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Ora l’Italia chiede aiuto all’Unione europea: contro il Coronavirus mascherine e sostegno economico

Dalla richiesta di mascherine protettive al meccanismo di protezione civile dell’Ue, fino agli aiuti in ambito economico. Manzella, sottosegretario allo sviluppo economico, ha chiesto a Bruxelles misure per la flessibilità, l’attivazione di un nuovo strumento per le imprese e si ipotizza anche il ricorso al Fondo europeo di solidarietà.
A cura di Gloria Bagnariol
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Negli ospedali sono finite le mascherine protettive, così la protezione civile italiana ha attivato una richiesta formale al Meccanismo di protezione civile dell’Ue che viene utilizzato per dare assistenza ai paesi colpiti da catastrofi attraverso strutture specializzate e squadre di soccorso.  Da Bruxelles fanno sapere che si sta lavorando ventiquattro ore su ventiquattro per prevenire e contenere l’epidemia da Coronavirus e che la richiesta è stata inoltrata a tutti gli stati membri. Ancora nessuna notizia sull’effettiva disponibilità delle mascherine e sugli eventuali tempi di consegna. Janez Lenarcic, Commissario europeo per la gestione delle crisi, ha ricordato che: “come abbiamo detto dall’inizio si tratta di un virus che non conosce confini e tutti i paesi dovrebbero mostrare solidarietà. L’Italia fa parte della famiglia europea e faremo tutto il possibile per aiutare”.

Gli aiuti potrebbero arrivare anche in campo economico per contenere l’impatto che il Coronavirus ha avuto sui conti italiani. Il Commissario per il mercato interno Thierry Breton ha annunciato un’analisi sugli effetti dell’epidemia sull’industria e le imprese europee, dichiarando che: “le conseguenze sul trasporto aereo e sul turismo sono già evidenti, ma questo è solo l’inizio”. Si stima che tra gennaio e febbraio 250mila viaggiatori cinesi siano stati costretti a rinunciare ai loro viaggi, provocando una perdita di oltre due milioni di pernottamenti in Europa. I dati raccolti verranno analizzati il prossimo mese durante la riunione del Consiglio sulla competitività in Croazia.

Nel frattempo il sottosegretario allo sviluppo economico, Gian Paolo Manzella, al margine della riunione con i suoi omologhi europei, ha fatto sapere di aver chiesto a Bruxelles “uno sforzo tangibile”. L’Italia sta lavorando insieme alla Commissione per capire quali sono i margini di riprogrammazione dei fondi comunitari e per fare ricorso alla flessibilità sui conti pubblici. Il Patto di stabilità e crescita prevede questa possibilità nel caso in cui i governi si trovino a fronteggiare eventi fuori dal loro “controllo diretto” e l’Italia ne ha usufruito più volte: nel 2016 si è vista concedere 1,6 miliardi per la gestione della crisi sui rifugiati, l’anno successivo per lo stesso motivo e per il terremoto altri 6 miliardi, mentre nel 2018 sono stati attributi ulteriori 5 miliardi

Manzella ha anche avanzato la possibilità che l’Ue attivi un nuovo meccanismo insieme alla Banca europea per gli investimenti per “aiutare le piccole imprese italiane e dare loro liquidità” o che venga predisposto il Fondo europeo di solidarietà. Questo strumento mette a disposizione più di 500 milioni di euro all’anno per le nazioni che “subiscono danni a seguito di calamità naturali”, l’Italia è il paese che ne ha usufruito di più, arrivando a beneficiare di finanziamenti superiori ai tre miliardi di euro, ma non è mai stato utilizzato per eventi di questo tipo. Solo nei prossimi mesi, dopo una valutazione chiara degli impatti, si potrà capire se ne abbiamo diritto.

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