Niccolò rientrato da Wuhan: “Il vero virus si chiama razzismo. E io tornerò in Cina”
"Il coronavirus non ha colori e non guarda in faccia a nessuno" sono le parole di Niccolò, lo studente diciassettenne di Grado, rientrato in Italia da Wuhan. Il giovane è atterrato con un volo militare che ha viaggiato verso la Cina solo per lui, dopo che il suo rimpatrio era stato rimandato per due volte a causa della febbre. Il ragazzo, trasferito in biocontenimento in ambulanza all'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, è poi risultato negativo a tutti i test per la ricerca del nuovo coronavirus CoVid-2019 e i suoi sintomi, di fatto, si sono rivelati non riconducibili alla malattia. "Il vero virus si chiama razzismo" ha detto Niccolò, in un'intervista rilasciata a La Repubblica, spiegando che la sua intenzione è quella di salire di nuovo su un volo diretto verso Oriente: "Tornerò in Cina".
Niccolò era uno studente in Cina
Niccolò era uno studente in Cina, ospite di una famiglia. Un soggiorno studio fatto di lezioni, viaggi e cibo caratteristico, fino alla tappa nell'Hubei, in compagnia dei genitori ospitanti, per andare a trovare i nonni, in occasione del Capodanno cinese. Ma proprio in quei giorni sono iniziate a circolare e a diffondersi le notizie riguardo al focolaio di coronavirus, proprio a Wuhan, non molto distante da dove si trovava. "Mia madre mi ha chiamato dall'Italia e mi sono trovato di fronte a una difficile decisione da prendere, restare, oppure tornare subito, prima che avrebbero preso provvedimenti di chiusura". Fino a quando ha scoperto in realtà che non sarebbe potuto rientrare a breve in Italia, perché aveva la febbre. Respinto da un volo diretto verso il Regno Unito, ha atteso fino all'arrivo dell'aereo che lo ha riportato in Italia per essere poi sottoposto, come da prassi, seppur negativo, a quattordici giorni di quarantena.