Perché in Italia ci sono più contagiati da Coronavirus che altrove
Sono 153 ad oggi i casi accertati di nuovo coronavirusin Italia, tra i quali tre morti e un paziente completamente guarito. L'infettivologo Massimo Galli, primario del reparto di Malattie Infettive III dell'ospedale Sacco e professore all'Università degli Studi di Milano, in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, ha spiegato perché nel nostro Paese ci sono più contagi di Covid-2019 che altrove. Il motivo risiede nel fatto che, come spiega Galli, si tratta di un'epidemia "partita da un ospedale" e "purtroppo con il primo paziente non si è potuto capire subito cosa avesse, quindi l'ospedale stesso è divenuto un amplificatore del contagio". Tuttavia chiarisce l'infettivologo, "ciò non vuol dire necessariamente che non possa capitare la stessa cosa in altri Stati europei". Resta ignota al momento, l'identità del paziente zero, l'italiano rientrato da Shanghai che ha cenato con il paziente uno, il 38enne in gravi condizioni che ha contagiato la moglie incinta, nonostante provenisse dalla Cina è risultato negativo sia ai test del nuovo coronavirus, sia alla ricerca degli anticorpi: ciò significa che non ha mai contratto la malattia.
Coronavirus in Lombardia e Veneto
Ciò che si domandano molti italiani è perché il nuovo coronavirus si sia diffuso nell'area settentrionale registrando numerosi casi rispetto al resto del Paese. Galli ha spiegato che "probabilmente il motivo risiede nel fatto che Lombardia e Veneto sono le regioni in cui sono più intensi gli scambi con la Cina per ragioni economiche e commerciale, e in cui c’è inoltre un’importante presenza di cittadini cinesi". Tuttavia chiarisce che "non è detto che il primo a portare il virus in Italia sia stato un cinese, potrebbe essere stato anche un uomo d’affari italiano di ritorno da quel Paese".
La virologa Ilaria Capua: "Contagio inevitabile"
Come ha detto la virologa Ilaria Capua in un'intervista rilasciata a Fanpage, "il contagio era inevitabile". La ricercatrice italiana di fama mondiale, che insegna presso il One Health Center of Excellence, l’istituto delle malattie emergenti, ha spiegato che l’unica cura al nuovo coronavirus è un’enorme assunzione di responsabilità collettiva e che il panico o il negazionismo possano solo peggiorare la situazione. Ora, sottolinea, "è necessario rispettare le regole diramate dalle istituzioni e dagli enti preposti". Il problema vero di questa malattia – spiega Capua – è che si infettino tantissime persone contemporaneamente. Cosa che bloccherebbe i servizi, intaserebbe gli ospedali e darebbe un grosso colpo alla produttività del Paese".