Covid Milano, coda e proteste ai gate in stazione: “Siamo tutti attaccati a pochi centimetri”
"Questo decreto dice tutto e il contrario di tutto. Siamo tutti attaccati a pochi centimetri di distanza. Si ottiene esattamente il contrario di quanto si voleva ottenere", dice una signora in coda a uno dei varchi di ingresso alle banchine dei treni della stazione Centrale di Milano. Qui, da stamattina, lunedì 9 marzo, la polizia ferroviaria ha attivato dei desk per controllare che i passeggeri che si apprestano a salire su un convoglio, abbiano l'autorizzazione. Questo in virtù del decreto del Governo che vieta la circolazione in entrata e in uscita dalla Lombardia se non per motivi gravi, di lavoro, di salute o per tornare a casa.
I controlli ai varchi e l'autocertificazione per superarli
I controlli ai varchi sono scattati da questa mattina con gli agenti della polizia ferroviaria impiegati a controllare che i cittadini non violino la quarantena per motivi futili. Da subito, però, sono emerse criticità. Innanzitutto, i poliziotti non possono fermare i passeggeri se non perché sospettosi di una motivazione non valida. I viaggiatori, per provare la loro buona fede, devono compilare un documento di autocertificazione in cui si impegnano a garantire che il loro viaggio è per i motivi concessi. Solo qualora venisse accertata la falsa dichiarazione, la polizia può sporgere denuncia e il cittadino di turno rischia sino a un periodo di detenzione di tre mesi o un'ammenda da 206 euro per violazione della quarantena.
Lunghe code: Così stiamo a pochi centimetri di distanza, altro che direttive
I problemi però non sono limitati solo a chi esce, ma anche a chi attende di uscire. I controlli ai gate per i binari hanno inevitabilmente rallentato l'accesso dei passeggeri creando lunghe file e conseguenti proteste. Questo ha costretto diverse persone ad ammassarsi e a stare a stretto contatto prima di arrivare alla postazione della polizia ferroviaria. Inevitabilmente, quindi, le indicazioni del Governo, quali evitare assembramenti, posti affollati e, soprattutto, mantenere una distanza minima di un metro tra una persona e l'altra, non vengono rispettate. Questo il motivo per cui la signora in coda si lamenta: se i controlli ci costringono a stare uno a pochi centimetri dall'altro, che senso ha questo decreto?