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Coronavirus, Milano aspetta con ansia il lunedì per riassaporare una parvenza di normalità

“Finalmente è lunedì”. Chissà se questo pensiero accompagnerà i milanesi la mattina di lunedì 2 marzo, quando la città potrebbe tornare a una parvenza di normalità dopo l’emergenza Coronavirus. Non è logico pensare che cesseranno i contagi e si arresterà di colpo la diffusione di un virus che in Lombardia ha fatto già 14 morti. Anzi, forse è proprio partendo dalle vittime, anziane e deboli, che si potrebbe ripartire, per far sì che l’attenzione verso le categorie di persone più indifese aumenti da parte di tutti, che l’individualismo possa lasciare spazio all’altruismo, che i ritmi “impensabili” del capoluogo lombardo lascino spazio a ritmi più umani.
A cura di Francesco Loiacono
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Piazza Duomo durante l'emergenza Coronavirus (Archivio LaPresse)
Piazza Duomo durante l'emergenza Coronavirus (Archivio LaPresse)
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"Finalmente è lunedì". Chissà se sarà proprio questo il pensiero che occuperà la mente di molti milanesi al mattino di lunedì 2 marzo, quando la città potrebbe tornare a una parvenza di normalità dopo l'emergenza dovuta al Coronavirus. Riaprirà, seppure solo per i turisti e con visite contingentate e prenotate online, il simbolo della città, il Duomo. E potrebbero riaprire anche le scuole, alcuni musei e qualche altra istituzione simbolo, come il Teatro alla Scala. La mitigazione delle misure contenitive per il virus Covid-19 è stata ipotizzata dall'assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera. Potrebbe essere una boccata d'ossigeno per quanti – commercianti, tassisti, titolari di bar e locali, gestori di cinema e teatri – oltre alla paura legata ai contagi da Coronavirus durante quest'ultima settimana ne hanno vissuta un'altra ben più grave: quella di poter fallire, messi in ginocchio dal drastico crollo dei clienti dovuto anche alle drastiche decisioni prese di concerto dalla Regione e dal ministero della Salute.

Ma l'emergenza Coronavirus non finirà lunedì

Sarà, in ogni caso, solo una parvenza di normalità. Non è logico pensare che a partire da lunedì cesseranno i contagi e si arresterà di colpo la diffusione di un virus che, lo ricordiamo, in Lombardia ha fatto già 14 morti: 14 decessi che hanno colpito altrettante famiglie, il cui dolore va sempre rispettato. Le responsabilità dei cittadini, che la scorsa settimana non sempre hanno dimostrato lucidità – si pensi agli assalti ai supermercati, ai venditori ambulanti di mascherine e alla speculazione sulle stesse – aumenteranno, in quanto si moltiplicheranno quelle occasioni di socialità che l'allerta per il virus ha cancellato di colpo: "Abbiamo chiesto di rallentare la vita sociale ma l'obiettivo era importantissimo – ha detto Gallera – Se riusciamo a contenere la diffusione riusciamo a voltare pagina. Le misure avevano questo obiettivo". Non si potrà però far finta di niente, ignorare che è ormai in circolo in Italia e in tutto il mondo un virus che è sì una patologia simil-influenzale, come ha sottolineato più volte anche per Fanpage.it la virologa Ilaria Capua, ma per il quale non c'è ancora il vaccino e che si è mostrato letale soprattutto per le persone anziane e debilitate, le più indifese.

Chissà che dall'emergenza Coronavirus non emerga un Paese migliore

È proprio partendo da qui, dalla constatazione che il Coronavirus ha colpito soprattutto le persone più deboli, che si potrebbe ripartire. Per fare in modo che, a Milano e in tutta Italia, non torni tutto come prima. Per far sì che l'attenzione verso le categorie di persone più indifese aumenti da parte di tutti, che l'individualismo possa lasciare spazio all'altruismo – di cui già si sono avuti luminosi esempi tra la maggior parte dei medici e degli infermieri in servizio nei diversi ospedali italiani, specie quelli delle zone rosse. Un video virale ha sottolineato il bisogno, impellente a Milano, di non fermarsi, di riprendere i suoi ritmi  "impensabili". Ecco, speriamo che magari da lunedì la città riprenda, ma con ritmi più umani.

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