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Malato di Coronavirus il 30% degli operatori sociali. Legacoop: “Senza mascherine, ma non ci fermiamo”

Sono gli operatori che lavorano nei centri per anziani, gli assistenti che si prendono cura a domicilio di malati e disabili, gli educatori che seguono i minori nelle comunità. Nel pieno dell’emergenza coronavirus non possono smettere di lavorare per non lasciare sole le persone più fragili. Molti di loro si stanno ammalando perché non hanno le mascherine e i dispositivi di protezione. “Il 30 per cento degli operatori sociali o sociosanitari è contagiato o in quarantena”, denuncia il presidente di Legacoop Lombardia. Attilio Dadda, intervistato da Fanpage.it, “gli altri pur non essendoci le protezioni stanno continuando il loro servizio”.
A cura di Simone Gorla
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Non possono fermarsi mai, nemmeno nel pieno dell'epidemia. Gli operatori sociali e sociosanitari lombardi stanno continuando a lavorare anche durante la quarantena per assistere disabili, anziani, malati e ospiti di centri e comunità che non possono chiudere. Ma adesso anche loro stanno iniziando ad ammalarsi. "Il 30 per cento è contagiato o in quarantena, mancano i dispositivi di protezione, i guanti e le mascherine", denuncia il presidente di Legacoop Lombardia, Attilio Dadda, intervistato da Fanpage.

Coronavirus, operatori sociali ed educatori a rischio: uno su tre è contagiato o in quarantena

Parliamo dei lavoratori dei centri assistenza agli anziani, dove ci sono persone non autosufficienti. Qui gli operatori sono gli equivalenti degli oss negli ospedali, perché fanno supporto infermieristico e di assistenza alla persona. Lo stesso lavoro viene svolto nell'assistenza domiciliare per malati e disabili, persone in semi autosufficienza. In alcuni casi devono monitorare lo stato di quarantena di pazienti positivi al tampone. Poi ci sono tutte le comunità, come quelle dove, per disposizione del tribunale, vivono minori assistiti che hanno bisogno di educatori. Strutture che non possono essere chiuse perché quella, per chi vi è accolto, è la propria abitazione. Chi si occupa di loro non può restare a casa nemmeno durante l'emergenza nazionale provocata dal coronavirus.

La denuncia di Confcooperative e Legacoop: mancano guanti e mascherine

Una nota congiunta delle due associazioni che rappresentano gran parte del mondo delle cooperative lombarde, Confcooperative e Legacoop Lombardia, ha denunciato la mancanza di strumenti di autoprotezione. "Abbiamo denunciato l'assoluta indisponibilità dei dispositivi e mascherine. Servono diversi gradi di protezione: abbiamo assistenti domiciliari che entrano addirittura in contatto con persone col tampone positivo", spiega Dadda. "Pur non essendoci le protezioni gli operatori stanno continuando il loro servizio per non lasciare sole le persone più fragili. Il risultato è che tantissimi si stanno ammalando". Preoccupa la situazione operatori delle Rsa (Residenza sanitaria assistenziale), che lavorano a contatto con la fascia più debole della popolazione, in particolare gli anziani, dove il contagio si manifesta nella forma più virulenta.

I dispositivi non si trovano, le coop pensano all'autoproduzione

Le cooperative hanno chiesto aiuto alla Regione, alla Protezione civile e alle autorità nazionali. "Attraverso i tavoli regionali abbiamo verbalizzato già fatto più volte richiesta per le mascherine. Le singole cooperative hanno fatto richieste a livello locale, ma per il momento ne siamo sprovvisti – spiega Dadda – È chiaro che ci sono delle priorità, come rifornire medici e infermieri e in ospedale. Ma è necessario anche, in ordine decrescente di urgenza, fare arrivare i dispositivi anche agli altri lavoratori esposti". In mancanza di rifornimenti, le cooperative stanno provando anche a organizzarsi per l'autoproduzione. "Piuttosto che andare a mani nude, penso che valga la pena avere un protocollo di lavorazione su tessuti più facili da reperire e iniziare ad autoprodurre".

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