Operai in sciopero da Brescia al Piemonte: “Non siamo carne da macello”
"Non siamo carne da macello": è stata una mattinata segnata da scioperi spontanei in diverse fabbriche della provincia di Brescia che non hanno fermato la produzione e sono rimaste aperte malgrado l'emergenza coronavirus.
Scioperi nelle fabbriche del bresciano e a Mantova
Operai e Rsu aziendali chiedono la sospensione dell'attività per 15 giorni. "Stiamo discutendo con le aziende – ha spiegato il segretario della Cgil di Brescia Francesco Bertoli -. Ci sono aziende che per motivi di commesse legate a penali sono in difficoltà e non possono sospendere la produzione. Il nostro obiettivo è quello di riuscire ad ottenere quantomeno delle riduzioni di orario per garantire la sicurezza agli operai". A Mantova sciopero alla Corneliani.
Operai si fermano anche in Piemonte e a Bologna
I dipendenti costretti ad andare a lavorare anche dopo le ultime misure restrittive del governo hanno protestato questa mattina in molte province del Piemonte. Nelle fabbriche di Asti, Vercelli e Cuneo sono in corso fermate e scioperi con adesioni altissime. Lo rende noto la Fiom Cgil Piemonte. "In queste ore nelle fabbriche si stanno determinando confusione e panico anche perché si registrano i primi casi di contagio che, in alcuni casi, non vengono resi pubblici dalle aziende" spiega il segretario generale del sindacato piemontese, Vittoria De Martino.
I primi scioperi dell'area bolognese hanno riguardato la Toyota e la Bonfiglioli Riduttori. "C'é un'enorme tensione da stamattina", conferma il segretario cittadino della Fiom, Michele Bulgarelli: "Stiamo verificando postazione per postazione che le condizioni di sicurezza vengano rispettate: alcune aziende si stanno fermando, si aspettano gli ammortizzatori sociali", ha spiegato, bocciando le scelte del Governo "che gettano sulle spalle delle persone che lavorano una situazione difficilissima da gestire".