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Covid 19

Morto in India il medico di Codogno positivo al Coronavirus: era ricoverato con la moglie a Jaipur

Il 68enne medico di Codogno, nel Lodigiano, partito per l’India lo scorso 20 febbraio è morto la scorsa notte all’ospedale dai Jaipur dove era ricoverato da quasi tre settimane dopo essere risultato positivo al coronavirus. L’uomo, medico in pensione, aveva iniziato ad accusare i primi sintomi durante il viaggio: con lui era ricoverata anche la moglie.
A cura di Chiara Ammendola
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È morto il turista di 68 anni, medico di Codogno, ricoverato all'ospedale di Jaipur in India dopo essere risultato positivo al coronavirus: secondo quanto riferito dalla moglie l'uomo sarebbe deceduto la scorsa notte a causa di un arresto cardiaco. Solo qualche giorno fa il 68enne era risultato negativo al tampone dopo aver trascorso tre settimane nel nosocomio nella regione del Rajasthan. La notizia è stata divulgata dai media indiani nelle scorse ore: "Era risultato negativo al coronavirus dopo le cure alle quali lo avevamo sottoposto insieme con la moglie, anche lei trovata positiva a fine febbraio – ha spiegato un membro del team di medici del Sawai Mansingh Hospital dove l'uomo era stato tenuto in isolamento – le sue condizioni però non erano ottimali, era piuttosto debole". Il 68enne medico di Codogno era stato trasferito, su richiesta dell'Ambasciata italiana in India, scrive la stampa indiana, al Fortis Hospital dove è poi morto: il medico nonostante fosse negativo al coronavirus aveva ancora una forte polmonite e per questo ieri a causa di un improvviso peggioramento delle sue condizioni sarebbe stato intubato e trasferito al Fortis dove poi è morto.

La comitiva di 23 persone partita per l'India

Lo scorso 6 marzo Fanpage.it aveva raccolto la testimonianza di uno dei membri della comitiva di 23 persone della quale faceva parte il medico di Codogno partita alla volta dell'India il 20 febbraio, il giorno in cui ha avuto inizio l'epidemia in Lombardia. Stefano Taravella aveva raccontato al telefono l'inizio del loro viaggio attraverso le zone del Rajasthan e di Agra prima di raggiungere Jaipur dove poi avevano scoperto la positività al virus di un componente del gruppo: "Ha iniziato a stare male, tosse, raffreddore e così ha deciso di sottoporsi a un controllo medico in una clinica – aveva spiegato a Fanpage.it Stefano Taravella – il giorno dopo è stato portato in un ospedale pubblico indiano dove gli è stato fatto il tampone. Il primo risultato è arrivato domenica ed era negativo, allora gli hanno fatto un secondo di tampone che questa volta ha dato esito positivo".

L'India vieta l'esportazione di mascherine e ventilatori

Quando il 28 febbraio il medico di Codogno ha iniziato ad accusare i primi affaticamenti respiratori insieme con febbre e dolori è stato ricoverato all'SMH di Jaipur mentre il resto della comitiva aveva deciso di rientrare in Italia raggiungendo l'aeroporto a Nuova Delhi: il loro volo però è stato bloccato poco prima della partenza. Portati in una struttura militare sono stati sottoposti a tampone che ha evidenziato la positività di ben 14 persone, mentre le restanti 7 sono risultate negative e la scorsa notte sono state anche rimpatriate in Italia. Intanto, il governo indiano ha vietato l'esportazione di mascherine, ventilatori e materie prime tessili per mascherine e tute, inoltre il Paese ha emesso nuove linee guida, vietando l'atterraggio in India di tutti i voli passeggeri commerciali internazionali dal 22 marzo. La direttiva sarà in vigore per una settimana. Nel Paese ci sono più di 190 casi confermati e quattro morti.

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