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Morti per Coronavirus due postini a Bergamo: “Chiudere le filiali, rischiamo di diffondere contagio”

I colleghi dei postini di Bergamo deceduti a causa del coronavirus, hanno fatto solo quattro giorni di quarantena. E adesso hanno paura che non sia abbastanza, e soprattutto di contagiare familiari e persone con cui entrano a contatto per motivi di lavoro. In una città già piegata dalla pandemia.
A cura di Natascia Grbic
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"I postini sono a rischio perché entrano in contatto con il pubblico. Chiediamo la chiusura delle filiali in provincia di Bergamo". A dichiararlo a Fanpage.it è Rossana Pepe della Cisl di Bergamo, la città che più sta scontando il prezzo della pandemia da coronavirus. Ed è qui che, qualche giorno fa, sono morti due postini, le prime vittime sul lavoro al di fuori del sistema sanitario. Entrambi hanno lavorato fino all'ultimo prima di ammalarsi gravemente di COVID-19. I colleghi che hanno lavorato con loro, hanno però fatto solo quattro giorni di quarantena. E temono che non sia abbastanza, soprattutto in una città come Bergamo dove i casi di coronavirus hanno raggiunto quota 5.154. La situazione è drammatica, le persone continuano a morire. E il contagio non accenna a diminuire.

Piera Finazzi era amica e collega di uno dei due postini morti a causa del coronavirus. È lei a raccontare che insieme ai colleghi ha fatto solo quattro giorni di isolamento. "A noi postini ci è arrivata la comunicazione che l'ufficio era chiuso per sanificazione e che saremmo rientrati a lavoro il 10 marzo, abbiamo fatto soltanto 4 giorni di quarantena, perché fanno un conteggio strano,contano dall'ultimo contatto avuto con la persona malata, per cui siamo stati soltanto 4 giorni a casa, ma nel frattempo si sono ammalate 3, 4 persone con la febbre alta. Fino a pochi giorni prima dell'inizio della quarantena abbiamo incontrato i colleghi che poi si sono ammalati e che potrebbero essere già positivi". La paura di Piera e dei suoi colleghi è non solo attaccare il virus ai propri familiari, ma anche alle persone con cui entra in contatto per lavoro.

"Abbiamo tante persone con coronavirus dichiarato – continua Pepe – E tantissime persone che non hanno avuto il tampone ma che hanno quei sintomi, quindi sappiamo tutti cos'è. La situazione è tragica, non solo per i lavoratori di Poste: essendo noi a contatto col pubblico, rischiamo di far male anche agli altri".

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