il decreto ministeriale del presidente Giuseppe Conte che prevede la non presenza di nessuna persona autorizzata all'interno del pronto soccorso, a Caltagirone, in provincia di Catania, succede qualcosa."A seguito di una presenza impropria all'interno del pronto soccorso – ha detto in un'intervista telefonica a fanpage.it l'infermiere Massimo Calì – di un soggetto noto come uno che crea sempre problemi perché non vuole rispettare le regole aziendali, sono stato minacciato anche di morte, oltre a dirmi pure che ogni qual volta mi vedevano, mi dovevano dare «legnate» e che mi aspettavano sotto casa, ma io di questo non mi sono fatto intimorire. Poi – conclude Calì –  ho chiamato le forze dell'ordine che sono intervenuti tempestivamente, hanno identificato i soggetti e li hanno fatti accomodare fuori dal pronto soccorso".

La bugia

"A questi signori – dice Calì – ho chiesto se erano meritevoli di cure sanitarie e mi hanno risposto che non ne avevano bisogno e che io ero «nessuno» per poterli mandare fuori, poi mi hanno minacciato e mi hanno lanciato la sfida che se avevo le capacità, li potevo buttare fuori. "Questi soggetti – racconta Calì – hanno le ambulanze private, e trasportavano un paziente di un R.S.A. privato. "Bene – continua – allora l'ho invitato a fornirmi la documentazione in merito e non me l'ha fornita, né a me e né alla polizia.

L'aggressione

All'indomani della denuncia ai carabinieri, i soggetti si presentano la mattina in ospedale alle ore 8.40."Questi signori me l'hanno fatta pagare – racconta Massimo Calì – si sono presentati i due soggetti che erano scortati da altre tre persone, e quando mi hanno visto sono stato aggredito dicendomi pure che ero un «pezzo di merda, un bastardo, è uscito pure un santo dalla bocca e che non valgo niente» perché avevo chiamato le forze dell'ordine. "Mi hanno preso a sberle – ha raccontato con amarezza Calì – e con questo ho la verticalizzazione della cervicale e una prognosi di 20 giorni.

"Questo è il ringraziamento?"

Aggredito solo per aver fatto il suo dovere. "Questo è il ringraziamento che ci aspettiamo noi del pronto soccorso in prima linea – ha detto l'infermiere – poi cercano tutti il sostegno dei medici e degli infermieri, prima ci ammazzano, non ci rispettano, non ci considerano, siamo mal pagati e questo è il risultato" – Conclude amareggiato.

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