Coronavirus, nuove misure del governo: in “quarantena” la Lombardia e altre regioni Nord Italia
"Chiusa" la Lombardia, parte dell’Emilia Romagna, del Veneto, del Piemonte e delle Marche. Nessun accesso alle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro, Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria, se non in casi eccezionali. Sono misure durissime quelle al vaglio del Consiglio dei ministri presieduto da Giuseppe Conte, che sta pensando di promulgare un nuovo Dpcm recanti le nuove disposizioni per contenere l’espandersi dell’epidemia. Chiusura totale, si entra ed esce solo per gravi motivi: e così, buona parte del Nord Italia, entra in quarantena.
L'ingresso nelle regioni e nelle province colpite dal provvedimento potrebbe essere consentito solo per "motivi gravi e indifferibili". Le limitazioni dovrebbero essere molto strette: chiusi musei, palestre, piscine, teatri, stop ai concorsi pubblici tranne quelli per il personale sanitario, oggi più che mai indispensabile per contrastare la diffusione del coronavirus. Le attività commerciali che rimarranno aperte dovranno rispettare la distanza di un metro tra le persone, altrimenti saranno sanzionate. Se mantenere le distanze non sarà possibile per motivi strutturali, è prevista la chiusura. Nei luoghi di lavoro dovranno essere rinviate le riunioni e incentivato – laddove possibile – lo smart working. Dovrebbero essere previste anche limitazioni alla mobilità interna in queste zone, che dovrà essere contenuta per evitare l'aumento dei contagi. Finora molte persone hanno contratto il virus negli ospedali: e proprio per questo motivo il Decreto dovrebbe prevedere il divieto di accesso ai pronto soccorso e agli ospice.
Misure simili potrebbero scattare anche nel resto d'Italia, con la chiusura delle discoteche, dei bingo e delle sale gioco. I ristoranti e i bar possono rimanere aperti, a patto che mantengano le distanze di un metro previste dal decreto, ancora in fase di valutazione.
È l’attestazione, questa nuova misura, dell’inefficacia delle misure restrittive tenute sinora, quelle che hanno portato alla chiusura della zona dei dieci comuni del basso lodigiano e il comune di Vo Euganeo in provincia di Padova. Tutto avviene nel giorno in cui tra Lombardia ed Emilia – Romagna ci sono stati ancora 948 contagi in più, la quasi totalità dei 1145 contagi complessivi che hanno avuto luogo sul territorio nazionale. Ma soprattutto nel giorno in cui il Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia, ha scritto un appello lamentando la “pressione superiore ad ogni possibilità di adeguata risposta” che soffrono gli ospedali lombardi e il rischio di una “disastrosa calamità sanitaria".
E intanto su questa bozza è scontro tra il premier Conte e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Secondo alcune indiscrezioni apprese da Fanpage.it, quest'ultimo avrebbe definito il provvedimento un ‘obbrobrio giuridico', lamentando di non essere stato consultato e chiedendo variazioni al testo. "La bozza del provvedimento del Governo, che ho ricevuto solo in serata, sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus, invitando, con misure più incisive, i cittadini alla prudenza". Sono queste le prime parole pronunciate da Fontana dopo aver visto il Decreto. "Ciò detto non posso non evidenziare che la bozza del Decreto del presidente del Consiglio è, a dir poco, pasticciata e necessita da parte del Governo di chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno. La confusione è evidenziata anche dalle moltissime chiamate che stanno giungendo al mio telefono e a quello di chi da giorni è al mio fianco per affrontare questa emergenza". "Siamo comunque in contatto con i rappresentanti del Governo – continua Fontana – per cercare di mettere i cittadini e le categorie sociali in condizione di capire cosa possono fare domani. Abbiamo inviato a Roma le nostre osservazioni e la collaborazione tra i nostri tecnici e quelli di Palazzo Chigi è costante".